Mercoledì 19 al teatro Garibaldi verrà proiettata la video installazione che ha creato il gruppo curatoriale artistico palermitano Dimora Oz, in un video di 20 minuti dove sono raccolte le testimonianze di proprietari e gestori dei locali. «Si potrebbe iniziare proprio dalla regolazione della musica notturna»
Piazza Connection, il flusso di coscienza dei residenti «Altro che movida, alla Magione sognano la serenità»
Non è un’indagine sociologica o antropologica, e neanche un reportage giornalistico, il lavoro che un gruppo di artisti presenterà questa sera, alle 21.30, in piazza Magione a Palermo e che sarà fruibile gratuitamente – dalle 17.30 alle 21.30 – fino al 20 settembre. Piazza Connection è una video istallazione d’arte con cui il gruppo curatoriale artistico palermitano Dimora Oz – rappresentato da Andrea Kantos e Gandolfo Gabriele David –, in collaborazione con la filosofa bolzanina Andrea Messner e la regista tedesca Mariella Maier, ha creato in un video di 20 minuti trasmessi in loop una sorta di sinestesia di tre piazze prese in considerazione per l’indagine partita da piazza Magione e che si è estesa fino a piazzetta Bagnasco e largo Alfano a Borgo Vecchio. Un’indagine puramente artistica che ha prodotto, dopo quindici giorni di residenza, interviste, produzione e post produzione: un lavoro che non ha niente a che vedere con documentari, docufilm o reportage, ma un’opera d’arte che connette i punti di vista di chi abita le piazze.
«Abbiamo sentito proprietari e gestori dei locali, gente che vive questi spazi in prima persona, qualcuno che addirittura si è trasferito da fuori per stare in piazza Magione o nei dintorni, una pianista che è rimasta talmente affascinata dall’atmosfera che si è intrattenuta per due settimane e varie tipologie di persone», racconta Andrea Kantos, promotore del progetto KaOZ, evento collaterale di Manifesta 12 all’interno del quale si inserisce l’istallazione Piazza Connection. «Le lamentele non sono mancate, ma le opinioni sono per lo più eterogenee – chiarisce Kantos – Qualcuno ha raccontato la storia della piazza, sottolineando come non sia una vera piazza, perché Magione era in realtà un quartiere che a seguito del bombardamento del dopoguerra e del terremoto rimase in uno stato di totale abbandono. Quando fu proposto un progetto per fare passare una grande strada per unire via Roma a via Messina Marine – aggiunge – le suore che fino a dieci anni fa abitavano nel convento di piazza Magione si opposero ed è grazie a loro se oggi abbiamo questo bellissimo giardino».
Il materiale raccolto è stato montato e rimontato in modo da creare un flusso di coscienza in cui ogni persona che parla della propria piazza parla di tutte le piazze e di tutta Palermo, rendendola un iperluogo fuori da spazio e tempo. Ma l’esperienza della video istallazione – che mercoledì 19 verrà proiettata anche al teatro Garibaldi – è anche un’occasione per confrontarsi su progetti che possano migliorare piazza Magione, andando oltre Manifesta. «Ci stiamo radicalizzando e radicando in questa piazza, dove probabilmente avremo anche una sede, e in cui credono molto i gestori dei locali. Che sognano di renderla non tanto un luogo della movida, ma un luogo di pace. E si potrebbe iniziare proprio con la regolazione della musica notturna, una questione che in molti hanno sottolineato e che ritengono piuttosto urgente».
Piazza Connection è anche un modo per avvicinare la gente all’arte, grazie soprattutto alla sua estemporaneità. «È elaborato in piazza, partendo dalla piazza, con le persone che abitano in piazza e restituito alla piazza stessa, al di fuori di progetti legati a musei e gallerie. Essenzialmente è della gente che lo vedrà e che passando da Magione potrà scoprire il valore della piazza ai tempi dei social e chiedersi quale possa essere il contributo personale di ciascuno alla modellazione della città e degli spazi condivisi».