Entro fine anno il Consiglio comunale sarà chiamato d'urgenza ad approvare una delibera di giunta che individua le risorse che andranno a coprire gli oneri sui 175 milioni che il Comune ha ottenuto grazie al famoso dl 35. Fondi che, però, non derivano, come promesso dall'amministrazione, da un risparmio sulle anticipazioni di cassa
Piano di rientro, giunta chiede una modifica al Consiglio Serve copertura per gli interessi sul prestito statale
Nei prossimi giorni, probabilmente già prima del 31 dicembre, il consiglio comunale di Catania verrà convocato con urgenza per tornare a parlare del piano di riequilibrio finanziario, lo strumento, approvato nel settembre del 2013 dalla Corte dei conti regionale, attraverso cui in dieci anni l’ente potrà mettere in sicurezza i conti e ottimizzare le spese. Con tanti sacrifici per i cittadini in termini di imposte e tagli ai servizi. Adesso l’assemblea cittadina è chiamata ad apportare una modifica a quel piano, redatto dalla precedente amministrazione Stancanelli e portato avanti anche dall’attuale giunta Bianco. Serve inserire la copertura agli interessi derivanti dall’accesso ai fondi del decreto legge 35. «Si tratta di tre milioni e 800mila euro, oneri finanziari sui 175 milioni che abbiamo ottenuto dallo Stato e con cui abbiamo pagato i creditori. Saldati i debiti verso questi ultimi, gli interessi non aumenteranno nel tempo e non si creerano nuovi oneri la loro rivalutazione», spiega l’assessore al Bilancio Giuseppe Girlando. Ma in poche parole, nel piano va spiegato dove andranno presi i soldi – i quasi quattro milioni – per pagare gli interessi del prestito statale.
Il dl 35 rappresenta lo strumento – promosso dal governo Monti – per pagare i debiti scaduti della pubblica amministrazione. Prestiti che lo Stato concede agli enti locali a tassi agevolati: cioè con un interesse del due per cento, la metà rispetto ai tassi comuni del mercato. Il Comune di Catania ha ricevuto 190 milioni di euro, di cui 175 sono stati utilizzati per pagare i creditori, mentre 15 milioni sono stati restituiti. «Perché – spiega Girlando – siamo riusciti a ottenere degli sconti da alcune transazioni con qualche grosso creditore».
Un anno fa, tuttavia, l’amministrazione annunciava che, grazie al ricorso ai fondi del dl 35 e al pagamento di interessi dimezzati, si sarebbe potuto ricorrere in misura minore alle anticipazioni di cassa, cioè ai soldi che le banche anticipano al Comune, in perenne crisi di liquidità. È con quel risparmio che si sarebbero dovuti coprire gli interessi del prestito statale. Che dal prossimo anno diventeranno circa quattro milioni e 200mila euro, e così negli anni a seguire, considerato che il debito nei confronti dello Stato verrà spalmato su trent’anni.
Le risorse invece sono state trovate altrove. «Quest’anno – spiega Girlando – riusciremo a trovare la copertura in risorse aggiuntive e nuovi risparmi non prevedibili qualche anno fa». Si tratta di un milione e 800mila euro derivante dalla valorizzazione della rete del gas e dall’abolizione di una legge nazionale che imponeva ai Comuni di anticipare le spese d’affitto e di manutenzione degli immobili destinati a sedi giudiziarie, a cominciare dal tribunale. «Il ministero rimborsava a posteriori, ma solo per il 20 per cento – sottolinea Girlando – era insomma una fregatura per il Comune, ma dal 1 settembre 2015 non sarà più così».
Le coperture per quest’anno, quindi, nascono anche da «un colpo di fortuna», come ammette lo stesso assessore. Ma intanto resta il dato – non chiarito dall’amministrazione – che gli interessi sul prestito dello Stato si vanno a sommare a quelli che già si pagano alle banche per le anticipazioni di cassa. Senza alcun risparmio. Privando il bilancio, già di per sé asfittico, di somme che sarebbero potute essere destinate ad altri servizi. Una situazione che rischia di peggiorare dal prossimo anno, quando la contabilità dovrà essere fatta sulla base del principio di cassa: non si potrà spendere secondo le entrate previste, ma solo in modo proporzionale alla liquidità di cui il Comune dispone. Un grosso problema per un ente che nel 2013 è stato capace di riscuotere solo il 58 per cento delle tasse.