Piano Battaglia, impianti fermi anche nel 2020 Legambiente: «Servono scelte del tutto diverse»

«In questo momento stanno lavorando gli avvocati e non gli operai». Antonio Catalano trova la sintesi perfetta per descrivere il solito stallo di Piano Battaglia. La stazione turistica montana più nota delle Madonie non è ancora fruibile da sciatori e appassionati, anche in questo 2020 appena cominciato. Un copione che si ripete, per il presidente della Piano Battaglia srl, visto che alla società che gestisce gli impianti per il secondo anno consecutivo la Città metropolitana ha scelto di non concedere anche la gestione delle piste da sci. Preferendo affidarsi a un bando per «il servizio annuale per la gestione delle piste da discesa dei sentieri di collegamento e dei sentieri naturalistici della Mufara». Un bando, dall’importo totale di poco meno di 154mila euro, che il presidente della Piano Battaglia srl interpreta come un guanto di sfida. Perché, dal suo punto di vista, l’ex provincia non tiene nella giusta considerazione le centinaia di migliaia di euro spese dalla società a tre anni dall’affidamento degli impianti.

«Vorremmo capire quando si potrà rientrare degli investimenti. Abbiamo scelto di adire le vie legali perché gli spazi di confronto e di percorso comune – continua – sono stati reclusi dalla Città metropolitana, che si ostina a bandire gare d’appalto per affidare ad altri la gestione delle piste da sci. Noi riteniamo che la scelta di due gestori per gli impianti e per le piste sia illegittima. E dunque non possiamo fare a meno di far valere i nostri diritti in tribunale. Le gare si succedono l’una dopo l’altra, con un’ostinazione che risulta incomprensibile per tutti gli addetti ai lavori. Siamo arrivati alla quarta gara, dopo che le altre tre sono andate deserte». 

In mezzo, tra un tentativo di aggiudicazione e l’altro, è arrivato negli scorsi giorni l’appello del sindaco di Petralia Sottana Leonardo Neglia. Il primo cittadino ha sottolineato da una parte «le richieste della Piano Battaglia srl, comprensibili ai fini della programmazione pluriennale delle proprie attività e del potenziamento dell’offerta turistica» e dall’altra «le ragioni delle strutture della Città metropolitana. Non è accettabile – è la sintesi del suo pensiero – che tra i due disputanti alla fine a soffrine siano le Madonie, un territorio già in notevole difficoltà che vede sfumare le opportunità che Piano Battaglia offre». Un appello di buon senso che però ad alcuni è sembrato giungere fuori tempo massimo. Visto che a gennaio la stagione invernale, altrove, è già cominciata da un pezzo. Mentre a Piano Battaglia gli scenari restano foschi.

«L’appello del sindaco di Petralia – commenta ancora Catalano – arriva in un momento in cui il dialogo auspicato non può più esserci. Semplicemente se c’è una gara dovremo attenderne gli esiti. E comunque l’apertura della stazione montana, anche se questa volta dovesse presentarsi qualcuno, appare lontana. Di conseguenza noi non possiamo operare. Come imprenditore sono vicino ai lavoratori che in questo momento sono fermi: si tratta di 16 operatori direttamente coinvolti che con l’indotto, tra accoglienza e ristorazione dei turisti, arrivano a 200 persone. Che con le relative famiglie vuol dire almeno 800 persone, cioè interi paesi delle Madonie».

Dopo il gelo degli scorsi giorni a Piano Battaglia la neve è comunque ancora poca. Ma d’altra parte nel 2019 l’avvio degli impianti si è avuto soltanto a fine gennaio. Questa volta, però, il sopralluogo a novembre del presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci potrebbe non bastare, col risultato che la partenza della stagione sciistica potrebbe ulteriormente slittare. Mentre restano irrisolti gli altri problemi dell’unica stazione sciistica della Sicilia Occidentale: dalla pessima viabilità (la sp54 è dissestata e poco illuminata) all’assenza di una sede per la scuola di sci, fino alla mancanza dei bagni pubblici. Ciò avviene nonostante su Piano Battaglia siano diverse le istituzioni preposte a intervenire: alcuni Comuni, il Parco delle Madonie, la Città metropolitana di Palermo e la Regione Siciliana. E se fosse proprio questo, ovvero le competenze divise e l’incapacità di fare rete, a essere il più irrisolvibile dei problemi?

Parte da questa riflessione Giuseppe Maria Amato, di Legambiente Sicilia. «Certamente manca un coordinamento – sostiene l’ambientalista – A Piano Battaglia, poi, è evidente il vulnus democratico che si è creato con l’abolizione delle province. La città metropolitana di Palermo è una sorta di mostro costituito da un milione e 200mila abitanti, di cui 600mila vivono nel capoluogo e votano il loro sindaco. Mentre ci sono altre 600mila persone che non votano a Palermo e che non possono eleggere il proprio rappresentante. Orlando di fatto guarda ai suoi elettori, poco gli importa degli abitanti di San Mauro o di Petralia o tanto meno di Ustica. Figurarsi quanto interesse può avere su Piano Battaglia». I disagi della stazione sciistica, comunque, sono ancora più a monte. E riguardano anche la programmazione degli impianti.

«Quando si avviò la costruzione del nuovo impianto sulla pendice settentrionale della Mùfara noi di Legambiente – dice – dicemmo a chiare lettere che a nostro avviso sarebbe stata l’ennesima spesa inutile, perché si tratta di meno di 600 metri di impianto di risalita. Poi ci sono una filovia e un piccolo tapis roulant. Ma si tratta di inezie. Vero è che in parte i soldi li hanno messi i privati, ma a noi sembrava comunque una follia. Le piste in totale sono appena cinque chilometri al massimo, poca roba se pensiamo che a Sestriere ad esempio si estendono per 400 chilometri. E lì viene gestito tutto da un unico soggetto. È evidente che a Piano Battaglia siamo di fronte a scelte schizofreniche».

Da tempo Legambiente predica un turismo sostenibile, considerato anche che le Madonie già per conformazione e storia si prestano a una fruizione lenta e non di massa. «A Piano Battaglia si continua invece a perseguire un modello di turismo antiquato – continua Amato -, che mi pare simile alla scelta di fare un autodromo all’interno del lago di Pergusa. C’è inoltre da considerare il cambiamento climatico in atto, che tende verso l’estremizzazione delle precipitazioni, anche nevose. Nevica tanto, di botto e dopo due giorni la temperatura sale sciogliendo tutto. Succede, ed è successo in questi giorni. Di fronte a problemi che si ripetono nel tempo e ad altri che si sommano, bisogna proporre soluzioni del tutto diverse».


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