Nei giorni scorsi l'Istat ha pubblicato gli ultimi dati sulla lettura in Italia. Un quadro sconfortante che ha ispirato questo breve racconto dello scrittore e geologo Sergio Mangiameli. «Un autore di narrativa non è un professore d’italiano. È un pescatore d’acqua, che sceglie nel mare di questa lingua bellissima, le gocce esatte che gli servono per la sua invenzione»
Pesca, forza, tira pescatore
– Qual è la differenza tra la proposizione coordinata, subordinata e incidentale? Dimmelo con precisione.
– Non lo so, adesso, con precisione.
– Ma sei uno scrittore! Devi saperlo! Lo dice la parola stessa: scrit-to-re…
– Santa pace… uno scrittore di narrativa non è un professore d’italiano. Sono compiti diversi.
– Cioè?
– Ok, però poi mi lasci leggere in pace.
– Va bene.
– Il professore d’italiano t’insegna le regole della grammatica e la sintassi, quei fili che bisogna saper tirare con un ordine sequenziale preciso per parlare e scrivere correttamente. Lo scrittore di narrativa invece non t’insegna niente, se non la sua invenzione. Il narratore è un pescatore d’acqua, che sceglie nel mare di questa lingua bellissima che è l’italiano, le gocce esatte che gli servono per la sua invenzione. Sembrano tutte uguali, le gocce d’acqua del mare, ma non è così. Cambia il contenuto di sali, l’odore, il sapore, la traccia lasciata. Per trovare le gocce esatte, bisogna saper conoscere il mare approfonditamente, le sue correnti, i fiumi che lì sfociano, le rocce delle spiagge e delle scogliere, la profondità del fondale. Bisogna aver studiato le sue regole, i suoi principi, la sua struttura. Il pescatore andrà e prenderà le gocce con la massima attenzione, le imbarcherà e le porterà a riva ad asciugare al Sole per metterle in fila assieme alle altre già scritte. Quello del pescatore d’acqua è un lavoro di esattezza fantastica, di meraviglia estetica per l’invenzione di un pensiero preciso sul bordo del possibile. È quella ricerca di bellezza che avrà conferma nella commozione di chi leggerà la sua scrittura. È lo svisceramento della vita nelle sue pieghe più profonde e nel suo superficiale esserci al meglio in ogni momento. È quel bisogno di eternità che il pescatore d’acqua sente, e che deve esprimere a modo suo. È la differenza con qualsiasi altro animale di questo mondo.
– Caspita… non ci avevo mai pensato ancora, a tutto questo.
– E adesso posso riprendere a leggere?
– Ma perché leggi ancora?
– Per non far chiudere la mente.
– Cosa stai leggendo?
– È il giornale di oggi, un articolo che riporta l’indagine Istat sulla lettura dei libri in Italia. Più del settanta per cento dei siciliani nell’ultimo anno non ha letto un libro, e quasi una famiglia su cinque non ne ha nemmeno uno in casa.
– Non dico questo, lo so che è un giornale. Dico di quel libro lì, così sottile…
– Quello è Novecento, il capolavoro di un pescatore d’acqua italiano che si chiama Alessandro Baricco. È la storia di un pianista, Danny Boodman T.D. Lemon Novecento, nato sul transatlantico Virginian e mai sbarcato a terra, inventore della musica più straordinaria del mondo. Da quel libro è stato fatto un film, che si chiama La leggenda del pianista sull’oceano. Ed è stupendo.
– Tutto da quel piccolo libro?
– Esattamente. Perché una volta che il pescatore d’acqua impara la scelta migliore, poi avrà un solo chiodo in testa: togliere. Togliere peso alla scrittura per la bellezza essenziale, l’emozione di lettura al limite dell’impossibile, tra l’apoteosi e il nulla. Tutto da quel piccolo libro, che viene da quelle tue piccole regole di grammatica e di sintassi.
– Mi hai fatto incuriosire. Non immaginavo. Lo vorrei leggere, Novecento, ma forse non ho tempo perché devo finire i compiti: questa grammatica…
– Ti aiuto io. Leggiamole insieme ‘ste proposizioni, che non mi farà male.