Peppino Impastato 35 anni dopo

di Pietro Ancona

Il fattore “isolamento” è sempre stato importante nella storia dei martiri della mafia che è una lunga interminabile sequenza di necrologi. Un necrologio dietro l’altro anno dopo anno, vittima dopo vittima.

Ricordo che Salvatore Carnevale, socialista, ucciso dalla mafia nel 1955, venne più di una volta alla Federazione del PSI di Palermo per segnalare la pesante situazione di Sciara e le minacce che si sentiva incombere addosso. Era una persona semplice, un bracciante con la terza elementare che si era fatto una “cultura” leggendo l’Avanti! ed il contratto di lavoro degli edili e difficilmente trovava nel Partito provinciale qualcuno disposto a sentirlo.

Questo fu detto in termini autocritici dai dirigenti della federazione di Palermo che comunque fecero difendere dagli avvocati “speciali” Francesco Taormina e poi Sandro Pertini la madre che continuò a lottare per avere giustizia.

Anche Peppino Impastato fu in una condizione di relativo isolamento. Il Partito al quale aderiva – “Democrazia Proletaria” – non era ben visto dal PCI e dal PSI e nella stessa CGIL c’era parecchia freddezza. L’interpretazione diabolica data dai Carabinieri alla sua uccisione basata sul fatto che sarebbe saltato in aria mentre preparava un attentato terroristico alla ferrovia richiamava, in qualche modo, la morte orrenda di Gian Giacomo Feltrinelli, l’editore saltato in aria mentre attentava ad un traliccio dell’alta tensione avvenuto nel 1972.

Ora per Feltrinelli non ci sono dubbi logici che sia stato un delitto mascherato, opera dei servizi segreti e cioè dello Stato. Tuttavia quella interpretazione sostenuta da massmedia tenne banco per molti anni e non è stata ancora del tutto abbandonata.

Insomma la morte di Peppino Impastato intervenne in un periodo in cui il PCI era proiettato verso il Compromesso storico, politica che sarebbe stata causa del rapimento e della morte di Aldo Moro.

Il cadavere di Moro fu portato in Via Caetani lo stesso giorno della scoperta dei poveri resti di Peppino
Impastato. C’era un eccezionale impegno politico contro il terrorismo del PCI e della CGIL. Un impegno che sarebbe diventato ancora più intenso dopo l’uccisione di Guido Rossa, nel gennaio del 1979.

Nella primavera del 1977 Luciano Lama era stato contestato duramente dagli studenti alla Sapienza di Roma. Contestazione che è stata una stazione, un punto importante, nella storia della lotta al terrorismo in Italia e che segnò uno spartiacque nettissimo tra il PCI, la CGIL ed i movimenti politici che formavano una enorme galassia alla sua sinistra e che confinavano financo con simpatizzanti del partito armato.

Mentre per Giangicomo Feltrinelli la verità ha stentato e non si è mai fatta strada del tutto, per Peppino Impastato la verità è venuta alla luce per merito della tenacia della sua famiglia e di un gruppo nutrito di compagne e compagni che non ha mai avuto dubbi sulla menzogna messa in piedi nelle prime relazioni dei Carabinieri che non solo accreditarono la tesi del suicidio-attentato, ma fecero anche azione di depistaggio verso testimoni importanti.

Emerge ora anche la possibilità di rapporti speciali tra Carabinieri e Mafia che avrebbero avuto un momento significativo nelle indagini sulla morte di Peppino Impastato.

Nel 35 anniversario della morte di Peppino le cose non volgono verso il meglio. Sul rapporto Stato-Mafia non sarà possibile saperne di più di quello che sappiamo e di quello che intuiamo.

La distruzione delle intercettazioni ha messo una pietra tombale. Antonio Ingroia è stato esiliato ad Aosta e la latitanza del capo della mafia, Matteo Messina Denaro, ci dice che, come i suoi predecessori, non sarà trovato fin quando la Mafia non deciderà di farlo trovare. Ciò vuol dire che il rapporto Stato-Mafia è ancora ben
saldo.

La mafia si è sparsa come una metastasi in tutto il territorio dello Stato ed in parte dell’Europa. Lo Stato si specializza a contrastare i sommovimenti sociali dovuti alla crisi economica. Mentre non sembra molto impegnato a ripulirsi delle contaminazioni mafiose. (sopra, foto di Peppino Impastato tratta da liberamentesemplice wordpress)

Ma le giornate che il movimento sta dedicando a Cinisi ci lasciano sperare in almeno una cosa: la lotta continua anche nelle condizioni peggiori e più sfavorevoli.

 


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