Il candidato più criticato delle regionali 2017 finisce con il pienone dentro alla sala di un albergo nei pressi dell'aeroporto. Con lui centinaia di sostenitori e l'immancabile Carmelo Gangi, dei giovani azzurri di Monza e Brianza. «È stata dura ma abbiamo lottato contro giornali e forze politiche», spiega il candidato dal palco
Pellegrino, chiusura tra folla e cori in un hotel «Big di FI assenti? Paura che io arrivi primo»
Dal cuore del quartiere San Cristoforo alla lussuosa sala di un hotel quattro stelle nei pressi dell’aeroporto. Riccardo Pellegrino, candidato di Forza Italia all’Assemblea regionale siciliana, chiude la sua campagna fuori dalla sua roccaforte elettorale, radunando comunque centinaia di amici e simpatizzanti. Non mancano l’inseparabile padre, e tutto il suo staff. La platea lo accoglie con cori da stadio, applausi e l’inno del partito che suona in loop. I primi a parlare sul palco sono però i suoi sostenitori. E ad aprire le danze ci pensa l’ormai onnipresente Carmelo Gangi, del direttivo giovani Monza e Brianza di FI. Il suo accento lombardo ha accompagnato ogni uscita pubblica di Pellegrino e anche stasera non sono mancate le invettive al governo e gli endorsement al partito di Silvio Berlusconi: «Siamo stanchi di chi ci amministra, saliti al potere con un colpo di Stato». Subito dopo via con una lunga serie di dati su disoccupazione e suicidi per mancanza di lavoro. Il finale è per Pellegrino «a cui bisogna dare fiducia, tralasciando ingiurie e menzogne sul suo conto».
L’attesa è tutta per il consigliere comunale che tenta la scalata nelle stanze del potere palermitano. Il clima in sala è sereno e non c’è nessun riferimento al fatto che sia stato osteggiato dallo stesso Nello Musumeci e bollato da avversari, e tanti compagni di partito, come «impresentabile». Causa le vicissitudini giudiziarie dei suoi fratelli e un’inchiesta, ormai archiviata, per voto di scambio. Zero nelle casella delle menzioni al microfono anche per Carmelo Mazzei, figlio incensurato del capomafia Nuccio Mazzei. Legato a Pellegrino da una lunga amicizia nata a San Cristoforo nell’ambiente salesiano.
Sul palco intanto continuano ad alternarsi i suoi sostenitori. C’è l’ingegnere Giovanni Nicolosi e la sua citazione su Giulio Andreotti con «la gente che ormai subisce la politica». Ma c’è anche il cugino del candidato, quel Filippo Pellegrino già indicato dal parente come consigliere di municipalità alle prossime amministrative. Tanti uomini ma anche donne: Deborah Rapisarda, esperta nel settore sociale, Antonella Santangelo, che cura la segreteria del consigliere comunale, e colei che viene presentata come «la tuttofare di Riccardo», all’anagrafe Domenica Grasso. La temperatura nella sala dell’hotel continua a salire e a farla raffreddare non riesce nemmeno l’annuncio al microfono di una serie di multe a raffica all’esterno della struttura per le auto parcheggiate fuori posto. Inizia il fuggi fuggi per evitare i verbali e a tenere compagnia a chi rimane ci pensa sempre Gangi con il suo accento lombardo. «Se vinciamo le amministrative le multe le faremo fare solo quando sono dovute e non più come atti di sciacallaggio», dalla platea parte il boato.
Le macchine nel giro di pochi minuti sono sistemate, i sostenitori rientrano e finalmente tocca a Pellegrino. Il candidato invita tutti ad alzarsi in piedi. Inizia l’inno di Forza Italia e via al discorso. «Oggi non è la chiusura ma l’apertura di una nuova era politica – annuncia, dopo avere ringraziato il padre -. È stata dura ma abbiamo lottato contro i giornali e le altre forze politiche». Ma come finirà questa avventura? In tanti ci credono, compreso il diretto interessato. «Oggi con me non ci sono i big del partito perché hanno paura che io arrivi primo». Poi spazio al programma: disoccupazione, turismo, sanità e prima casa «per i siciliani e le giovani coppie». La folla apprezza e via in coro con «Riccardo uno di noi, Riccardo uno di noi».