Mancanza di dialogo tra le circoscrizioni territoriali e la segreteria provinciale, convocazione dell'organismo guidato da Enzo Napoli datata all'anno scorso e posizione poco chiara verso gli ingressi degli ex esponenti di Articolo 4 nel gruppo. Sono le motivazioni alla base dell'empasse democratico a Catania
Pd etneo, strappo tra base e direzione «Partito gestito con logiche padronali»
«Il Partito democratico della provincia di Catania si sta trasformando sempre di più in un cimitero politico». A scegliere con cura la metafora funebre è il segretario del circolo di Ognina-Picanello Gianni Villari. Per Villari – fratello di Angelo, l’attuale assessore ai Servizi sociali della giunta di Enzo Bianco – tra la segreteria provinciale guidata da Enzo Napoli e la base del partito «non c’è dialogo da almeno un anno», afferma. «Ho segnalato un problema di questo tipo più o meno due mesi fa ma non è cambiato nulla», aggiunge la segretaria democratica del Centro storico Adele Palazzo. Un commento simile, seppure condito da maggiore diplomazia, arriva anche dal collega Pd a Librino Bruno Medeot, che dice: «Nell’aria si respira un certo malcontento».
I segretari di tre degli otto circoli del Pd di Catania non sono soddisfatti della dirigenza provinciale del partito. «Nell’ultimo periodo sono venuti meno gli ingredienti che rendevano questo partito il baluardo del centrosinistra», attacca Villari. L’aspetto più drammatico della vicenda è la mancata convocazione della direzione provinciale da circa un anno, insieme alla cosiddetta latitanza di Enzo Napoli. «Non ci si può più confrontare con lui su nessun argomento e non si può esprimere un’idea diversa perché altrimenti si viene accusati di diffondere falsità», spiega Villari. Al segretario, che condivide la sede del circolo Ognina-Picanello proprio con gli uffici della direzione provinciale, il partito non permette l’accesso all’immobile «per questioni di inagibilità del nostro piano», racconta Villari. Che definisce l’azione come «una manovra come un’altra per allontanare un dissidente che, a differenza di Napoli, il partito vuole aprirlo anziché chiuderlo su se stesso».
La motivazione che sarebbe alla base del dissidio tra la pancia del Partito democratico e l’organismo politico guida a livello provinciale è «il diverso atteggiamento che c’è nei confronti dell’ingresso nel gruppo di nuove figure come i deputati all’Ars Luca Sammartino e Valeria Sudano. Tutti sappiamo che, in fondo, a Napoli l’arrivo degli ex Articolo 4 non va per niente a genio». Un’impostazione che fa pensare «a una gestione del partito secondo logiche di stampo padronale», attacca Villari. «Il problema a livello di organizzazione è forte e ci auguriamo che si trovi al più presto una soluzione per superare lo stallo attuale», aggiunge Palazzo. «Da un punto di vista locale abbiamo una direzione troppo silente che non fa bene. Capiamo che il gruppo sta subendo una mutazione e, per farci trovare preparati, abbiamo bisogno di un continuo scambio di idee che nei fatti non c’è», spiega la segretaria del Centro storico.
«Il malcontento certamente deriva dagli apporti degli ex esponenti del gruppo Articolo 4. Motivo per cui è necessario convocare al più presto l’organo dirigente», afferma Medeot della segreteria di Librino. Ma per lui «probabilmente non se ne parlerà prima del mese di marzo dell’anno nuovo». Nel frattempo Villari continua a tesserare i vecchi e i nuovi iscritti al Pd in un bar vicino alla sua abitazione o addirittura a casa propria, dopo avere ricevuto dall’organo direzionale i cartoncini per le iscrizioni in netto ritardo rispetto agli scorsi anni. Le cose non vanno meglio, a livello numerico, nel circolo del Centro storico. All’ultimo banchetto in piazza Stesicoro «si sono fermate poche persone. In effetti è andata proprio male», dichiara con un certo imbarazzo Palazzo. «Certamente gli atteggiamenti della direzione non fanno bene», conclude Villari.