Alla fine sono oltre 40mila i siciliani iscritti al voto per le primarie del fronte progressista, troppi per mandare tutto all'aria, ma qualcuno sembra pensare già alla fuga in avanti
Pd, M5s, Centopassi e quella scomoda convivenza forzata Difficile mascherare la tensione dopo la crisi di governo
Doveva essere il giorno in cui Partito democratico e Movimento 5 stelle avrebbero festeggiato con una nota congiunta, insieme agli altri membri della coalizione, i numeri ufficiali degli iscritti alle Presidenziali 2022, invece, dopo gli eventi di ieri e la caduta del governo guidato da Mario Draghi hanno inevitabilmente monopolizzato la scena politica, con una tensione che è diventata palpabile. Già ieri sera i tentativi di stemperare il clima dopo la rottura a livello nazionale erano arrivati da ambo le parti e così si è continuato anche stamane, con il segretario regionale del Pd Anthony Barbagallo che è stato il primo ad affrettarsi a ricomporre le linee degli schieramenti: «Certo la crisi al livello nazionale non ci voleva – dice – A Roma può succedere di tutto. Ma in Sicilia proseguiamo il percorso, avviato da lungo tempo, con la coalizione progressista». Barbagallo fa appello al più grande dei collanti per coalizione che esistano sul mercato politico: il nemico comune. «Nella nostra regione – prosegue – abbiamo lavorato uniti e compatti con un unico denominatore comune: scalzare il governo di centrodestra rappresentato da Nello Musumeci. E su questo abbiamo messo sù le primarie».
Messaggio raccolto al volo dall’ancora alleata Barbara Floridia, a cui tocca lo scomodo doppio ruolo di candidata alle primarie del Movimento 5 stelle in Sicilia e di sottosegretaria del governo Draghi a Roma. «La situazione a Roma è delicata e la seguo con apprensione ma non ha influenza sul percorso democratico che abbiamo intrapreso in Sicilia per la scelta del candidato presidente della Regione Siciliana per il campo progressista». Nella sua nota, Floridia parla di «prezioso cammino comune» e non dimentica di giocare la carta del nemico da combattere tutti insieme. Insomma, tutto sembra avviarsi sulla già battuta via del volemose bene ma, come spesso accade nell’agone della politica siciliana degli ultimi anni, la minaccia più grande allo stato di calma apparente così fortemente voluto arriva sempre dall’interno della coalizione. Ed è così che qualche parola di troppo dell’ex ministro Giuseppe Provenzano, siciliano di Milena (nel Nisseno), nonché uno dei nomi che si erano inseguiti prima dell’investitura di Caterina Chinnici per la corsa alla presidenza della Regione, accende gli animi sottolineando su Facebook «l’irresponsabilità di Lega, Fi e M5s di mandare a casa il governo Draghi nel vivo delle emergenze, con una certa viltà».
Parole che fanno sobbalzare il referente regionale dei pentastellati Nuccio Di Paola che, pur ricordando «la massima sintonia e la ferrea determinazione a portare a compimento il percorso delle Presidenziali» con il Pd in Sicilia, avanza delle rimostranze: «Suscitano però grande perplessità le dichiarazioni del vicesegretario Pd nazionale Provenzano che in un post su Facebook ha sottolineato l’irresponsabilità del M5s, accusandolo, assieme a Fi e Lega, persino di viltà. Al Pd nazionale quindi chiediamo chiarezza sull’alleanza in Sicilia: ci dica ora se vuole proseguire il comune cammino e non aspetti il verdetto delle primarie per pronunciarsi». E il tema, in quello che sembra un semplice scambio polemico, c’è tutto e sta nel legittimo dubbio che l’impalcatura buonista messa in piedi per coprire le crepe in coalizione rischia definitivamente di crollare, se non ora, al momento della sentenza delle urne virtuali delle primarie, con gli sconfitti che si potranno comunque appellare alle beghe romane per rompere il patto di coalizione.
Un’impalcatura alla quale certo non tiene in modo particolare Claudio Fava, altro grande protagonista di giornata, che ancora una volta tira fuori il tema del papa straniero parlando delle sue due concorrenti alle Presidenziali e rimarcando la sua presenza in questi anni sul territorio. Stavolta a rispondere al leader dei Centopassi non è però Barbara Floridia, ma Giancarlo Cancelleri, che scrive – anche lui, neanche a dirlo – su Facebook: «Le parole di Claudio Fava mi sembrano il disegno di una persona che sta facendo i capricci solo per poi poter avere la scusa e dire “io me ne vado e mi candido lo stesso“. È un continuo attacco a tutto e a tutti e in questo atteggiamento non c’è nulla di propositivo. Così non può funzionare, non è attaccando che si costruisce una coalizione. Ve lo dico io, Fava sta solo mettendo le mani avanti, fa così solo per poter dire “io ve l’avevo detto, me ne vado e mi candido da solo”». Parole che hanno ricevuto puntuale controrisposta da parte di Fava, che a Cancelleri ha dato del «nervosetto». Non esattamente uno scambio all’insegna dell’etica cavalleresca, insomma.
La folle giornata politica di ieri si è conclusa, infine, con la tanto attesa comunicazione del numero dei registrati alla piattaforma virtuale su cui si potrà votare domenica. Niente nota congiunta, è Barbagallo a rivelare il dato durante un incontro a Catania per spingere Caterina Chinnici. «Sono state superate le 40mila registrazioni – dice – Tanti sono i siciliani e le siciliane che si sono registrati per eleggere il candidato della coalizione progressista alla presidenza della Regione. Il dato non è male se pensiamo che l’anno scorso a Roma, alle primarie vinte da Roberto Gualteri, furono 45mila e, in quel caso, si votava anche nei gazebo ed era una tornata amministrativa, da sempre più sentita e partecipata. Ma il metodo è quello giusto e siamo pronti a proseguire il percorso iniziato da tempo». Insomma, una gioia moderata quella del segretario Dem, più che giustificata. Ma se dai tanto attesi toni trionfalistici si passa a «il dato non è male», è probabilmente lecito pensare che i giochi per il candidato presidente sul fronte di centrosinistra non si concluderanno con il voto di domenica.