I gruppi di minoranza escono dall'aula durante il dibattito per approvare l'anticipazione di liquidità che avrebbe permesso di pagare i passivi commerciali. E il centrodestra non ha i numeri per «fare da solo». Inferocito il sindaco: «Non siete paternesi», attacca
Paternò, va a vuoto la seduta di Consiglio sui debiti Naso: «Delitto contro la città». Replica: «Dimettiti»
Seduta di consiglio comunale infuocata, quella andata in scena ieri mattina a Paternò, peraltro convocata con somma urgenza e straordinarietà. L’assise civica era chiamata ad approvare la delibera che prevedeva il ricorso alla Cassa depositi e prestiti per la contrazione di un’anticipazione di liquidità da utilizzare per i debiti pregressi maturati fino al 31 dicembre scorso. Una somma pari a oltre due milioni e 600mila euro. I consiglieri di opposizione (Movimento 5 stelle, Paternò 2.0, Forza Italia e Diventerà Bellissima), ritenendo di essere in presenza di un nuovo mutuo che avrebbe ulteriormente indebitato il Comune, hanno espresso la loro contrarietà non entrando in aula proprio all’inizio dei lavori consiliari. Per essere valida la seduta era necessario la presenza di almeno 13 consiglieri comunali. Le forze politiche a sostegno del sindaco Nino Naso hanno una maggioranza di 14 consiglieri; tuttavia, al momento dell’apertura della seduta, la maggioranza ne aveva soltanto 11. Vista l’impossibilita di aprire la seduta per la mancanza del numero legale, il presidente Filippo Sambataro è stato costretto a rinviare la seduta.
Pochi minuti dopo sono arrivati in aula due dei tre consiglieri della maggioranza assenti, Tuccio Paternò e Tonino Cunsolo. Ma ormai era troppo tardi: l’assenza del numero legale non ha permesso la trattazione della delibera. Provvedimento che doveva essere necessariamente approvato entro la mezzanotte del 28 febbraio. Da qui la rabbia incontenibile del sindaco Nino Naso. «Questa è la vergogna che si è consumata in Consiglio – afferma il sindaco – gli esponenti dell’opposizione non si possono considerare dei paternesi. La legge dava l’opportunità ai Comuni di attingere a un fondo di garanzia». Il primo cittadino ha inoltre evidenziato il fatto che l’approvazione della proposta avrebbe consentito di «avere nella propria disponibilità immediatamente» delle risorse finanziarie, «grazie alle quali il comune di Paternò avrebbe potuto e dovuto, entro 15 giorni dall’erogazione», onorare i propri debiti commerciali con professionisti, imprese, piccoli artigiani, «dandogli in tempi brevissimi una boccata d’ossigeno. Hanno consumato un delitto nei confronti della città».
Durissima la replica dei consiglieri di minoranza che, all’unisono, hanno parlato di un sindaco che «mistifica la realtà, parlando di debiti che devono essere pagati, quando, fino a ieri, diceva che era tutto iscritto in bilancio. Le sue sono accuse vili e inaccettabili: i gruppi di opposizione hanno salvato la città dall’ennesimo debito milionario». I consiglieri ricordano inoltre che la delibera è stata portata in aula solo l’ultimo giorno utile. Per di più, senza che il sindaco Naso «avesse la maggioranza. Eppure è lui che detiene la maggioranza assoluta: cosa c’entra l’opposizione. Ne prenda atto e, per coscienza, rimetta un mandato per il quale si è rivelato inadeguato». Come funzionasse la delibera lo spiega a MeridioNews il segretario generale del comune Giuseppe Bartorilla: «Lo Stato – dice il tecnico – ha messo a disposizione dei Comuni la possibilità di poter richiedere una anticipazione di liquidità pari ai tre dodicesimi delle entrate riferite al rendiconto del 2017; in questo caso il comune di Paternò avrebbe potuto richiedere un dodicesimo, ossia due milioni e seicento mila euro. E pagare così i debiti commerciali»
Somme che sarebbero state pagate entro 15 giorni dall’erogazione dei fondi della Cassa depositi e prestiti. Diverse le conseguenze che ne derivano per i Comuni che non hanno aderito alla normativa. «Nel 2020 – prosegue Bartorilla – i Comuni saranno obbligati a raddoppiare la percentuale di accantonamento al fondo di garanzia per debiti commerciali. Tutto questo pregiudicherà gli equilibri di bilancio: si dovrà procedere a tagliare delle spese o, forse, bisogna mettere mano alle entrate per garantire questo fondo» Inoltre il segretario ha specificato che non si sarebbe trattato di un mutuo, ma di una anticipazione il cui tasso «di interesse è molto basso, pari al 1 per cento, ossia 26 mila euro; non è indebitamento». Frattanto, Naso ha contattato Leoluca Orlando, presidente dell’Anci, per richiedere una proroga della scadenza dei termini.