Scienziati dell'Ingv e ricercatori di tre università straniere si trovano da giorni in città per realizzare approfondimenti sui celebri vulcanetti fangosi. «Saremo in grado di definire cosa c’è a un chilometro di profondità», spiegano. Frattanto l'amministrazione Naso cerca di rilanciare la fruizione turistica. Guarda le foto
Paternò, esperti europei per studiare le Salinelle «Esami sul collegamento con le attività dell’Etna»
Scienziati delle sezioni romana e palermitana dell’Ingv (istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) e ricercatori delle università di Oslo, Ginevra e Malta si trovano da qualche giorno a Paternò per effettuare una serie di ricerche sulle Salinelle, ormai celebri vulcanetti fangosi. L’approfondimento scientifico sarà incentrato su studio geochimico dei fluidi emessi, utilizzando una strumentazione ad hoc per effettuare una fotogrammetria a infrarossi. Gli accademici, circa una decina, per l’intera settimana analizzeranno a 360 gradi un raggio di 5 chilometri del territorio paternese.
«L’obiettivo del progetto è quello di avere una immagine precisa delle Salinelle partendo in primis dalla superficie – dice Adriano Mazzini, ricercatore dell’università di Oslo – analizzando i fluidi emessi, per poi effettuare, attraverso il drone a infrarossi, una fotogrammetria del suolo, mappando le temperature e i punti di rilascio dei fluidi». Attraverso indagini geoelettriche sarà inoltre possibile accertare come si sviluppa il sistema di movimento dei fluidi, nel sottosuolo a diverse profondità, fino a un chilometro.
Quanto all’ipotesi secondo cui l’attività delle Salinelle sia capace di annunciare un’eruzione dell’Etna, Adriano Mazzini specifica che questo «è uno degli obiettivi su cui stiamo investigando. Sicuramente – aggiunge – le Salinelle sono collegate all’attività del vulcano, noi possiamo monitorarle e studiare innanzitutto che tipo di collegamento c’è tra le due strutture, se si tratta di una faglia oppure di una migrazione di fluidi magari molto più profonda».
Alessandra Sciarra, dell’Ingv di Roma, suggerisce prudenza in merito allo sfruttamento delle Salinelle in generale, poiché queste ultime avrebbero «delle emissioni gassose – avverte – che possono raggiungere delle concentrazioni magari pericolose per la salute. Noi – prosegue Sciarra – saremo in grado di definire cosa c’è a un chilometro di profondità, il che ci permetterà anche di capire se in futuro le Salinelle potranno sfogarsi emergendo in altri punti della zona».
Ad accogliere gli studiosi il sindaco Nino Naso, ovviamente interessato alla fruizione turistica del sito. Frattanto sembra finito nel dimenticatoio un progetto per riqualificare l’area inviato due anni fa alla Regione dall’amministrazione Mangano, quando a guidare l’assessorato regionale al Turismo c’era l’attuale deputato regionale del Pd Anthony Barbagallo. «Quel progetto sarà ripreso – dichiara Naso – ci siamo già messi in contatto con il nuovo assessore e l’obiettivo è di riprenderlo concretamente: vorremmo legare le Salinelle a un percorso turistico di livello regionale o nazionale».