Sono 125 gli operatori a progetto che, allo scadere del prossimo contratto temporaneo, non saranno rinnovati. Restano in bilico, invece, 90 dipendenti che avevano raggiunto l'obiettivo del posto fisso. Parte della crisi sarebbe dovuta alla perdita di una grossa commessa: quella garantita dal colosso televisivo Sky
Paternò, call center Qè verso i licenziamenti In bilico 90 lavoratori a tempo indeterminato
Avviate nella mattinata di ieri le procedure di licenziamento per 90 dipendenti a tempo indeterminato del call center Qè. L’azienda, che ha due sedi a Paternò (nelle contrade Tre fontane e Monafria), si trova in grosse difficoltà economiche. Nonostante le commesse importanti legate a Inps, Sky, Enel e Wind. Un vera e propria doccia fredda per i 275 lavoratori full-time a tempo indeterminato delle due strutture e per gli oltre 300 operatori a progetto. Neanche loro sono stati esentati dall’essere colpiti dalla mannaia dei licenziamenti: ben 125 di loro lasceranno gli uffici perché il loro «progetto» sarebbe giunto al termine.
Nel dettaglio, dei 90 dipendenti a tempo indeterminato 70 sono addetti all’Inps, sei operatori si occupano delle commesse relative a Enel e Wind, mentre i restanti 14 lavorano sul cliente Sky. Quest’ultima commessa, però, sarebbe stata persa e gli operatori di contrada Monafria sarebbero stati sfrattati, trovando sbarrate e coi sigilli le porte del call center. Ieri nelle due sedi si sono svolte assemblee sindacali per discutere dell’emergenza lavorativa. «La situazione è comunque in divenire – spiega Gianluca Patanè, segreteria provinciale Cgil telecomunicazioni – Già lunedì incontreremo i vertici aziendali per trovare una soluzione per salvaguardare i posti di lavoro, e non escludiamo i contratti di solidarietà». I responsabili aziendali di Qè avrebbero garantito, inoltre, che «lo sfratto realizzato dai proprietari dell’immobile non dovrebbe creare dei grossi problemi, perché l’azienda cercherebbe altri locali dove lavorare».
«Certamente sarebbe un duro colpo per questi lavoratori, molti sono giovani, perdere il lavoro», conclude Patanè. Sono decine e decine le famiglie, spesso monoreddito e residenti non solo a Paternò ma anche nei Comuni limitrofi (per arrivare fino all’Ennese) che vivono con questo lavoro. Tra i 90 dipendenti a tempo indeterminato ci sono quelli che lavorano 24 ore settimanali e che guadagnano poco oltre gli 800 euro mensili. Mentre per coloro che sono occupati per 40 ore settimanali la busta paga di un mese si aggirerebbe intorno ai 1200 euro. Abbiamo provato a contattare qualche responsabile dell’azienda di Paternò, la cui sede principale si trova a Brescia, ma hanno spiegato di non essere autorizzati a rilasciare dichiarazioni da parte della casa madre.
«Sono davvero preoccupata», dice Carmela Maria, una 27enne che da anni, insieme al fidanzato, lavora al Qè. La sua è una delle tante storie di giovani donne e uomini che – con in tasca lauree in Lettere, Farmacia o Giurisprudenza – sono entrati nel mondo del lavoro cominciando con il call center. «Il mese prossimo mi devo sposare – afferma la donna – Non sono tranquilla. Non ci possono spezzare o bruciare il futuro». Sulla stessa lunghezza d’onda Maria, una donna sui 30 anni, sposata con un figlio piccolo e un marito col lavoro saltuario. «Non c’è nulla da dire – sostiene – Si vive nell’angoscia, perché quel poco che abbiamo rischiamo di perderlo».