Parte DeScritto, la festa dell’editoria indipendente

«Faccio parte di una piccola casa editrice indipendente, che non chiede soldi agli autori per pubblicare le loro opere». Con queste parole Salvo La Porta ha presentato la Villaggio Maori Edizioni, casa editrice indipendente dalla quale è nata l’idea di DeScritto – Festival dell’Editoria Indipendente alla sua prima edizione col suo ricco programma di eventi e spettacoli. Il festival, realizzato con il supporto della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Catania, ha preso il via ieri mattina con un caffè letterario, durante il quale è stato presentato il libro Noi pupari di Maria Antonietta Maiuri. Ad aprire l’incontro le note delle melodie mediorientali del gruppo musicale degli Aptal, sullo sfondo del Chiostro di levante dell’ex Monastero dei Benedettini.

«Più di dieci anni fa ho pensato di raccogliere le biografie dei maggiori pupari catanesi, con l’obiettivo culturale di mettere in luce le difficoltà legate a questo mestiere, ormai considerato un’arte a tutti gli effetti», questa la premessa dell’autrice.

L’opera, che ripercorre una grande tradizione popolare, sottolinea come si sia creata una vera e propria subcultura che affonda le proprie radici nella cultura alta, quella di Ariosto, Boiardo, Tasso ed altri grandi esponenti del poema cavalleresco. Infatti, proprio dalle storie dei paladini sono tratti gran parte dei contenuti tipici delle messe in scena dei pupari, le quali hanno sempre rappresentato una insostituibile forma di educazione collettiva, che trae spunti di riflessione dagli ambiti della storia, della pedagogia e della dottrina cristiana.

«Oggi chi vuole mettere in scena uno spettacolo di pupi incontra parecchie difficoltà logistiche e materiali»  ha continuato la Maiuri, raccontando la sua esperienza. «Ci sono abilità che sono state perse e contingenze quasi impossibili da ricreare. Attualmente esistono due correnti di pensiero a proposito: ci sono i progressisti, fautori di un cambiamento evolutivo nella messa in scena, e i conservatori, che propugnano la conservazione della tradizione, in tutto ciò che essa comporta».

Perché, dunque, scrivere un libro sui pupari? «È utile per questa città, che ha poca memoria delle sue origini e coltiva un atteggiamento sempre più esterofilo, comprendere fino in fondo la bellezza di una tradizione importante e degna di stima culturale» ha risposto l’autrice. «Ecco perché, nel mio libro, racconto la figura del puparo a partire dal 1835, data della nascita del primo teatrino catanese, sino ai giorni nostri».

Sempre sulle note della musica degli Aptal, si è conclusa la prima presentazione editoriale, seguita, subito dopo, da un recital di alcune poesie tratte dalla raccolta Lo Sfasciacarrozze di Riccardo Raimondo, condotto da Giuseppe Paternò di Raddusa e accompagnato dalle performance musicali del Costanzo-D’Urso Jazz Duo.

«Ho pensato di dividere la raccolta in sezioni, dando un senso specifico a ciascuna, cominciando dall’assegnargli un titolo preciso. La ribellione, l’anarchia della lingua, il rischio e l’avventura del senso sono gli ingredienti salienti della mia opera», ha affermato l’autore.

Il libro, che raccoglie non solo versi a carattere autoreferenziale ma anche generale, «che gettano un occhio all’esterno, verso resto del mondo», racconta di amore e sensualità, del rapporto uomo-ambiente e della possibilità di parlare, oggigiorno, ancora di metafisica.

Con la musica della Jazz Band si è conclusa la prima mattina del Festival, presagendo, per gli eventi a seguire, una manifestazione culturale di grande spessore intellettuale.


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