Una lunga chiacchierata con Nunziatina Giorgio Piluso all'uscita dagli uffici della polizia di Catania. Il rapporto con l'amica che l'ha accoltellata, la rabbia per chi non è intervenuto. «Mia figlia testarda ma dal cuore grande», dice a MeridioNews
Parla la mamma di Ylenia Bonavera, ammazzata a 26 anni «Daniela era morbosa, spesso litigavano. Nessun perdono»
Ylenia Bonavera aveva 26 anni, era «testarda, orgogliosa e aveva un cuore grande». Viveva da sola in un piccolo appartamento in via Cesare Battisti, nel cuore del quartiere San Cristoforo, a Catania. Città di cui era visceralmente innamorata, nonostante le origini messinesi, e dove ha trovato la morte la sera del 9 dicembre. A ucciderla è stato un colpo di coltello, sferratole da Daniela Agata Nicotra, 34 anni. Un’amica «con cui spesso c’erano dei litigi» e che davanti ai magistrati si è difesa dicendo di avere impugnato quell’arma perché Ylenia continuava a drogarsi.
Ylenia non era una drogata, amava la vita e sognava di diventare mamma
Quei momenti tragici sono stati immortalati anche da un video, girato da un passante, e poi pubblicato in esclusiva da MeridioNews. Trascorsi più di dieci giorni, in questa storia mancano ancora dei pezzi, nonostante Nicotra sia finita in carcere con l’accusa di omicidio e altre due persone siano state denunciate per favoreggiamento. La mamma di Ylenia, la signora Nunziatina Giorgio Piluso, oltre a chiedere giustizia, vorrebbe che l’immagine della figlia non venisse associata a quella di una ragazza fuori dagli schemi, anche per avere difeso il suo ex dopo un tentato femminicidio.
Chi era Daniela Nicotra per sua figlia?
«Ho conosciuto questa persona nell’estate del 2019. Mia figlia venne insieme a lei a Messina, la presentò anche alla nonna e a mio fratello che vive a Bologna. Si fermarono a cena e dormirono qui. L’abbiamo accolta a casa nostra come un’amica di Ylenia e ricordo che rimasi colpita dai suoi capelli biondi».
Un rapporto normale.
«Qualche mese dopo, andai a trovare Ylenia a Catania e mi fermai da lei per alcuni giorni. Daniela spesso pranzava con noi e alcune volte hanno litigato».
Tra amiche può succedere.
«Ultimamente, però, mi diceva che i litigi erano una costante. Ho notato che Daniela era molto premurosa nei suoi confronti, quasi morbosa. Cosa che io dissi a mia figlia e lo stesso fecero anche alcuni suoi amici».
Quando le ha viste insieme l’ultima volta?
«A metà novembre Ylenia mi venne a trovare a Messina. Doveva raggiungermi insieme a un ragazzo con cui si vedeva, ma si presentò con Daniela».
Quel pomeriggio, prima di morire, sua figlia le aveva raccontato qualcosa?
«Mi disse che doveva sistemarsi i capelli, di mattina le mandai il solito buongiorno. Ricordo che l’ultima connessione su WhatsApp fu alle 21, pensavo che fosse a casa e non la disturbai».
Poco dopo l’ultimo accesso, quella lite in strada ripresa da un video. Lei che idea si è fatta?
«Io credo che mia figlia sia stata bloccata dall’altra macchina».
Dopo avere visto il video in cui Ylenia viene accoltellata che ha pensato?
«Ho provato tanta rabbia nel vedere tutte quelle persone che guardavano la scena. Da donna e mamma io mi sarei almeno avvicinata ma, invece, sono rimasti tutti fermi. Quel video, però, è stato fondamentale».
Lei si trovava a Messina. Com’è stata avvertita?
«Intorno a mezzanotte e trenta mi ha chiamato la polizia, priva avevano chiamato la nonna, mi dissero di un grave incidente ma io ho chiesto la verità e mi hanno spiegato che Ylenia era morta. Quando ho saputo della coltellata sentivo che dietro ci fosse Daniela, me lo sentivo».
Alcuni giornali hanno scritto che sua figlia è morta di overdose.
«Ylenia non era una drogata. Non si può condannare una persona se fuma uno spinello. Beveva una, due birre o qualche cocktail, non era certamente un’alcolizzata».
Adesso, si augura qualcosa?
«Io spero che lei (Daniela Agata Nicotra, ndr) resti in carcere più tempo possibile. Deve pagare per tutto quello che ha fatto».
Ha già preso qualcosa di Ylenia dalla casa di Catania?
«Dovevo andare sabato, ma non mi sento ancora di entrare in quella casa senza che ad aprirmi la porta ci sia mia figlia. Quando sono andata in questura mi hanno consegnato i vestiti che Ylenia aveva la sera in cui è stata uccisa. Li ho lavati e, adesso, sono piegati sul mio letto. Li guardo sempre e penso a mia figlia. Ogni giorno le mando il buongiorno anche se, dall’altro lato del cellulare, so che non mi risponderà mai più».