Parentopoli Etna, chiesta sospensione tesserini guide L’assessore regionale: «Prendo le distanze dal corso»

«L’assessorato al Turismo prende le distanze dal corso di abilitazione per guida vulcanologica e dalla parentopoli in cui sono coinvolti i vertici dell’organizzazione». È questo il contenuto della nota inviata questo pomeriggio dall’assessore regionale Sandro Pappalardo a proposito dei risvolti dell’inchiesta Aetna della procura di Catania. Un’indagine che, come raccontato da questa testata, riguarda anche le prove di abilitazione per l’accesso al corso di formazione per diventare guida vulcanologica, svoltesi all’inizio di maggio 2018 e adesso macchiate dall’ombra delle raccomandazioni. Tra gli indagati, figurano anche Biagio Ragonese, Orazio Distefano e Antonio Rizzo, vertici del consiglio direttivo del Collegio regionale delle guide alpino-vulcanologiche. Lo stesso organismo al quale adesso l’assessore Pappalardo chiede «la sospensione dell’efficacia dei tesserini delle guide abilitate a seguito dell’ultimo concorso e messo sotto accusa dagli esclusi perché avrebbe favorito parenti e amici».

In altri termini, è il Collegio a dovere decidere di fermare l’attività delle nuove guide. Tra cui figurano quelle stesse persone che, secondo i magistrati, sono state favorite nel corso delle prove di accesso. Inclusi i tre figli di Ragonese, Distefano e Rizzo, ciascuno dei quali ha superato il corso e ha quindi ottenuto l’abilitazione negli scorsi mesi. MeridioNews si era occupato di questa storia già all’indomani dello svolgimento delle prove. Quando, cioè, un esposto anonimo era arrivato alla procura della Repubblica raccontando le presunte anomalie nello svolgimento del concorso ed evidenziando che i nomi di una decina dei 19 ammessi rispondevano a figli o parenti di componenti del Consiglio direttivo del Collegio, occupatosi direttamente delle procedure d’esame, o di altre guide alpine e vulcanologiche già abilitate.

La scorsa settimana è arrivata la procura di Catania ad aggiungere ulteriori tasselli. Vale a dire le eloquenti intercettazioni telefoniche tra i tre indagati. «Glielo dico – afferma Biagio Ragonese – quello che dobbiamo fare, lo dobbiamo fare in maniera molto tranquilla e riservata». Perché poi la gente, lo interrompe Antonio Rizzo, «ni iettunu manu». Qualche giorno dopo, a rincarare la dose è Orazio Distefano: «La cosa buona era se lo potevamo fare tutt’e tre insieme – sostiene – Lo facevamo una sola volta. Perché io mi spavento che ci vedono sul posto. Se ci vedono sul posto, siamo fritti, poi». Discorsi che, da quando sono stati resi noti, sono stati al centro delle conversazioni della novantina di candidati esclusi che hanno visto concretizzarsi lo scenario che, nei mesi scorsi, avevano solo temuto.

A prendere una posizione, nelle prossime ore, dovrebbero essere anche le guide abilitate a seguito dei corsi tenutisi nel 2001 e a cavallo tra il 2016 e il 2017. Secondo quanto appreso da questa testata, le guide vulcanologiche abilitate starebbero preparando un documento con il quale prendono le distanze dalle procedure fatte emergere dall’indagine – e, di conseguenza, dal direttivo del Collegio regionale delle guide -, a difesa della propria professionalità.


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