Di verde al parco Gioeni non è rimasto praticamente nulla. Il polmone naturale, il più grande della città, ormai da anni versa in uno stato di abbandono. I problemi sono praticamente sempre gli stessi ma nessuno riesce a trovare una soluzione definitiva che possa trasformare l’area in un parco sul modello delle grandi città europee. Luoghi, per esempio, dove passeggiare o fare giocare i bambini.
Non appena si supera l’ingresso da via Angelo Musco ad accogliere i visitatori ci sono i cestini pieni di rifiuti, bottiglie e lattine sparse nei viali, una fontana non funzionante e due panchine, praticamente distrutte, in mezzo all’erba alta. A dire il vero, nella maggior parte del parco è stata tagliata ma non raccolta. Particolare che ripropone lo scenario già vissuto lo scorso anno quando, il 21 agosto, un rogo danneggiò diversi punti con della vegetazione. E qualche cartolina dell’incendio 2019 rimane anche oggi, con dei rami anneriti lasciati abbandonati a terra. I più assidui frequentatori – oltre ai vandali – sono i proprietari dei cani. Qualcuno prova anche a correre tra viali e fontanelle asciutte.
Nel 2015 Fabio Pagliara, oggi segretario della federazione di atletica leggera italiana e in passato consulente dell’ex sindaco Enzo Bianco, aveva lanciato l’idea di trasformare il parco in un centro sportivo gratuito a chilometro zero. Ma il progetto è rimasto confinato a un post su Facebook e a un dibattito social durato qualche giorno. Oltre allo sport, il parco offrirebbe pure la possibilità di essere sfruttato a fini turistici. All’interno c’è infatti una parte dell’antico acquedotto romano di Catania. Un’opera straordinaria che, però, è in parte diroccata e quasi nascosta tra le erbacce.
«Il Comune dovrebbe fare qualcosa ma in modo serio», commenta a MeridioNews Viola Sorbello, la presidente di Legambiente Catania. L’associazione periodicamente si occupa di pulire la zona e di organizzare delle iniziative per la piantumazione di alberi. «L’ultima volta – racconta Sorbello – abbiamo anche rimosso dei materassi e dei rifiuti ingombranti. Delle vere e proprie micro-discariche». Altro capitolo è quello che riguarda alcune strane frequentazioni. In passato, per esempio, più volte è stata segnalata la presenza di tossicodipendenti. Adesso, a quanto pare, può capitare di incontrare single in cerca di qualche avventura.
Ma cosa si potrebbe fare, in concreto, per cambiare rotta? «Trovare dei fondi, magari provenienti dall’Unione europea – continua la presidente di Legambiente – per risistemare il verde e l’acquedotto romano. Noi siamo anche favorevoli all’organizzazione di eventi, magari alleggerendo quelli alla villa Bellini, che è un giardino storico. Dentro, inoltre, si potrebbero dare in concessione le varie strutture e magari realizzare un chiosco, o una attività di ristorazione, con una connotazione etica».
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