Parcheggio Sanzio, dubbi sulla legalità dell’appalto D’Agata: «Stiamo valutando anche l’annullamento»

«Il contratto è oggetto di una profonda rivisitazione, forse di un annullamento». A preoccupare l’assessore alla Viabilità del Comune di Catania Rosario D’Agata  – e tutta l’amministrazione – è l’appalto per il parcheggio Sanzio, nella zona nord di Catania. Un lavoro già al centro dell’inchiesta antimafia Iblis e che nel 2013 è stato affidato alla Catania parcheggi spa, con sede a Palermo, formata per l’’1 per cento dal Consorzio Cooperative Ciro Menotti di Ravenna e per il 99 per cento dalla Final Spa di Palermo. Ditta, quest’ultima, che ha a capo Filippo Lodetti Alliata, imprenditore palermitano di sangue blu, accusato dei magistrati milanesi nell’indagine su Expo 2015 di aver tentato di ottenere i lavori nel capoluogo meneghino in modo illecito, insieme a quella che è stata ribattezzata dagli inquirenti la «cupola bipartisan degli appalti». La vicenda era emersa con un articolo pubblicato dalla nostra testata a settembre 2013 e ripresa in un’interpellanza all’Ars – rimasta senza risposta – da parte dell’onorevole del Movimento 5 stelle Angela Foti. «Non posso dire di più adesso – spiega D’Agata – Ma diciamo che il motivo potrebbe essere questo, insieme ad altri aspetti». Forse quelli sollevati dal gruppo ArgoCatania che a gennaio 2015 ha inviato un esposto alla procura e al Comune di Catania, oltre che all’Autorità nazionale anticorruzione e alla Commissione nazionale antimafia. Denunce che oggi potrebbero trovare riscontro nelle cautele dell’amministrazione etnea, preoccupata dalla legalità dell’appalto che avrebbe dovuto portare all’inizio dei lavori a dicembre 2014.

Un appalto che si direbbe maledetto. Tra quelli per 21 parcheggi – in centro e in periferia – voluti dall’ex sindaco Umberto Scapagnini, investito del ruolo di commissario speciale per l’’emergenza traffico dall’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Ad aggiudicarsi inizialmente i lavori è un raggruppamento d’’imprese guidato dall’’imprenditore ennese Mariano Incarbone, poi condannato in appello per concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo i giudici, sarebbe stato a disposizione del rappresentante provinciale di Cosa nostra etnea Vincenzo Aiello. Oltre alla Icob di Incarbone, nell’’iniziale associazione temporanea d’’imprese figurano anche la Coesi e la stessa Final di Lodetti Alliata. Nel 2010, dopo l’’emergere della vicenda giudiziaria, Icob e Coesi fanno un passo indietro, sostituite da altre due ditte: Gidi e Geco, in cui però viene accertata la presenza dello stesso Incarbone. Come ultimo atto, l’appalto viene affidato alla Catania parcheggi spa, dove della compagine iniziale resta solo la Final,  accompagnata dal Consorzio emiliano Cesare Menotti.

Il progetto prevede 1080 posti auto e 40 per i bus, da realizzare in project financing per un costo complessivo di 39 milioni di euro di cui 15 finanziati dalla regione Sicilia. Un lavoro importante per Catania, ma di ordinaria amministrazione per l’impresa di Filippo Lodetti Alliata che ha fatto dei parcheggi il suo business principale. Piacenza, Alessandria, Caltanissetta e Reggio Emilia. Lavoro, quest’ultimo – sotto la sindacatura dell’oggi sottosegretario Graziano Delrio  bollata dai cittadini del comitato No Vittoria Park come «una speculazione priva di interesse pubblico». E a interessarsi del caso, dopo il coinvolgimento di Lodetti nelle indagini sull’Expo, è anche la procura di Reggio Emilia. «Io gestisco città, intere città», diceva l’imprenditore palermitano a gennaio 2014, non sapendo di essere intercettato.


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