Leoluca orlando, spinto da un travolgente consenso popolare, nonostante i colpi di coda e qualche scorrettezza del suo avversario, si avvia a conquistare la poltrona più alta di palazzo delle aquile. Un poltrona che scotta, viste le condizioni disastrose nelle quali si trova il comune di palermo e considerata la difficile governabilità delle risorse umane, molte delle quali poco qualificate, così abbondantemente presenti nell' 'azienda' comunale.
Palermo, verso la ‘città dell’uomo’
Leoluca Orlando, spinto da un travolgente consenso popolare, nonostante i colpi di coda e qualche scorrettezza del suo avversario, si avvia a conquistare la poltrona più alta di palazzo delle Aquile. Un poltrona che scotta, viste le condizioni disastrose nelle quali si trova il Comune di Palermo e considerata la difficile governabilità delle risorse umane, molte delle quali poco qualificate, così abbondantemente presenti nell’ ‘azienda’ comunale.
Siamo tuttavia convinti che l’esperienza, maturata nei lunghi anni che è stato al vertice del Comune di Palermo, e l’indubbio prestigio, non solo locale, che l’accompagna gli consentiranno di rispondere alle emergenze e di avviare quel processo risanamento che i palermitani attendono da tempo. Bisogna però essere chiari, chi ha pensato di votare Orlando individuandolo come una sorta di Santa Rosalia pronta a fare chissà quale miracolo, sappia che, a parte gli opportuni segnali di nuovo, almeno nel breve periodo, di quella rivoluzione copernicana, che i cittadini palermitani si attendono, vedrà ben poco. La strada del risanamento sarà lunga e segnata, necessariamente, da sacrifici per tutti. Quel che invece, sono certo, cambierà, e non é poco, in brevissimo tempo, sarà il rapporto fra cittadino e istituzioni municipali: retoricamente, il cittadino si sentirà dentro le istituzioni, partecipe del progetto di città come non lo è stato negli ultimi anni.
La promessa di Orlando è proprio questa, aprire il palazzo alla gente rompendo quel senso di estraneità che finora ha negativamente segnato la politica cittadina. Ma Orlando, da solo, se non supportato dalla presenza attiva della gente, dalla riscoperta del senso di cittadinanza, potrà fare ben poco. Paradossalmente, l’assenza di partecipazione attiva trasformerebbe il conquistatore del ‘Palazzo’ nel prigioniero del ‘Palazzo’.
C’è di più: quella partecipazione non può limitarsi alle grandi adunate, né ridursi ad una vigilanza occhiuta, ed anche questa ci vuole, sui comportamenti del sindaco e della sua compagine amministrativa. I cittadini palermitani che, giustamente, hanno voluto, con un voto che andato al di là di ogni auspicabile previsione, rompere con certa, degenerata, intermediazione partitica, debbono ora farsi carico delle proprie responsabilità, devono riconquistare quel senso civico che sembrano, purtroppo, avere smarrito anche per il cattivo esempio del ceto politico che in questi anni li ha governati.
L’invito che, responsabilmente, ci sentiamo di fare alla gente di Palermo é dunque di non lasciare solo il nuovo sindaco, di incalzarlo sì nella sua azione amministrativa, ma soprattutto di aiutarlo con i comportamenti giornalieri, con i piccoli atti e i piccoli gesti spesso più importanti dei grandi gesti, di rendere cioè concreta la speranza di un reale cambiamento che tutti abbiamo coltivato in questi anni , che finalmente si metta mano alla trasformazione di un amorfo aggregato urbano in quella che Giuseppe Lazzati indicava come “città dell’uomo”.