Il messaggio dedicato alle vittime dell'alluvione, esposto in occasione di Catania-Siracusa, ha avuto una vasta eco mediatica. Gli ultras etnei si raccontano, parlando del senso di quel messaggio, figlio di un preciso modo di pensare e vivere il tifo
«Palermo rialzati!»: la Curva Nord racconta lo striscione «Niente etichette, morti di Palermo sono anche nostri»
Ha fatto il giro d’Italia commuovendo, facendo riflettere e quasi distogliendo per nove lunghi minuti lo sguardo dal terreno di gioco: lo striscione esposto domenica sera al Massimino per commemorare i morti di Casteldaccia ha riempito il settore centrale della Curva, colmando in un certo senso il doloroso silenzio che ha accompagnato i primi nove minuti di Catania-Siracusa. «Piangiamo i nostri morti, sentiamo lo stesso dolore. Noi siamo la Sicilia…Palermo rialzati». Questo il testo che, quando è stato esposto, ha ricevuto l’applauso di tutto lo stadio.
Social media, giornali cartacei e online, radio: sono stati in molti a dare rilevanza al messaggio di unità e cordoglio, mettendo in evidenza come, quando ci sono di mezzo tragedie del genere, anche la più viscerale delle rivalità calcistiche non può che passare in secondo piano. Quello che è stato evidenziato dallo striscione di ieri sera, però, è una linea e un modo di pensare che ha da sempre caratterizzato l’operato della Curva Nord. Perché la Curva, come sottolineato dai suoi esponenti nel corso di una chiacchierata informale, va al di là delle etichette e del mero significato del calcio inteso come sport.
«Noi non siamo distratti, viviamo la realtà quotidianamente: siamo un movimento vero e proprio e guardiamo tutto quello che ci sta attorno. Siamo padri, figli, fratelli, genitori, amici, ancor prima che tifosi. Tutto ciò che va oltre il calcio – conferma la voce della Curva – lo commentiamo, lo analizziamo e se possiamo fare qualcosa la facciamo». Una presenza che, a livello sociale, è costante. «A Natale organizziamo sempre una raccolta alimentare, portiamo giocattoli al policlinico – ci confermano i tifosi della Nord – ci occupiamo dei senza tetto che dormono nei pressi del Duomo, spesso dimenticati dal Comune. Non è una novità per noi». Oltre le etichette politiche, ma sempre attenti a ciò che accade: «Abbiamo fatto striscioni su barconi della morte, terremoti e anche argomenti scientifici – ribadiscono gli ultras – tematiche che vanno ben al di là del calcio giocato».
La risonanza di uno striscione, infatti, può essere ben più grande di messaggi passati attraverso giornali e social network. La volontà finale è anche quella di abbattere una idea di ultras basata su divisioni e violenze: «Alcuni errori sono sicuramente stati fatti e si dovevano evitare – ribadiscono dalla Nord – ma la stragrande maggioranza delle nostre attività riguarda vita, sostegno e gioia, senza alcun tipo di distinzione tra ceti sociali». Tutti uniti dall’amore per i colori rossazzurri: «In Curva si trova l’avvocato, il disoccupato, lo studente, il medico. Ma quando si tifa, nessuno mette in mostra ciò che rappresenta: il calcio ha una importante valenza sociale, non è solamente un gioco».In questo clima, la goliardata e lo sfottò verso i rivali è elemento imprescindibile. «I derby vanno giocati e vinti e i successi contro il Palermo, da questo punto di vista, non possono essere paragonati a nessun’altra vittoria».
Parlare di odio però è sbagliato: è una sana rivalità quella che divide le due principali anime della nostra Isola. Una rivalità colma di rispetto che, ovviamente, si ferma davanti a tragedie come quella successa la scorsa settimana a Casteldaccia. «Quando si guarda la tv e si vede un padre che piange i propri cari non si può rimanere indifferenti – argomentano i portavoce della Nord -. Anche baciare i figli prima di andare a lavorare ogni mattina, dal giorno della tragedia, ha assunto una valenza diversa, più amplificata». Perché il dolore, così come la gioia, è un sentimento collettivo e universale: «Non bisogna essere palermitano per soffrire per una cosa del genere, il loro dolore è anche il nostro»