I 26 punti di differenza, di fatto, non si sono visti e lo dimostra soprattutto un primo tempo privo di emozioni e di occasioni da rete. La squadra rosanero, dignitosa e propositiva, è stata in grado di reggere l’urto con la corazzata bianconera. Ma non è stato sufficiente nemmeno il record di presenze al Barbera. Il match termina 0-1
Palermo punito da Morata Una Juve operaia al Barbera
Promosso sul campo ma non dal risultato. Un Palermo tonico e determinato esce sconfitto nel big-match con la Juventus, primo anticipo della ventisettesima giornata. I bianconeri si sono imposti con il punteggio di 1-0 grazie al gol realizzato da Morata al venticinquesimo del secondo tempo. Un’intuizione vincente da parte di Allegri che, proiettato mentalmente verso la sfida di Champions in programma mercoledì a Dortmund contro il Borussia, ha tenuto l’attaccante spagnolo inizialmente in panchina inserendolo nella ripresa nel momento in cui, con le squadre stanche, la verve del numero 9 avrebbe potuto dare nuova linfa all’attacco bianconero. E il talento spagnolo ha risposto presente spezzando l’equilibrio di una gara tatticamente bloccata e regalando alla Vecchia Signora tre punti d’oro. Tre punti dal profumo di scudetto in virtù dell’ampio margine di vantaggio maturato nei confronti della Roma. Confortanti, nonostante il passo falso, le risposte fornite dai rosanero. Il Palermo non ha impensierito Buffon ma, davanti ai circa 30mila del Barbera (record stagionale in termini sia di presenze che di incasso), ha offerto una prova tutto sommato positiva dal punto di vista dell’atteggiamento tenendo testa con ardore agonistico alla prima forza del campionato. I rosanero, che non perdevano in casa dal 29 settembre (0-4 contro la Lazio), nonostante la sconfitta hanno poco da rimproverarsi. La squadra non è stata incisiva e non è riuscita a spegnere la spia accesa sul display dell’attacco nelle ultime giornate ma, nel complesso, resta l’immagine di un Palermo dignitoso e propositivo, in grado di reggere l’urto, soprattutto sul piano fisico, con la corazzata bianconera.
Iachini, che in settimana ha lavorato di nuovo su due piani paralleli (difesa a tre e a quattro), opta per la linea a tre formata da Vitiello, Terzi e Andelkovic. Rispetto al match di Cesena nel quale la squadra era schierata con il 4-3-2-1, Quaison lascia il posto a Rispoli che, nell’ambito del 3-5-1-1 disegnato dal tecnico rosanero, presidia la fascia destra a centrocampo. In cabina di regia torna Maresca, ex di turno. Modulo speculare per la Juventus, in campo con il 3-5-2, prima formula applicata in questa stagione da Allegri per dare continuità al lavoro impostato da Conte prima di modificare il proprio copione e passare gradualmente al 4-3-1-2.
Di solito due squadre schierate a specchio tendono ad annullarsi: la gara di oggi ha confermato questo trend anche se la qualità dei singoli, sia tra le fila rosanero che tra i bianconeri (oggi in maglia blu), dà imprevedibilità al gioco e, a prescindere dalle alchimie tattiche, alimenta delle sporadiche fiammate in grado di accendere l’incontro in qualsiasi momento. In prima fila, sul fronte rosanero, il tandem Vazquez–Dybala, un duo capace di fare la differenza (Dybala oggi però non ha lasciato il segno stretto nella morsa dei difensori avversari) e particolarmente motivato al cospetto di una big come la Juve che ha già manifestato un certo interesse nei confronti dei due argentini. E i due rosanero sfruttano questa vetrina per mettersi ulteriormente in mostra: El Mudo si è presentato dopo quattro minuti con un tunnel ai danni del connazionale Tevez. Un ottimo biglietto da visita quello esibito dal numero 20 rosanero, uno dei pochi in grado di alzare il tasso qualitativo di un Palermo operaio, plasmato da Iachini a sua immagine e somiglianza e con dei tratti specifici quali agonismo, compattezza e determinazione. La qualità, insomma, è appannaggio esclusivo di alcune individualità di spicco. Una caratteristica in comune oggi con la Juventus che, senza alcuni big (out Pirlo per infortunio e lo squalificato Pogba), è scesa in campo con un profilo diverso privilegiando risorse diverse da quelle che, di solito, la qualificano con l’organico al completo sia in Italia che in Europa. I ventisei punti di differenza, di fatto, non si sono visti e lo dimostra soprattutto un primo tempo privo di emozioni e di occasioni da rete. Gli unici brividi li ha provocati con qualche rinvio rischioso il portiere Sorrentino, capitano al posto di Barreto (fischiato nella ripresa al momento della sostituzione), regolarmente in campo ma senza la fascia per ragioni di opportunità alla luce degli ultimi sviluppi legati al mancato rinnovo del contratto.
Palle-gol con il contagocce anche nella ripresa che, sulla falsariga della prima frazione di gioco, si era sviluppata sul filo dell’equilibrio nonostante il gol del vantaggio bianconero. I due tecnici hanno provato a scompaginare i piani difensivi dell’avversario con l’inserimento di forze fresche (nella Juve spazio a Vidal al posto di Sturaro dopo l’intervallo) e le mosse in partita in corso hanno premiato Allegri che al sessantesimo ha calato sul terreno di gioco la carta Morata al posto di uno spento Lllorente. Ed è stato proprio il numero 9 a cambiare l’inerzia della gara con il gol realizzato al 70’ con una conclusione a giro di sinistro da fuori area sugli sviluppi di una ripartenza. Iachini ha risposto dopo sei minuti con la sostituzione Barreto-Belotti ma il cambio del tecnico rosanero, che contestualmente ha ridisegnato lo scacchiere con il 3-4-1-2, non ha sortito gli effetti sperati.