Palermo, Orlando e l’amore possibile

Diciannove anni fa Palermo tributava a Leoluca Orlando una percentuale che nessun sindaco di una grande città ha mai raggiunto nella breve storia delle elezioni dirette. Nel 1993 vinceva con una coalizione di sinistra e una nuova formazione atipica e trasversale, la Rete. Oggi si appresta a vincere con un’identica percentuale e una novità assoluta: nessun condizionamento dalla propria coalizione.

Orlando vince da solo saltando ogni mediazione partitica. E’ la prima volta che accade. Non ci saranno all’indomani compensazioni per gli sconfitti, né liste di graditi ai partiti che occuperanno posti di responsabilità. Palermo ha lanciato un urlo di disperazione e amore e l’ha indirizzato verso l’unico interlocutore possibile e credibile.

Questo gli affida una grande responsabilità insieme a una vera libertà. Libero dai partiti, come un presidente americano, si appellerà alla gente e risponderà a loro.

La caduta del diaframma, spesso una vera zavorra, degli apparati partitocratici, sempre pronti a reclamare lauti incarichi o difendere corposi interessi, renderà la sua azione immediata ed efficace.

Una città che ha visto affermarsi una vasta aristocrazia dei privilegi, nutrita attraverso l’uso sapiente della discrezionalità amministrativa, la moltiplicazione delle società pubbliche, le concessioni senza assicurazioni, aspetta un vero e grande risarcimento morale.

In questi dieci anni la gente di Palermo è stata derubata del bene più prezioso: la speranza. La speranza di sognare un domani diverso e migliore. La speranza in una città più giusta e più vera, La speranza nel sogno possibile che coltiva l’impossibile.

Ma la gente non aspetterà 100 giorni per giudicarlo. Vorrà risposte immediate. Risposte che possono arrivare. Orlando ha promesso nel comizio di chiusura della sua campagna elettorale che sarà assessore al personale. Ha ben detto. L’immensa risorsa umana del Comune di Palermo è anche la sua palla al piede. In 30 giorni, senza spendere un soldo, ma soltanto spingendo, esortando e, per i più riottosi, minacciando, Palermo può compiere il piccolo miracolo: divenire verde e pulita. Poi verrà una mobilità migliore, l’aria più pulita, le nuove tecnologie, un nuovo e massiccio arrivo di turisti attratti dalla Palermo finalmente liberata.

La vasta corte addensatasi nei ‘Palazzi’ cercherà nuove strade e nuovi collegamenti, ma il nuovo tempo è quello del rigore e del buon esempio. E il nuovo sindaco è abituato ad assicurarlo.

Infine una raccomandazione. Il rapporto diretto con la gente ha bisogno di strumenti. Strumenti che il potere spesso teme. Ma chi ha saltato l’intermediazione dei partiti deve auspicarli. Sono gli strumenti di democrazia diretta, previsti da un ormai vecchio Statuto cittadino e mai resi attivi. In Sardegna hanno dimostrato la loro carica correttiva alle degenerazioni. Orlando renda possibile il loro uso con quorum possibili e quote di sottoscrizioni praticabili. E se qualcuno li userà contro la sua amministrazione, in realtà gli fornirà ancora una volta la possibilità di rivolgersi a quel popolo che gli ha conferito il mandato per chiedere le conferme che spesso gli ha dato.

 


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Diciannove anni fa palermo tributava a leoluca orlando una percentuale che nessun sindaco di una grande città ha mai raggiunto nella breve storia delle elezioni dirette. Nel 1993 vinceva con una coalizione di sinistra e una nuova formazione atipica e trasversale, la rete. Oggi si appresta a vincere con un’identica percentuale e una novità assoluta: nessun condizionamento dalla propria coalizione.

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