Finiscono così 32 anni di storia dell'Unione Sportiva Città di Palermo. E termina tra le aule giudiziarie la gestione dell'ex patron friulano, che sta già affrontando un procedimento per falso in bilancio e false comunicazioni sociali
Palermo, il tribunale sancisce il fallimento Zamparini rischia bancarotta fraudolenta
Il vecchio Palermo, quello di Maurizio Zamparini scomparso dai quadri federali sotto la gestione Arkus Network di Salvatore Tuttolomondo a luglio, è fallito. Il tribunale di Palermo lo ha deciso questa mattina cancellando con una pec depositata in cancelleria dopo le 11 gli ultimi 32 anni di storia dell’Unione Sportiva Città di Palermo. Il club era stato rifondato dopo l’ennesima radiazione nel 1987 e negli ultimi anni due anni è stato travolto dalle inchieste della Guardia di finanza che hanno fatto emergere irregolarità nella gestione Zamparini che hanno portato non solo alla dichiarazione di fallimento, ma l’ex patron alla sbarra in un procedimento già in corso per falso in bilancio e false comunicazioni sociali.
L’agonia del vecchio Palermo è iniziata nel 2017 con l’avvio delle indagini della procura sulla gestione dei conti del club, soprattutto sulla controversa compravendita del marchio rosanero a una società riconducibile allo stesso Zamparini che aveva di fatto creato una plusvalenza da una quarantina di milioni che sembrava avere rimesso a posto i conti della società. Sull’artificio contabile si basava anche la prima istanza di fallimento depositata dalla procura di Palermo a novembre del 2017, poi respinta a marzo del 2018 perché il tribunale fallimentare decise di non entrare nel merito della questione della compravendita del marchio.
Una sentenza che è stata anche oggetto di indagini da parte della procura di Caltanissetta per il sospetto che fosse pilotata. I pm di Palermo hanno continuato a indagare scoprendo il sistema che avrebbe permesso a Zamparini di tirare fuori dalla società denaro per sottrarlo all’aggressione dei creditori. Gli ultimi padroni del vecchio Palermo, il gruppo Arkus che non ha iscritto il club al campionato di B, ha provato ugualmente ad evitare il fallimento con un piano di risanamento che però «conteneva un numero impressionante di violazioni della normativa fallimentare». Per questo i giudici fallimentari hanno respinto la richiesta di concordato e deciso per il fallimento. Ora si apre la strada della bancarotta fraudolenta e delle conseguenze penali per gli ultimi amministratori.