Palermo, città a perdere. Dopo il Gay pride, i parcheggi per fare sesso…

Pare che le origini di Palermo risalgano addirittura alla preistoria. La prosperità del territorio, il clima mite e molti altri fattori facevano di questo sito un vero e proprio paradiso terrestre. Furono queste le condizioni che invogliarono molti popoli ad abitare questo luogo. Furono i fenici che, intorno al 734 a.C., trasformarono Palermo, ai tempi chiamata Zyz, in una vera e propria città.

La loro scelta era dovuta alla posizione di Palermo particolarmente favorevole, e sotto molti punti di vista. Il territorio su cui sorge Palermo era, in origine, un’ampia pianura tagliata da fiumi, torrenti e ampie zone paludose, presto bonificate e convertite in aree agricole, le quali, anche grazie al clima particolarmente mite, divennero in brevissimo tempo un immenso giardino di agrumi. Cosa che valse alla città, in tempi più recenti, l’appellativo di “Conca d’Oro”.

Da allora Pan Ormus (“Tutto Porto”) per la sua naturale posizione e disposizione che permetteva un facile e sicuro accesso alle navi) è stata sempre, nel corso dei secoli, un nodo culturale e commerciale di primaria importanza fra occidente e Asia, un sito strategico per i commerci navali in transito nel Mediterraneo. La sua storia millenaria ha mostrato come tutti i popoli che l’hanno conquistata, forse perché affascinati dalle bellezze che trovavano, invece di distruggere tutto e ricostruire una nuova città (come era prassi usuale a quei tempi) hanno sempre rispettato quanto era stato lasciato dai popoli che li avevano preceduti.

Con il passare dei secoli Palermo divenne un esempio di integrazione interculturale che non ha analoghi nel mondo. La lungimiranza di sovrani e dominatori fece sì che la ricchezza della città non dovesse essere ogni volta creata dal nulla, ma potesse crescere sempre di più sino a raggiungere, secolo dopo secolo, un valore inestimabile. Grazie a loro Palermo nei secoli ha accumulato un patrimonio storico culturale senza precedenti e con pochi rivali, anche dal punto di vista delle attrattive turistiche, non solo in Italia, ma nel mondo intero.

In questi giorni sono molti i turisti che, alla ricerca di tracce di questo patrimonio eccezionale che per millenni ha caratterizzato la città di Palermo, arrivano in città. Ed è a questo punto che si scontrano con una realtà ben diversa da quella che si aspettavano. Appena messo piede in città vedono una città sporca, con un livello di smog senza precedenti e con problemi di gestione di ogni tipo.

Rifiuti di ogni genere vengono sparsi per le strade (anche quelle del centro) e nessuno sembra pensare a rimuoverli. Del resto, a volte non si sa nemmeno “chi” dovrebbe toglierli (le operazioni di pulizia sono compito dell’Amia, ma vessa in pessime condizioni economiche per non dire che è in quasi fallimento, o di chi gestisce aiuole e giardini o di non si sa chi altro). Man mano che si entra in città, lungo tutti gli assi viari principali fanno la propria comparsa cumuli di rifiuti che vengono rimossi solo periodicamente (quando si è fortunati), ma che subito tornano a fare la propria comparsa.

Altrove un clima come il nostro, caldo ma temperato dal mare, sarebbe considerato un privilegio e una vera e propria ricchezza da utilizzare. A Palermo invece è un problema: con il caldo estivo il materiale combustibile contenuto nei rifiuti rischia di scatenare incendi con gravi conseguenze per l’ambiente e per le persone. Del resto, non si sa nemmeno dove portare questi rifiuti. La discarica di Bellolampo, dopo l’incendio di un anno fa e il percolato che rischiava di diffondersi nelle falde acquifere è praticamente inutilizzabile. Eppure del problema dei rifiuti a Palermo si parla ormai da decenni, gli strumenti tecnici e normativi per risolvere il problema esistono e sono sempre esistiti, ma nessuno ha mai voluto affrontare il problema in modo radicale e così ci si è ritrovati a respirare diossina e non si sa ancora per quanto tempo.

Alcuni dei siti storici, di quei monumenti che dovunque sarebbero considerati un patrimonio da valorizzare, poi, giacciono abbandonati e in continuo degrado oppure sono accessibili solo in modo poco pratico (anche a causa della completa mancanza di servizi sia interni che esterni) sia alla popolazione che ai turisti. Del resto, se anche i turisti, dopo aver letto di loro sui libri di storia dell’arte, volessero visitarli non saprebbero come raggiungerli.

Il sistema di trasporti pubblici è in condizioni pessime, come del resto aveva affermato l’attuale Sindaco durante la sua campagna elettorale (ma, da allora, cosa si è fatto?). In altre parti del mondo, in altre città europee e anche in molte città italiane, chi vuole prendere un autobus ha una fermata con gli orari in cui passeranno i mezzi, orari sempre rispettati. A Palermo non è così. Nelle grandi città che non possono disporre di mezzi pubblici su gomma esistono trasporti su rotaia a compensare tale mancanza. A Palermo, invece, il tram pare essere più una chimera che una realtà. Se ne parla da decenni e ci si lavora da anni, ma le speranze di vedere realizzato un servizio funzionale ed efficiente in tempi ragionevoli sembrano vane (del resto i lavori sono in alto mare e aver già acquistato i veicoli per il trasporto non farà altro che creare ulteriori problemi: sia per i costi dovuti alla manutenzione dei veicoli stessi sia per il fatto che tali veicoli, quando potranno essere utilizzati, saranno obsoleti e usurati dal tempo).

Anche quando i turisti decidessero di girare la città in auto, i problemi non farebbero che aumentare. Si troverebbero di fronte ad una città con un traffico infernale (e per di più reso ancora peggiore da interminabili lavori per la “metropolitana di terra” che, però, in parte scende “sotto” terra e, quando lo fa, pare abbia creato, con i lavori di scavo, problemi strutturali ad alcuni edifici soprastanti). I turisti dovrebbero destreggiarsi in un traffico infernale, reso ancora peggiore, se mai possibile, dai lavori per la linea tranviaria che hanno fatto sì che, ad esempio, chi volesse percorrere uno degli assi principali di Palermo, via Leonardo da Vinci, ad un certo punto si troverebbe costretto a raddoppiare il tragitto essendo obbligato a raggiungere via Pitrè e a tornare indietro. Con le ovvie conseguenze per l’inquinamento urbano e per i tempi di percorrenza che tale decisione comporta.

Inquinamento che negli ultimi anni ha raggiunto livelli mostruosi al punto da far meritare alla nostra città il quinto posto nella graduatoria mondiale delle dieci città con il peggior traffico, superata solo da Mosca, Istanbul, Varsavia e Marsiglia. Ma allora a cosa è servito l’obbligo di circolazione a targhe alterne?

Del resto, già da molto tempo, anzi da anni, da molti anni, diversi soggetti (tra cui l’Ordine degli ingegneri e Confcommercio) hanno fatto presente, prima ad un Sindaco (Diego Cammarata) e poi al suo successore (Leoluca Orlando), che tali misure sarebbero inutili e inefficaci. E a dimostrarlo sono i dati delle centraline di rilevamento ambientale. E, invece, ci si ostina ad imporle ai cittadini. Senza che, a tutt’oggi, sia stato realizzato il Piano Generale del Traffico Urbano, già in lavorazione da tempi biblici, promesso dall’allora vicesindaco Milone e ancora non attuato.

Nel frattempo lo smog dovuto in buona parte al traffico sta sgretolando parte del patrimonio storico culturale della nostra città (nelle scorse settimane è stato necessario mettere in sicurezza alcuni edifici come Porta Nuova e i Quattro Canti che pure erano stati restaurati solo pochi anni fa).

A peggiorare la mobilità degli sventurati turisti che volessero visitare Palermo, la Capitale dell’Euromediterraneo, poi si aggiungerebbe il problema dei parcheggi. Sì, perché anche parcheggiare a Palermo è un problema. La gestione dei parcheggi, infatti. è in parte comunale e in parte ceduta in gestione all’APCOA, la quale da anni ormai, ovvero da quando è sbarcata in città, non solo non potrebbe emettere multe in caso di mancato pagamento della tassa per il parcheggio «perché una società privata non può comminare sanzioni amministrative e i termini della notifica stabiliti dalla legge non sono rispettati» (a stabilirlo sono i giudici che hanno esaminato i ricorsi presentati dai cittadini) ma, secondo alcuni, non dovrebbero nemmeno poter gestire le cosiddette zone blu.

Infatti, in base a quanto previsto dal Codice della Strada (art. 157 c. 1 e 2, art. 3 c. 1, art. 7 c. 6, etc) “le aree destinate al parcheggio devono essere ubicate fuori della carreggiata, e comunque in modo che i veicoli parcheggiati non ostacolino lo scorrimento del traffico”. Quindi il turista che volesse visitare Palermo con i propri mezzi, dovrebbe poter lasciare la propria vettura in “aree di parcheggio” sulle quali il Comune potrebbe richiedere il pagamento di una somma di denaro. Aree di parcheggio che non sono i margini della carreggiata e che quindi il Comune non può cedere in gestione per i parcheggi a terzi.

Invece non solo questo è ciò che avviene ancora oggi, ma a chi non pagasse la somma che, almeno stando al Codice della Strada, non sarebbe dovuta (lo proverebbe anche il fatto che ad oggi solo un ricorso dopo molti anni, sia giunto in Tribunale), o all’ignaro turista che, cosciente di non doverlo fare, si rifiutasse di esporre il tagliandino dell’APCOA, verrebbe chiesto o di pagare una somma aggiuntiva (che come ha detto il Tribunale e come hanno riconosciuto gli stessi avvocati dell’APCOA non sarebbe una multa, non potendo l’APCOA emettere multe) o, in alternativa, di contestare la vicenda presso il Tribunale di Mantova. E ciò, anche se l’infrazione è avvenuta a Palermo (cosa, per un turista di passaggio, ma anche per un semplice cittadino di Palermo, altrettanto assurda)! (a destra, foto tratta da buongiornosicilia.it)

Non è finita qui. Pare che, dopo il successo che ha avuto il Gay pride del giugno scorso, sia stata presentata una richiesta formale al Comune di Palermo per la realizzazione di parcheggi custoditi in cui appartarsi per fare sesso. Forse verranno dati in gestione anche questi all’APCOA?

Una volta i cittadini e i visitatori di Palermo venivano accolti dai profumi degli agrumeti. Ora respirano smog e diossina, devono aspettare per interminabili ore i mezzi pubblici, devono affrontare uno dei peggiori traffici del mondo per giungere ai monumenti e a volte dopo li trovano trovati chiusi per la mancanza di personale o, a volte, inaccessibili o privi di servizi come parcheggi. E dopo aver dovuto prolungare la propria permanenza in Italia per recarsi a Mantova per contestare il pagamento di una multa, che cosa dirà un turista di Palermo una volta tornato a casa? Non lo sappiamo, ma molto probabilmente programmerà altrove le sue prossime vacanze.

 

 

 


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Pare che le origini di palermo risalgano addirittura alla preistoria. La prosperità del territorio, il clima mite e molti altri fattori facevano di questo sito un vero e proprio paradiso terrestre. Furono queste le condizioni che invogliarono molti popoli ad abitare questo luogo. Furono i fenici che, intorno al 734 a. C. , trasformarono palermo, ai tempi chiamata zyz, in una vera e propria città.

Pare che le origini di palermo risalgano addirittura alla preistoria. La prosperità del territorio, il clima mite e molti altri fattori facevano di questo sito un vero e proprio paradiso terrestre. Furono queste le condizioni che invogliarono molti popoli ad abitare questo luogo. Furono i fenici che, intorno al 734 a. C. , trasformarono palermo, ai tempi chiamata zyz, in una vera e propria città.

Pare che le origini di palermo risalgano addirittura alla preistoria. La prosperità del territorio, il clima mite e molti altri fattori facevano di questo sito un vero e proprio paradiso terrestre. Furono queste le condizioni che invogliarono molti popoli ad abitare questo luogo. Furono i fenici che, intorno al 734 a. C. , trasformarono palermo, ai tempi chiamata zyz, in una vera e propria città.

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