Palermo, le videochiamate dal carcere per gestire gli affari della famiglia mafiosa

Salvatore Sorrentino, braccio destro di Settimo Mineo, l’uomo che è stato ritenuto il promotore della ricostruzione della cupola mafiosa, dal carcere di Roma avrebbe continuato a gestire la famiglia del Villaggio Santa Rosalia (inserita nel mandamento di Pagliarelli), quartiere periferico di Palermo. Secondo quanto è stato ricostruito dall’accusa, Sorrentino avrebbe dato precisi ordini al figlio 23enne Vincenzo per proseguire nella gestione degli affari e dirimere contrasti all’interno della cosca. Per farlo, avrebbe utilizzato anche la tecnologia tramite le videochiamate introdotte all’epoca della pandemia da Covid-19 per agevolare le relazioni tra i detenuti e i congiunti. Con questa modalità, Sorrentino avrebbe convocato numerosi affiliati per impartire ordini e direttive, rafforzando la sua autorità attraverso la forza della propria immagine e ricevendo attestati di fedeltà nel rispetto del codice mafioso.

La scorsa notte i finanzieri del nucleo di polizia economica e finanziaria, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia, con l’operazione Villaggio di famiglia, hanno eseguito 33 ordinanze di custodia cautelare: 25 in carcere, una agli arresti domiciliari e sette interdittive per l’esercizio di attività imprenditoriali. Venti di loro avrebbero percepito direttamente o tramite il nucleo familiare il reddito di cittadinanza, beneficio che adesso verrà sospeso. Gli indagati sono accusati a vario titolo, dei reati di partecipazione e concorso esterno in associazione mafiosa, con l’aggravante dell’associazione armata, trasferimento fraudolento di valori al fine di agevolare Cosa nostra, e traffico di stupefacenti con l’utilizzo del metodo mafioso. Con lo stesso provvedimento il giudice per le indagini preliminari di Palermo ha disposto il sequestro preventivo di sei attività commerciali nel settore della ristorazione, del commercio al dettaglio di generi alimentari, del trasporto merci su strada e del movimento terra, per un valore complessivo di circa 5 milioni di euro. Per eseguire il provvedimento sono stati impiegati 220 militari della guardia di finanza, in forza ai reparti di PalermoCaltanissettaAgrigentoSiracusa e Trapani. Sono in corso numerose perquisizioni.

Come emerso dalle indagini, la famiglia mafiosa del Villaggio Santa Rosalia avrebbe controllato e condizionato il tessuto economico del territorio. Nulla sarebbe sfuggito: dalla vendita ambulante del pane con l’imposizione del prezzi di vendita dei prodotti alla fornitura in regime di monopolio dei fiori attraverso una rete di venditori palermitani nei pressi dei cimiteri di Sant’Orsola e Santa Maria dei Rotoli che avrebbero favorito le imprese ragusane, vicine a esponenti mafiosi legati al clan stiddaro Carbonaro-Dominante di Vittoria. L’apertura dei negozi sarebbe avvenuta dietro autorizzazione con l’imposizione di ditte e tecnici per la realizzazione di lavori nei locali commerciali. La famiglia avrebbe controllato anche gli affari immobiliari, le aziende del settore edile e del movimento terra e sarebbe stata sempre pronta a dirimere le controversie tra privati. A diversi affiliati sarebbe toccato il compito di gestire la cassa della famiglia. Riserve di soldi contanti per potere assicurare il sostegno economico ai carcerati o a chi si trovava in difficoltà economica. Anche al Villaggio sono arrivati negli anni fiumi di cocaina dalla Calabria. Nel corso di indagini è stato ricostruito il pagamento di un grosso quantitativo di droga per circa 700mila euro. I finanzieri in quell’occasione bloccarono un corriere con sette chili di droga.

Indagati con custodia cautelare in carcere
Salvatore Sorrentino, 58 anni
Vincenzo Sorrentino, 23 anni
Leonardo Marino, 34 anni
Andrea Ferrante, 48 anni
Giovanni Cancemi, 53 anni
Alessandro Miceli, 28 anni
Pietro Maggio, 63 anni
Maurizio Sanfilippo, 63 anni
Roberto Barbera, 30 anni
Morris Morgan Cardinale, 41 anni
Paolo Maniscalco, 66 anni
Francesco Maniscalco, 35 anni
Silvestre Maniscalco, 44 anni
Federico Manno, 26 anni
Rosario Manno, 57 anni
Rosaria Leale, 33 anni
Christian Tomasino, 24 anni
Giampiero Giannotta, 28anni
Gaetano Sorrentino, 31 anni
Luigi Abbate, 28 anni
Luigi Abbate, 25 anni
Gianluca Bruno, 26 anni
Vincenzo Adelfio, 25 anni
Andrea Nicolò, 30 anni, di Reggio Calabria
Vincenzo Sparla, 40 anni di Marsala (Trapani).
L’indagato agli arresti domiciliari è il 36enne Simone Fiorentino.
La misura interdittiva che vieta di esercitare attività imprenditoriale per un anno è stata emessa per:
Vito Lombardo, 41 anni
Rosario La Barbera, 53 anni
Angelo Stella, 30 anni
Giuseppe Galante, 40 anni
Natale Santoro, 46 anni
Alessandro Santoro, 44 anni
Giovanni Grillo, 35 anni.
Il provvedimento del gip dispone anche il sequestrato di sei aziende: la ditta individuale Vito Lombardo Il baretto, la ditta individuale Angelo Stella Briatore cafè, ditta individuale Giovanni Grillo frutta e verdura, la ditta individuale Rosario Manno preparazione del cantiere edile, la ditta individuale Nicolò Fiorentino, trasporto merci, Man Service srls di Silvestre Maniscalco, trasporto merci. 


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