Il 31enne centrocampista rosanero non nasconde il desiderio di concludere sul terreno di gioco l'opera iniziata ad agosto. La stretta attualità, in ogni caso, fa ancora rima con sosta forzata a causa dell'emergenza Coronavirus
Palermo, anche Martin ha le idee chiare «Meritiamo la C, la vorremmo sul campo»
È un periodo delicato in cui avremmo davvero bisogno di pillole di saggezza? A Palermo, a questo proposito, c’è un dispenser con il nome e il volto di Malaury Martin, centrocampista classe 1988 in grado di accendere la luce in mezzo al campo e in possesso anche degli strumenti giusti per illuminare la mente dei suoi interlocutori. Il numero 8 rosanero, che sta vivendo la quarantena qui in città senza i familiari, in termini di lettura e di gestione psicologica di questo stop forzato causa Coronavirus rappresenta un modello virtuoso.
«Fin dall’inizio sono rimasto molto colpito da quello che stava accedendo in Cina – ha esordito il centrocampista francese in un’intervista rilasciata al sito ufficiale – ricordo di avere visto a gennaio un video girato a Wuhan in cui i cittadini barricati in casa si incitavano a vicenda nel silenzio della notte, mi sono venuti i brividi. Finché le tragedie non si vivono sulla propria pelle è difficile immedesimarsi, sembrava quasi assurdo che una metropoli di undici milioni di abitanti si paralizzasse per via di un virus. Con il senno di poi il modello cinese si è rivelato vincente ed è certamente quello da seguire. Sono molto orgoglioso della reazione del popolo italiano, che sta dimostrando un grande senso civico, Allo stesso tempo ho provato vergogna per il video trasmesso dalla più importante pay tv francese sulla pizza al Coronavirus, segno che nel mio Paese la gravità del problema non sia stata inizialmente percepita così come nel resto d’Europa che nella gestione dell’emergenza è apparsa tutto fuorché unita. È naturale pensare al ritorno alla normalità – prosegue – ma ho il timore che le nostre vite non saranno più le stesse, ci sarà una paura inconscia che tutto ciò possa riproporsi. Tuttavia l’uomo sa sempre adattarsi ai cambiamenti, servirà soltanto il tempo per metabolizzare e modificare le proprie abitudini. Anche il calcio non sarà più lo stesso ma sarà un’evoluzione positiva all’insegna della sicurezza».
Si tratta, in ogni caso, di un’esperienza che sta lasciando e lascerà delle tracce: «Questo isolamento mi ha reso più forte, ho trascorso molto tempo a leggere, ad informarmi e ovviamente ad allenarmi. Grazie a WhatsApp sono sempre in contatto con i miei compagni, siamo un gruppo eccezionale: se Pelagotti viene definito il papà degli under io sono orgogliosamente lo zio, potrei anche pensare di farmi crescere i baffi come Beppe Bergomi al Mondiale 1982. Scherzi a parte, se dovessi immaginare adesso la felicità penserei ad una giornata in barca assieme a mia moglie Bianca e ai miei bimbi William e Leonardo. Da padre sogno per loro il miglior mondo possibile e spero che possano vivere la gioia di correre all’aria aperta senza dovere indossare una mascherina».
Le considerazioni del metronomo rosanero oscillano tra presente e un immediato futuro che, dal punto di vista della ripresa del campionato, presenta molte incognite: «Fin dal primo giorno di quarantena noi siamo pronti a ripartire. La nostra società, ogni giorno più presente che mai, ha sempre manifestato la netta volontà di tornare a giocare al più presto, ovviamente nel rispetto dei protocolli che verranno emanati nelle prossime settimane. Come tutti, siamo in attesa di conoscere le decisioni che verranno prese dalle istituzioni sulla ripresa dei campionati. A prescindere, la certezza è che meritiamo la promozione ed ognuno di noi vorrebbe conquistarla sul campo. Non so quanto tempo dovrà passare prima di potere abbracciare i nostri tifosi ma in caso lo faremmo virtualmente. Dopo tutte le sofferenze calcistiche che questa gente ha vissuto negli ultimi anni, il ritorno al professionismo sarebbe una grande gioia per tutti».
È la stessa sensazione che, a titolo personale, Malaury ha provato ad agosto dopo avere superato brillantemente il periodo di prova nel ritiro di Petralia Sottana: «La scorsa estate mi sono fatto un grande regalo firmando il contratto nel giorno del mio compleanno. Dopo avere girato il mondo penso di avere finalmente trovato ciò che desideravo assieme a mia moglie. Palermo è una città incredibile, ricca di storia e di bellezza. I palermitani vivono per il calcio, soltanto in Inghilterra avevo visto un grande stadio pieno per una partita di quarta serie. C’è un senso di appartenenza unico, lo stesso manifestato fin dall’inizio dalla nuova società. Dopo avere partecipato alla rinascita del club rosanero – conclude l’ex centrocampista in forza agli scozzesi dell’Heart of Midlothian che in questo campionato con la maglia del Palermo ha collezionato finora 24 presenze, di cui 23 da titolare, con uno score di un gol e due assist – vorrei avere il privilegio di vivere da protagonista la cavalcata verso l’élite del calcio, sarebbe senza alcun dubbio il modo migliore per concludere la mia carriera e la dirigenza conosce bene questa mia ambizione».