Una targa color grigio metallizzato che indica lo studio di un medico chirurgo convenzionato con il sistema sanitario nazionale e una bianco lucido con il nome di un bed and breakfast incorniciato dentro un quadrato blu e addobbato con disegni azzurri e gialli. Una per ognuna delle due colonne ai lati del portone d’ingresso di palazzo Platania, al civico numero 11 di piazza San Francesco d’Assisi, nel cuore del centro storico antico di Catania. Sopra la targa metallica affissa con quattro punti, appena sopra la fine degli intarsi della colonna di destra, si vedono a occhio nudo i segni e i buchi lasciati da un precedente cartello. A fianco della colonna di sinistra, sulla facciata del palazzo c’è anche l’indicazione di un passo carrabile autorizzato dal Comune di Catania con il classico segnale stradale rotondo rosso e blu.
Lo stabile non è soggetto a vincolo monumentale ma a esso sono riservate le tutele di legge del centro storico ed è vincolato anche paesaggisticamente in quanto bene immobile storico, artistico e architettonico. «Quei cartelli devono essere rimossi perché non sono stati autorizzati – affermano a MeridioNews dall’unità operativa per la valorizzazione del patrimonio culturale della Soprintendenza – Nessuno ci ha dato nemmeno comunicazione dell’affissione e, in ogni caso, non sarebbe stato possibile rilasciare le autorizzazioni perché l’intera facciata del bene non può essere in alcun modo modificata, comprese ovviamente anche le colonne». I privati che hanno attaccato le targhe alle pareti esterne del palazzo nobiliare del 1875, dunque, non avrebbero potuto farlo. Anche perché lo stabile è «una dimora nobiliare del diciannovesimo secolo, prima conosciuta con il nome di palazzo dei Gravina – spiega il tecnico archeologo Iorga Prato – Un pesante neoclassico ispirato all’architettura milanese che, in parte, si appoggia anche all’area archeologica del Teatro antico».
«Abbiamo provveduto a inoltrare la segnalazione alla polizia municipale di Catania – spiegano dalla Soprintendenza – che è l’organo preposto a comunicare ai privati cittadini l’obbligo di rimuovere i cartelli affissi». Il rischio è che, come già successo, quelle targhe lascino il segno sulla faccia di palazzo Platania. «I responsabili dell’illecito, infatti, dovranno anche ripristinare le condizioni iniziali delle colonne e della facciata del palazzo che, comunque, come è evidente – aggiungono – avrebbe necessità di un ulteriore intervento di restauro perché, specie in alcune parti, risulta molto rovinata». In ogni caso, una possibilità per i privati di sponsorizzare le attività commerciali o professionali che hanno sede all’interno di un palazzo del centro storico c’è. «L’unica opzione valida in questi casi è quelli che posizionare i cartelli su un paletto o su una colonnina sistemata in una posizione non spregevole che non abbia un impatto negativo che deturpi la facciata del palazzo». La soluzione è, quindi, replicare il modello seguito per esporre il cartello marrone con il nome e il secolo del palazzo.
«Se e quando dalla Soprintendenza mi chiederanno di togliere quel cartello lo farò senza problemi». Risponde così a MeridioNews il titolare del bed and breakfast che del palazzo porta lo stesso cognome e che appartiene alla famiglia che ne è proprietaria, i Platania. «A costruire l’immobile è stato il mio bisnonno – racconta – ed è qui che tutta la storia della mia famiglia ha avuto origine. La nostra targhetta è bella e discreta e comunque non sapevo ci fossero regole di questo tipo da seguire né che la Soprintendenza dovesse autorizzarci. La vita del centro storico non è facile – conclude il titolare – io mi sono spulciato tutto il regolamento da solo quando ho deciso di aprire la mia attività, senza ricevere indicazioni da nessuno».
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