La chiamano commissione Cultura ma, con la sua decina di competenze, è forse il gruppo di lavoro più trasversale dell’Assemblea regionale siciliana. Dove dalle mani dei deputati passano proposte su molti temi cruciali per l’Isola: dalla scuola al turismo, dal lavoro all’emigrazione. Materia particolare, quest’ultima, che spesso costringe i componenti della commissione a ripetersi, per […]
La commissione Cultura all’Ars. Ferrara (Fdi): «Tra le urgenze, l’emigrazione dei nostri giovani» – Palazzi di vetro /1
La chiamano commissione Cultura ma, con la sua decina di competenze, è forse il gruppo di lavoro più trasversale dell’Assemblea regionale siciliana. Dove dalle mani dei deputati passano proposte su molti temi cruciali per l’Isola: dalla scuola al turismo, dal lavoro all’emigrazione. Materia particolare, quest’ultima, che spesso costringe i componenti della commissione a ripetersi, per essere certi di essere stati chiari: emigrazione e non immigrazione, appunto. «Troppo spesso si parla della seconda, pur non essendo il vero e serio problema che abbiamo», sottolinea Fabrizio Ferrara, presidente della commissione, che sul tema lascia trasparire il suo percorso politico anch’esso trasversale: un passato da consigliere del Comune di Palermo eletto con il Mov139 di Leoluca Orlando, transitato in Forza Italia per poi giungere a Fratelli d’Italia. Formazione con cui oggi siede all’Ars a palazzo dei Normanni, dove ci accoglie per discutere delle sfide che attendono la quinta commissione.
Tra le tante competenze della commissione che presiede partirei da quella che riguarda la bellezza, ossia la Cultura. Di recente lei stesso è stato alla Bit, borsa internazionale del turismo, a Milano. Com’è andata?
«La Sicilia è stata protagonista con uno stand dagli allestimenti imponenti, funzionali ad attirare gli operatori, sia nazionali che stranieri, che erano lì a prendere informazioni per venire a visitare l’Isola. Le fiere sono un momento importante di promozione perché, so che sembra banale dirlo, ma viviamo davvero in una terra straordinaria: dobbiamo soltanto far sì che i turisti possano venire qui e godere di servizi all’altezza, dalla pulizia alla viabilità. E per questo c’è molto da lavorare».
Temo che spesso però si confondano Turismo e Cultura. Ricordiamo ancora l’ex presidente Nello Musumeci definire i musei siciliani «più tristi di cimiteri a mezzanotte». Non mi pare sia cambiato qualcosa. Quindi bene portare i turisti qui, ma poi l’offerta qual è?
«Cultura e Turismo sono, dal punto di vista burocratico, due dipartimenti differenti ma, dal punto di vista dell’Isola, sono strumenti che vanno insieme. E proprio sui beni culturali, sui parchi e sulla loro riorganizzazione si sta facendo un grande lavoro, iniziato dalla scorsa commissione con la presidenza di Luca Sammartino, oggi assessore, che proveremo a mettere a frutto con un disegno di legge che mira a ridisegnare un comporto. Immaginiamo per esempio un biglietto unico, in cui siano proposte e inserite più visite, così da avere un effetto trainante di un sito maggiore e più conosciuto a favore dei siti cosiddetti minori».
In questa direzione è parsa strana la scelta di rimuovere tutti i direttori dei parchi siciliani. Va bene che si tratta di nomine politiche ma, considerata la continuità del colore del governo, magari si poteva evitare di interrompere dei percorsi in attesa dei nuovi nomi?
«Un presidente che sa di dover lasciare il passo tante volte non ha le motivazioni giuste, mentre un commissario, che è un tecnico, può mandare avantiì una fase di traghettamento che porta a risultati maggiori rispetto a una presidenza che va spegnendosi nella non riconferma. Diciamo che è una lettura alternativa…»
Purché i comandanti della nave arrivino presto, insomma…
«Su quello stiamo lavorando».
E a proposito, tra le tante materie della commissione ci sono due macro-temi: lavoro e formazione. Partiamo dall’ultimo: un settore, dagli scandali del passato fino a oggi, che non è mai stato fortunato.
«Per tanti anni è stato un ammortizzatore sociale, inutile girarci intorno, che ha dato sostentamento a tante famiglie ma tradendo la sua stessa missione formativa appunto. Oggi è un mondo diverso, ha subito tanti traumi che però hanno trasformato gli enti che oggi riescono sia a combattere la dispersione scolastica, con programmi dedicati ai ragazzi in età scolare, sia per chi cerca lavoro con formule che vanno anche verso l’autoimprenditorialità. È insomma un settore diverso e subito questo governo, insieme alla commissione e alle camere di commercio, ha iniziato l’analisi dei dati degli occupati alla fine dei percorsi formativi per individuare i corsi che davvero creano occupazione. La difficoltà è però promuovere e riempire le classi, e questo è il lavoro che abbiamo da fare come Regione».
Di che corsi e figure parliamo?
«Tutto il settore del digitale, a partire dai programmatori web. Ma anche lavori amministrativi che prima venivano fisicamente svolti nelle sedi legali delle società, fuori dalla Sicilia, e che oggi, con le modifiche del mercato del lavoro apportate dalla pandemia, potrebbero svolgersi da remoto da qui».
A proposito di lavoro: ce n’è poco, così come i concorsi. E quei pochi, se hai partecipato, non sai se farai in tempo a campare per vederne l’esito. Per non dire poi dei controlli con i pochissimi ispettori del lavoro. È insomma tra i temi più complessi della commissione: da che lato state iniziando ad approcciarlo?
«Non avere ispettori, vorrei partire da qui, significa non poter tutelare i lavoratori sotto l’aspetto della sicurezza, ma morti e infortuni sono anche un costo che ricade sul servizio sanitario e quindi sulla Regione. Per questo aumentare gli ispettori sarebbe un investimento e stiamo provando a farlo capire al governo nazionale, così da poter andare in deroga sull’impossibilità di fare nuove assunzioni, nonostante il concorso nazionale con tanti siciliani idonei».
C’è anche il concorso per i centri per l’impiego, alla base della questione.
«Beh, quello riguarda più il reddito di cittadinanza e la figura dei navigator, che avrebbero dovuto aiutare a usare questo strumento per trovare lavoro e invece sembra essere diventato un sussidio a vita. Non può essere così, anche se ammetto che ha una valenza importante. Da amministratore locale, prima a Palermo e prima ancora in un piccolo Comune, conosco le difficoltà che la politica ha nel dare risposte in maniera concreta. Non lo nascondo, è capitato di trovare padri di famiglia con difficoltà a comprare generi di prima necessità o a pagare le bollette e che si rivolgono al politico vedendolo come àncora di salvezza. Prima non c’erano strumenti, invece il reddito ha dato dignità a tutti e credo che su questi temi le tifoserie vadano messe da parte. Ciò non toglie che deve essere però uno strumento transitorio per chi ha perso l’impiego, mentre altri devono essere i sussidi per chi non può proprio accedere al mercato del lavoro e va comunque seguito, perché lo Stato deve farsi garante dei servizi minimi da tutelare per tutti».
Proprio per il buon senso a cui fa appello, non possiamo non rilevare che i centri per l’impiego non funzionavano nemmeno prima del reddito di cittadinanza. Nessuno trova lavoro con i Cpi…
«Indubbiamente riorganizzare il dipartimento e le sue funzioni è necessario, ma purtroppo non credo sia questo il problema. È un cane che si morde la coda: la mancanza del lavoro fa sì che gli ambiti che dovrebbero mettere insieme domanda e offerta, abbiano una funzione relativa se manca la domanda o davanti alla facilità con cui i datori trovano la manodopera o le professionalità».
C’è infine una materia che potrebbe suonare strana tra le vostre competenze, ma che in realtà è legata a tutto quello che abbiamo detto: mi riferisco all’Emigrazione.
«Di solito fa molta più notizia l’immigrazione, ma da siciliani dovremmo invece occuparci di emigrazione, cioè dei tanti giovani costretti ad andare via e del costo economico che questo comporta. Pensiamo alle spese per formare una persona che poi va al servizio di un’altra comunità, la quale non ricompensa la regione d’origine che ha formato le professionalità. È un problema economico a cui si somma l’aspetto sentimentale e familiare, perché la mia generazione ha visto tantissimi giovani costretti a partire per trovare il lavoro per cui si sono formati. Quindi questa competenza è al centro della nostra agenda, è su questo che va posto l’attenzione anziché all’immigrazione che, anche dal punto di vista economico, ha una ricaduta davvero minima. Io direi che siamo partiti col piglio giusto: in commissione ci sono molti giovani anche alla prima esperienza, entusiasti e desiderosi di ascoltare gli imprenditori e le parti sociali siciliane. C’è insomma un dinamismo importante e sono molto fiducioso sul lavoro che possiamo fare».