Un proiettile forse lanciato da fuori verso la finestra dell'ufficio del primo cittadino del Comune palagonese. Che commenta: «Una classica pagliacciata, ma laccaduto non va sminuito, perché siamo di fronte a pratiche vili e ignobili che abbiamo sempre combattuto». La seconda intimidazione vissuta dalla sua amministrazione e che arriva dopo un'infuocata seduta del consiglio comunale per congelare le casse vuote
Palagonia, proiettile sul balcone del sindaco Marletta: «Clima teso dopo il dissesto»
Un proiettile ritrovato sul balcone del suo ufficio. Forse lanciato da fuori. È l’amara scoperta fatta dal sindaco di Palagonia, Valerio Marletta, nel pomeriggio di martedì. «Sono tranquillo e non voglio fare ipotesi sull’accaduto – commenta il primo cittadino – È stata una classica pagliacciata, non è arrivata nessuna lettera, ma laccaduto non va sminuito, perché siamo di fronte a pratiche vili e ignobili che abbiamo sempre combattuto». E che arrivano a due settimane dalla scelta di dichiarare il dissesto delle martoriate casse del comune palagonese.
Il proiettile è la seconda intimidazione vissuta dall’amministrazione Marletta, dopo il suo insediamento a maggio 2012. A dicembre dello stesso anno, la macchina del presidente del consiglio comunale Salvo Grasso era stata data alle fiamme, mentre era posteggiata sotto casa e Grasso si trovava in Comune. Da allora, le minacce e gli insulti erano arrivati solo a voce e, soprattutto, attraverso i social network. Almeno fino a martedì. «Da qualche settimana il clima è diventato di nuovo pesante – racconta il sindaco Marletta – I nemici politici sono aumentati e la seduta del consiglio che ha dichiarato il dissesto non è stata certo tranquilla. Dall’opposizione mi hanno anche querelato perché avrei dato del mafioso a qualcuno».
Dopo due anni, non si sono ancora spente le polemiche per l’operato delle passate amministrazioni palagonesi. Specie quelle targate Fagone, padre e figlio. «Il buco da 20 milioni di euro che denunciavamo in campagna elettorale è stato poi certificato dal collegio dei revisori e dalla corte dei conti», sottolinea Marletta. Ed è stata proprio la corte dei conti ad accompagnare il Comune verso la procedura di dissesto. «La fine di un’agonia che durava da due anni», aggiunge il sindaco. Vessato da decine di richieste da parte delle aziende creditrici del Comune, che aspettavano da anni il proprio pagamento. In alcuni casi, al limite della logica. Come il milione dovuto ad Acea Luce: contratto trentennale stipulato sotto la sindacatura di Salvino Fagone e poi sciolto da Franco Calanducci, eppure la ditta ha continuato a emettere fatture per anni. Che si sovrapponevano a quelle dell’Enel, a cui oggi il comune deve circa sette milioni.
O ancora debiti come nel noto caso della SicilSaldo – ancora una volta un appalto scelto dal sindaco fagone senior -, finito anche nel processo Iblis sull’intreccio tra politica, mafia e imprenditoria nel Catanese. Tutti decreti ingiuntivi bloccati dalla procedura di dissesto. «Mi dispiace per i creditori, ma non avere più questi pensieri per me è importante. Soprattutto non potevo rischiare di avere problemi personali, dopo essere stato sentito per tre volte dalla corte dei conti e aver subito una specie di processo».
E a proposito di processi, proprio Iblis è stato un procedimento giudiziario importante per Palagonia, soprattutto dopo la sentenza di primo grado che ha condannato l’ex sindaco Fausto Fagone a 12 anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa. Trasferitosi in Svizzera dopo il caso, negli ultimi anni Fagone è tornato a Palagonia solo per i funerali del padre. A farsi vedere in paese, invece, è stata più spesso la moglie. «In città tutti ne parlavano, ma la sentenza è stata accolta in maniera silenziosa – conclude il sindaco Marletta – Io stesso mi sono limitato a fare notare come noi di Palagonia Bene Comune lo avessimo sempre detto».