Gli inquirenti sondano la pista che porta a soggetti appartenenti all'ambiente in cui maturò l'uccisione del consigliere comunale Marco Leonardo. L'unico accusato era proprio il 58enne freddato ieri, ma le forze dell'ordine avevano avviato una secondo filone di verifiche, parallelo al primo ma a spettro più ampio
Palagonia, le prime ipotesi sull’omicidio di Calcagno «Possibile collegamento con i fatti dell’ottobre 2016»
L’omicidio di Francesco Calcagno potrebbe avere un collegamento con la sparatoria, avvenuta all’interno del cafè Europa di Palagonia il 5 ottobre 2016, in cui perse la vita l’allora consigliere comunale Marco Leonardo, colpito a morte proprio dal 58enne freddato ieri mattina in un agrumeto di sua proprietà, nelle campagne del Comune calatino. Gli investigatori stanno battendo non soltanto la pista del legame diretto con quei fatti, ma anche quella che punta a soggetti non coinvolti direttamente nella morte di Leonardo ma comunque appartenenti all’ambiente in cui maturò quell’omicidio.
Ambiente che affonderebbe le sue radici nella criminalità organizzata del posto, e su cui i militari avevano avviato una seconda indagine, parallela a quella che stava per sfociare nel processo per porto abusivo di armi a Calcagno. Che adesso, quasi di sicuro, verrà cancellato per morte dell’imputato. Anche Giuseppe Verzera, procuratore di Caltagirone, parla di un’inchiesta ad ampio spettro. «Sembrerebbe una vendetta – ha dichiarato ieri sera il magistrato – ma si viaggia su tante ipotesi. Al momento non abbiamo elementi utili per dire che è stata una resa dei conti».
Oggi intanto verrà assegnato l’incarico al medico legale che dovrà operare l’autopsia sul corpo di Calcagno: servirà, tra le altre cose, a chiarire quanti siano i colpi di pistola che hanno raggiunto il bracciante. L’unico dato certo è che sarebbero più di uno, ma – considerato che potrebbero esserci dei fori di entrata e di uscita dovuti a un solo proiettile – gli inquirenti non hanno ancora comunicato il numero esatto. L’esame autoptico si terrà oggi stesso o al massimo venerdì.
Francesco Calcagno aveva precedenti penali per truffa aggravata ai danni dello Stato e ricettazione, senza contare il già menzionato processo per la morte di Marco Leonardo, la cui prima udienza sarebbe stata fissata nei prossimi gironi. Il suo corpo senza vita è stato ritrovato ieri mattina, intorno alle 8.30, dai familiari. La vittima aveva confessato di aver sparato per legittima difesa, lo scorso ottobre, al 42enne politico locale che, a sua volta, aveva con sé un’arma e aveva provato a centrarlo, ferendo però il barista 52enne Paolo Sangiorgi a una gamba. A margine della sua confessione, Calcagno aveva avanzato la propria versione sul movente dell’omicidio: a suo dire, un debito da tremila euro che Leonardo e persone a lui vicine non avevano onorato.
Secondo la ricostruzione dei fatti tratteggiata lo scorso ottobre, supportata da dichiarazioni di testimoni oculari presenti al cafè Europa, Leonardo e Calcagno avrebbero avuto appuntamento all’interno del bar. Lì sarebbe iniziata una vivace discussione durante la quale il consigliere comunale si sarebbe allontanato per andare alla sua macchina. Dall’automobile, secondo gli investigatori, Leonardo avrebbe preso la pistola. Pochi istanti dopo, sull’uscio del bar, sarebbe cominciata la sparatoria, con i due colpi esplosi da Calcagno che erano andati a segno.
MeridioNews aveva ricostruito il profilo di Marco Leonardo, esponente di Palagonia futura eletto all’opposizione nel 2012. Il suo nome nel 2010 era finito nell’inchiesta antimafia Iblis su mafia, politica e imprenditoria. Il consigliere era il numero 47 in un’informativa antimafia depositata alla procura di Catania dal Reparto operativo speciale dei carabinieri, ma per lui non ci sarebbe mai stato un processo. Al centro di quell’indagine finirono anche altri cittadini di Palagonia. Dall’ex sindaco Fausto Fagone, condannato in Appello a 12 anni, al presunto boss Alfonso Fiammetta. Quest’ultimo viene ritenuto in forte ascesa nello scacchiere mafioso etneo. Dopo l’ultima scarcerazione è stato nuovamente arrestato nell’operazione Kronos. Per i carabinieri, dopo anni passati dietro le sbarre, Fiammetta era diventato il principale interlocutore dei reggenti di Cosa nostra di Catania, Enna e Siracusa.