Entro oggi dovrebbe arrivare l'approvazione del Piano della rete ospedaliera presentato dalla Regione a Roma in cui è previsto che l'azienda ospedaliera scenda un gradino e diventi spoke, con accorpamenti di unità e bacino d'utenza ridotto. In questi giorni i primari hanno inviato una lettera molto critica al sottosegretario Faraone
Ospedali, Villa Sofia-Cervello verso il declassamento «Potrebbero tornare hub di secondo livello nel 2021»
L’azienda ospedaliera Villa Sofia-Cervello potrebbe tornare a essere un centro ospedaliero di secondo livello (hub, termine preso in prestito dal linguaggio aeroportuale) entro il 2021, a patto che rispetti alcuni requisiti contenuti nel piano della rete ospedaliera che Palazzo d’Orleans ha inviato al Ministero della Sanità e a quello dell’Economia per l’approvazione. La possibilità del recupero della classificazione di hub era stata inerita tra le critiche per il declassamento dell’azienda con una lettera firmata dai primari e inviata al sottosegretario Davide Faraone. «Viene inoltre prospettata, come si evince dallo stesso Documento Metodologico – si legge in un passaggio nella missiva firmata dai primari – la possibilità di un successivo recupero della precedente classificazione di secondo livello qualora si raggiunga ‘l’unificazione funzionale e strutturale con conseguente rimodulazione delle attività, delle funzioni e delle Unità operative’».
Entro oggi, Intanto, dovrebbe arrivare l’approvazione del Piano. Il (per ora) paventato declassamento dell’azienda è stato motivato con l’eccessiva distanza tra i due ospedali, Villa Sofia e Cervello, appunto: «Ci viene spiegato dai vertici aziendali come, a parere del Ministero della Salute, a distanza di sette anni dalla loro istituzione, gli ospedali riuniti non possono più configurarsi come tali e soprattutto come hub ‘a causa di una distanza superiore ai 500 metri dei due presidi‘», si legge ancora nella lettera firmata dai primari, che a sua volta riporta il dettato della motivazione. Una circostanza che i dirigenti medici contestano apertamente, in primo luogo rilevando come la considerazione si faccia «senza esplicitare su quale normativa si basi tale assunto, a parte il Documento Agenas del 16 maggio 2016 assurto al rango di Legge», e successivamente rilevando come «analoga considerazione non viene fatta per altre aziende ospedaliere: Arnas Civico, che dista 1,2 chilometri dall’Ospedale dei Bambini Di Cristina, Caltanissetta e San Cataldo che distano oltre 9 chilometri e Garibaldi di Catania articolato su tre Presidi disseminati per la città».
Il declassamento degli ospedali riuniti è arrivato come un fulmine a ciel sereno. In una precedente bozza del piano della rete ospedaliera, l’azienda era stata inserita come hub. Nell’ultima versione, a sorpresa, è stata declassata a spoke, ospedale di primo livello che non prevede alcuni tipi di prestazioni e con bacini d’utenza inferiore (compreso tra 150mila e 300mila abitanti, gli hub da 300mila a un milione e 200mila). Ciò comporterebbe una serie di accorpamenti di reparti (le unità di Pneumologia potrebbero essere ridotte da due a una soltanto, il reparto di Neurochirurgia potrebbe addirittura essere soppresso) o il ridimensionamento di unità complesse a unità semplici, come potrebbe avvenire per Medicina nucleare. Previsto, inoltre, il taglio di posti letto nei reparti di Chirurgia generale e Ortopedia.
Nessuna dichiarazione, al momento, dalla direzione generale dell’azienda, in attesa che arrivi l’ufficialità da Roma all’approvazione del piano.