La direzione del Policlinico aveva fissato al 9 febbraio la data in cui il cantiere della struttura sanitaria di Librino avrebbe dovuto finire le sue attività. L'opera però è ancora incompleta. A pesare su tutto il destino della rete ospedaliera siciliana che, secondo indiscrezioni, potrebbe essere stata nuovamente respinta dal ministero
Ospedale S. Marco, slitta consegna dei lavori «Forse per proroga, in azienda vige il silenzio»
La vicenda legata all’ospedale San Marco di Librino sembra essere ancora lontana dalla sua conclusione. Dopo un sopralluogo nell’ottobre scorso voluto Anaao Assomed Sicilia con la collaborazione di Rete Librino e Cittadinanzattiva Sicilia, la direzione generale del Policlinico Vittorio Emanuele aveva fissato al 9 febbraio la data ufficiale per la consegna dei lavori. Un appuntamento che, però, è evidentemente saltato, cadendo nel dimenticatoio delle grandi opere ancora incomplete. Diverse le ipotesi sulla natura dei ritardi, da una proroga da parte del committente a uno stop generale imposto dall’impasse in cui si trova attualmente la rete ospedaliera siciliana. Che, come sembra, potrebbe essere già stata rimbalzata dal ministero della Sanità nuovamente in direzione Palermo. Anche se, a dire la verità, i dubbi sulla reale consistenza della prima indicazione erano già sorti all’indomani dell’annuncio. Mettendo in discussione anche il conseguente trasferimento del personale dai locali del nosocomio di via Plebiscito a quelli di via Santa Sofia e, contestualmente, di Librino.
«Tutto è ancora fermo a causa delle problematiche della rete ospedaliera – spiega a MeridioNews Elisabetta Lombardo, sindacalista della Anaao – Il sindaco Enzo Bianco dice che se non si apre il San Marco non si può chiudere il Vittorio, ma ancora è tutto un punto interrogativo. Si parlava di apertura a brevissimo del pronto soccorso del Policlinico però di fatto non si è sbloccato ancora nulla, noi siamo molto rassegnati e sconfortati. Soprattutto per le assunzioni, dove siamo nel buio più assoluto». Secondo Riccardo Spampinato, rappresentante medico del Cimo, ad aver fatto saltare la consegna potrebbe essere stata una «proroga, di due o tre mesi». «È una notizia che però non è ancora ufficiale perché qui in azienda c’è un silenzio tombale sulla questione. Abbiamo provato a interrogare la direzione in merito – conclude il medico – ma non ci vogliono rispondere, non si sa bene perché».
Poca chiarezza anche da parte dell‘azienda che si occupa materialmente di realizzare l’edificio, la catanese Tecnis. Secondo Giovanni Pistorio, segretario aziendale della Cgil, «i lavori sono in fase di completamento e stanno procedendo a ritmo serrato». «Sui motivi dello slittamento non sappiamo cosa dire – aggiunge – forse ci sono stati degli accordi tra committente e proprietà, ma posso dire che la velocità di esecuzione è sicuramente alta. Non penso che mancherà molto però poi bisognerà collegare i macchinari. L’importante però non è tanto il giorno in sé quanto piuttosto che tutto sia fatto a regola d’arte».
Una volta finita l’opera, tuttavia, rimane comunque un’inevitabile paradosso. Quello di una struttura completa, con macchinari e forniture all’avanguardia ma senza le risorse economiche per pagare personale medico e infermieristico. A sollevare la questione, oltre ai sindacati di categoria, era stato l’ex presidente della facoltà di Medicina Francesco Basile, oggi rettore dell’ateneo, che durante l’incontro con la direzione e le rappresentanze dei lavoratori, ha parlato chiaramente di «problema delle assunzioni». «L’anno che è nata l’azienda Policlinico, dalla fusione del Vittorio Emanuele con la struttura di via Santa Sofia, le risorse delle due realtà sono confluite ma hanno subito pesanti riduzioni – spiegava Basile a MeridioNews – L’azienda ha infatti dovuto applicare una riduzione del personale perché a fronte dei tantissimi pensionamenti non sono corrisposte le necessarie assunzioni, anche a causa dell’attuale blocco dei concorsi».