I dipendenti della Manutencoop dal primo febbraio dovranno cedere il passo ai colleghi della Cofely. La nuova azienda di manutenzione degli impianti ospedalieri ha già stabilito che i posti verranno assegnati a personale non siciliano. «La commessa è uguale. Perché queste unità devono andare via?», chiede Santo Gangemi, sindacalista Ugl. In quindici hanno occupato il tetto della struttura di piazza Santa Maria di Gesù in attesa di risposte. Duro l'attacco del consigliere comunale di maggioranza Agatino Lanzafame: «Le persone non possono essere trattate come oggetti di cui sbarazzarsi». Guarda le foto
Ospedale Garibaldi, 35 operai a rischio «Mortificati i lavoratori e un’intera città»
Due ditte si succedono in un appalto e trentacinque lavoratori specializzati rischiano di perdere il lavoro. È quanto denunciano i dipendenti della Manutencoop, azienda che gestisce il servizio di manutenzione degli impianti di entrambe le sedi dell’ospedale Garibaldi, in piazza Santa Maria di Gesù e a Nesima. Quindici lavoratori venerdì pomeriggio sono saliti sul tetto della struttura in centro per protestare contro la decisione di Cofely Italia, l’azienda che ha vinto la nuova gara, di non assorbire i dipendenti già in servizio e chiamarne di nuovi e non siciliani.
«È inammissibile che chiunque possa venire qui e licenziare degli operai specializzati», tuona Santo Gangemi, segretario provinciale della Ugl. «La commessa è uguale – spiega – Perché queste unità devono andare via?». Quelli di cui si occupano i 35 operai – personale specializzato che ha visto nascere anche il nuovo polo alle porte della città – sono «impianti sensibili», parti fondamentali delle due strutture ospedaliere. Venti di loro sono già in aspettativa non retribuita, mentre i quindici che hanno deciso di dar vita alla protesta attendono solo la scadenza del contratto che avverrà venerdì 31. «Fin quando non ci daranno risposte rimarremo qui», assicura il sindacalista.
«Siamo stanchi, esausti, ma continueremo, almeno fino a mercoledì», afferma Simone Casella, uno dei manifestanti. Durante la notte non smantellano il loro presidio, ma si spostano in un vicino locale di servizio senza riscaldamento né altre comodità se non qualche cartone sul quale stendersi. Per domani a mezzogiorno è già in programma un incontro in prefettura e, nel caso in cui la situazione non si dovesse sbloccare, «faremo proteste eclatanti», anticipa Gangemi. «Ma non vogliamo ricattare né minacciare – tiene a precisare – Siamo sicuri delle nostre ragioni». Quella attuata, prosegue, «è una protesta di sensibilizzazione, chiediamo alle istituzioni di partecipare. Catania non può permettersi di perdere un solo posto di lavoro».
I dipendenti etnei, intanto, incassano il sostegno deciso di Agatino Lanzafame, consigliere di maggioranza della lista Con Bianco per Catania. «Le persone non possono essere trattate come oggetti di cui sbarazzarsi – afferma – Così, insieme alle professionalità dei lavoratori coinvolti viene mortificata unintera città». Il consigliere critica la scelta di Cofely di non instaurare alcun tentativo di dialogo: «Oltre ad umiliare la professionalità dei lavoratori coinvolti che da anni prestano servizio presso lazienda ospedaliera, latteggiamento di chiusura della ditta subentrante rischia di essere un vero e proprio attentato alla coesione sociale in città». La questione, sostiene Lanzafame, riguarda anche la sicurezza delle strutture ospedaliere. «Come è pensabile che lavoratori che non conoscono le procedure, i macchinari e le strutture dellAzienda ospedaliera Garibaldi siano capaci sin dal primo giorno di garantire un servizio efficiente e di rispondere con celerità e competenze specifiche alle eventuali emergenze che dovessero verificarsi?», si chiede il consigliere.