Orlando insiste: “Si commissari la Regione siciliana”. Ma non vede l’alternativa…

I CONTI PUBBLICI SONO IN COMA. SU QUESTO HA RAGIONE. MA, INVECE DI INVOCARE L’INVIO DEGLI SCERIFFI ROMANI, POTREBBE, AD ESEMPIO, APPOGGIARE LA BATTAGLIA PER RIEQUILIBRARE I RAPPORTI FINANZIARI CON LO STATO…

Mentre il Presidente della regione siciliana, Rosario Crocetta e il Presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, ripropongono con urgenza il tema dei rapporti finanziari Stato- Regione,  il Sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, rilancia sull’ipotesi del Commissariamento:

“Non sono contento che la mia richiesta di commissariamento della Regione, avanzata settimane fa, non resti isolata, perche’ significa che appare sempre piu’ evidente la condizione di assoluto dissesto di questa Regione, che vive in una precarieta’ istituzionale e politica” ha detto stamattina, a margine di un forum sulla legalita’ organizzato presso la Camera di Commercio di Palermo.

“Io – ha continuato – non sto al gioco di chi dice che la colpa e’ del Presidente o dell’Assemblea regionale. La realtà e’ che ormai il sistema regionale e’ politicamente imploso e non puo’ affrontare i delicatissimi problemi finanziari e istituzionali dell’isola”.

Orlando, da Sindaco di una città come Palermo, sta  constatando, in prima persona, i danni provocati dai tagli ai trasferimenti agli enti locali. Più volte, da Presidente dell’Anci, ha lanciato l’allarme sulla tenuta dei Comuni, le cui risorse sono ridotte all’osso.

Ma, forse, trascura un dato: vero è che questo Governo siciliano non ha brillato finora sul tema, ma è ancora più vero che a determinare l’emergenza sono stati i tagli dei trasferimenti statali. Il Governo nazionale, pur di obbedire alle regole imposte dalle oligarchie europee, non ha esitato a lasciare a secco i Comuni, oltre che i cittadini.

Allora, perché invece di invocare il Commissariamento, Orlando non appoggia la battaglia che è partita dall’Ars sul riconoscimento delle prerogative statutarie in tema di tributi?

L’applicazione degli articoli 36 (così come modificato dall’Ars) e dell’articolo 37 dello Statuto, potrebbe già da sola contribuire a risanare le casse regionali e quindi quelle degli enti locali. Oltre che una battaglia di civiltà (si tratta di pretendere il rispetto di un dettato costituzionale) è anche una lotta per la sopravvivenza.

Al contrario, l’invio di tre commissari nominati dal Governo nazionale, potrebbe significare il definitivo affossamento della Sicilia. Risponderebbero a Roma e a Bruxelles. I loro rimedi sarebbero peggio del male. O no?

Per inciso, non crediamo, come invece molti commentatori dei nostri articoli, che quella di Ardizzone e Crocetta, sia propaganda. Lo Statuto, l’autonomia fiscale e tributaria, non sono temi nazional popolari. Al contrario, sono poco conosciuti.

Semmai, le massime istituzioni siciliane, hanno capito, visto che non c’è più un euro nelle casse pubbliche, che questa è l’unica strada rimasta.

Quello che conta per i siciliani, è che qualcuno si intesti la battaglia.  E se lo faranno davvero, meriteranno un incoraggiamento.

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