Il sindaco di Palermo è risultato all'ultimo posto tra i colleghi di tutta Italia. Tra polemiche, attacchi e difese a spada tratta, si cerca di fare chiarezza e capire come l'azione della Giunta potrebbe rilanciarsi e con lei anche la città. Il docente di urbanistica ha le idee chiare: «Servono piano regolatore generale e piano particolareggiato esecutivo
Orlando e l’impietosa classifica sul gradimento dei sindaci Parola a un tecnico. Carta: «Ora bisogna pensare in grande»
La classifica del Sole24Ore sul gradimento dei sindaci italiani è stata particolarmente inclemente nei confronti di Leoluca Orlando, relegato all’ultimo posto della graduatoria Le reazioni non si sono fatte attendere, come prevedibile, con il primo cittadino tra i pochi a non prendere parte alla sfilza di commenti, tra chi ne approfitta per sferrare attacchi politici a chi, come l’assessore Giusto Catania, ipotizza trame ordite dal giornale di Confindustria nei confronti di chi non ha scelto di affidare il proprio servizio di gestione dei rifiuti ai privati. Volendo tuttavia uscire dalla polemica, MeridioNews ha chiesto un commento a un tecnico con esperienza di governo cittadino, tra l’altro non al fianco di Leoluca Orlando.
«Non c’è dubbio che ci sono vari elementi di evoluzione della città – dice Maurizio Carta, urbanista, docente universitario, già prorettore dell’università di Palermo ed ex assessore al Centro storico della giunta Cammarata – Nel campo urbanistico una cosa che aspettiamo è che si cominci a discutere del piano regolatore generale e speriamo che arrivi al più presto. Si tratta di un elemento che può accelerare tutta una serie di trasformazioni, come avvenuto nell’area portuale, dove invece si è provveduto con il piano portuale e i risultati si sono visti».
Carta non entra nel merito della classifica, ma offre alcuni spunti su cui ragionare per evitare di impantanarsi e rilanciare lo stato dell’azione amministrativa. «C’è bisogno di regole certe e un’idea di futuro che sia condivisa – spiega – Servono a dare anche quelle certezze a chi investe. Gli imprenditori pretendono regole certe. Non voglio scadere nella riflessione da bar. Un elemento che darebbe un impulso, chiarezza e capire quali sono quelle parti della città da cui partire per dare un’accelerazione. Pensiamo a quelle parti dismesse che sono delle ferite e che potrebbero dare uno slancio, come Aprire cantieri culturali della Zisa, per esempio, ripensare la fiera, la stazione Sampolo, la linea tra la stazione Notarbartolo e la stazione Lolli, che è una linea ferrata di trincea ma a cielo aperto, la Chimica Arenella».
E riguardo al centro storico: «È stato fatto moltissimo grazia ai finanziamenti che hanno aiutato i privati, cosa che non è più possibile a causa dell’esaurimento dei fondi previsti per quella legge. Ora serve un vero partenariato tra pubblico e privato. Anche in questo caso è necessaria la revisione piano particolareggiato esecutivo, piano del ’93, che ha salvato il centro da un certo scempio, ma che adesso non è più sufficiente. Il problema – conclude Carta – è che in una città complessa non si può procedere per tutti contemporaneamente, bisogna individuare le aree e capire come agire. Bisogna pensare in grande».