Orlando e Ferrandelli, una stretta di mano che allontana il Pd (e salva Palermo)

Che scrivere domenica sera alle 21 e 30 o giù di lì? Che, a Palermo, ci aspetta l’ultima settimana di campagna elettorale prima del ballottaggio. Con una grande novità rispetto ai giorni passati: la stretta di mano tra i due candidati a sindaco della città: Leoluca Orlando e Fabrizio Ferrandelli.

Non è una cosa di poco conto. Al contrario, la stretta di mano di ieri sera, al Giardino Inglese, è il segnale che qualcosa è cambiata. Perché ai sorrisi e agli abbracci tra i due candidati si è arrivati dopo che Ferrandelli si è reso protagonista di un atto politico che gli fa onore: avere detto “no” all’apparantamento ‘tecnico’, ovvero a un accordo tra partiti politici, di estrazione culturale diversa, che si sarebbero dovuti mettere insieme al ballottaggio non tanto per sostenere lo stesso Ferrandelli, quanto ‘soffiare’ il premio di maggioranza al futuro sindaco di Palermo che, a meno di colpi di scena improbabili, dovrebbe essere Orlando.

Sappiamo che ‘pezzi’ del Pd e l’Mpa di Raffaele Lombardo insistevano per l’apparentamento. E siamo convinti che altri soggetti politici – magari fra i ‘trombati’ – si sarebbero accodati per acciuffare qualche seggio in più a Sala delle Lapidi, la sede del Consiglio comunale del capoluogo dell’Isola. Ma Ferrandelli, con grande onestà politica e intellettuale, ha detto “no”. Dimostrando, con i fatti, di non dipendere dal Pd: un Pd che, come ha giustamente scritto oggi la nostra Antonella Sferrazza, gli ha creato più problemi che consensi.

Oggi, a ‘bocce ferme’, con il Pd (con riferimento soprattutto ad Antonello Cracolici e Giuseppe Lumia) finalmente fuori gioco, possiamo abbandonarci a una considerazione semplice che, fino ad oggi, non abbiamo ancora avuto il tempo di regalare ai nostri lettori: e cioè che a Palermo non è solo stato sonoramente sconfitto il centrodestra, ma hanno vinto – nel senso che sono andati al ballottaggio – due esponenti politici che fanno parte di un partito -Italia dei valori – che, a Roma, esercita una seria opposizione al governo Monti. Perché Orlando e Ferrandelli, non lo dimentichiamo, hanno militato nello stesso partito.

Ebbene, vanno al ballottaggio due candidati – con una forte connotazione di sinistra, anche in termini di alleanze – che non hanno alcun legame con il più screditato Pd del nostro Paese: quello siciliano.

Ci dispiace scrivere queste cose del Pd siciliano: ma è la verità. Cracolici e Lumia sono i maggiori responsabili dello sfascio di questo partito. Ma non sono i soli. Basti pensare alle clientele dell’Avviso 20, ovvero i parlamentari che sono addirittura i titolari degli Enti o delle società che aspettano di bagnare il ‘becco’ nei corsi di formazione professionale finanziati con 286 milioni di fondi europei (ammesso e non concesso che la Corte dei Conti faccia passare questa sconcezza). Per non parlare della stragrande maggioranza del gruppo parlamentare del Pd all’Ars, che, a parte qualche lodevole eccezione, ha avallato – e continua ad avallare – accordi & clientele con il presidente della Regione, Raffaele Lombardo.

Ora, avere liberato Palermo, per i prossimi cinque anni, dalla presenza del Pd è un fatto politicamente e moralmente importantissimo. Perchè si potrà ricominciare a guardare alla città ripensando i valori di ua politica che non è detto debba essere quella dei partiti tradizionali. Anzi.

Certo, come questo giornale non ha mancato di sottolineare più volte, senza l’oggettivo ‘sabotaggio’ operato da Sel di Nicki Vendola, oggi nel Consiglio comunale di Palermo ci sarebbe un vero partito di sinistra con almeno quindici consiglieri comunali e, forse, con una percentuale superiore al 7 per cento del Pd.

Vendola, come sappiamo, ha imposto, al primo turno, l’alleanza di Sel non con Ferrandelli, ma con Cracolici e Lumia. E ha sbagliato. Clamorosamente. Pazienza.

Questo ha determinato intanto il gramo risultato di Sel; poi ha di fatto impedito ai partiti della sinistra di superare lo sbarramento del 5 per cento; ma, soprattutto – ed è questo il danno più grave – ha fatto allontanare dalla politica tanti giovani che non hanno gradito l’alleanza con due personaggi – i già citati Cracolici e Lumia – alleati, a loro volta, di Lombardo.

Non tutto, però, è perduto. Soprattutto dopo la stretta di mano tra Orlando e Ferrandelli, ci sono tutte le condizioni per recuperare queste giovani energie a una politica sana. Il tutto all’insegna di una città – Palermo – che, dopo dieci anni di disastri morali, economici, sociali e culturali, va ripensata e ricostruita. Da cima a fondo.

Palermo, Orlando e Ferrandelli seppelliscono l’ascia da guerra. Si pensa alle regionali

 

Giulio Ambrosetti

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