Il rumore dello scarrellamento di un'arma e la garanzia sull'efficacia dei proiettili. C'è anche questo nelle conversazioni intercettate dagli investigatori a Sebastiano Sardo, detto Iano occhiolino. Accusato di essere il gestore, per il clan Cappello-Bonaccorsi, della piazza di spaccio in via Alonzo e Consoli. Guarda i video
Operazione Wink, le intercettazioni su soldi e armi «Puoi combinare la guerra, spari e li butti a terra»
«Tu con questi direttamente ci puoi fare la guerra, con questi che ci sono messi direttamente. Tu combini la guerra». Poi il rumore di scarrellamento di un’arma e la conclusione: «Appena spari, sei li butti a terra». Sono i frammenti di una conversazione intercettata tra Gaetano Torrisi (classe 1975, pregiudicato) e Sebastiano Sardo (classe 1986), detto Iano occhiolino. È dal soprannome del presunto responsabile della piazza di spaccio di via Alonzo e Consoli che prende il nome l’operazione Wink (occhiolino, appunto, in inglese), che ha portato alle 16 ordinanze di custodia cautelare emesse dal tribunale di Catania.
Secondo gli investigatori, il trentenne pregiudicato avrebbe gestito la compravendita di cocaina e marijuana per conto della frangia dei Carateddi del clan Cappello-Bonaccorsi. La stessa cosca nei confronti della quale si erano concentrate di nuovo le attenzioni della magistratura appena una settimana fa, con l’operazione Penelope. Le conversazioni ambientali registrate dalle microspie della squadra mobile etnea hanno captato frammenti di conversazione tra Sardo e altri presunti componenti del gruppo: «Scusa, ma i colpi dove sono?», dice Sardo a Torrisi. «Li vuoi tutti quanti?», replica il secondo. «Certo, è normale», conclude Sardo.
A interrompere parte della conversazione è il presunto movimento di un’arma da fuoco di cui controllare i proiettili. Necessari, secondo gli investigatori, per affermare l’egemonia della cosca sul narcotraffico di quella zona di San Cristoforo, tra via della Concordia e via Belfiore. Un mercato redditizio, in grado di fruttare circa centomila euro al mese e, quindi, oltre un milione e 200mila euro l’anno. «Com’è finita? Sono avanzati soldi?», si sente in un’altra intercettazione. Stavolta a parlare sono Francesco Boncaldo (classe 1976, pregiudicato, detto Giorgio Armani) e Sebastiano Zanti (classe 1986, pregiudicato, detto Iano ‘a ponchia). «Abbiamo fatto 2270», replica quest’ultimo.