Il procedimento, che si svolgeva in abbreviato, ha visto pesanti condanne per coloro che, secondo le accuse, attraverso minacce e intimidazioni avrebbero creato un clima di forte paura nell'hinterland del Palermitano. L'operazione era tornata in auge alle scorse Regionali, per via del cugino dell'imprenditore pentastellato Li Destri
Inchiesta Black Cat, 350 anni di carcere a 37 imputati Bloccato tentativo di ritorno della mafia nelle Madonie
Oltre 350 anni di carcere per 37 imputati a vario titolo di mafia, estorsione e danneggiamento. Il processo Black Cat, che ha decapitato le cosche delle Madonie, si è concluso oggi visto che il procedimento si svolgeva in abbreviato. A infliggere le pesanti condanne, che vanno dai due anni (quella più “leggera”) a 18 anni e 9 mesi è stato il giudice di udienza preliminare Fabrizio Anfuso. Armi, minacce e violente intimidazioni avrebbero contribuito a generare in poco tempo un clima di forte paura nell’hinterland del Palermitano nel quale operavano gli indagati.
Secondo le indagini tra gli ambienti mafiosi c’era una forte esigenza di tornare al passato. Le intenzioni dei mandamenti, in special modo quelli gestiti dai boss Diego Rinella a Trabia e da Francesco Bonomo a San Mauro Castelverde, sarebbero state quelle di rimettere ai vertici delle varie famiglie persone anziane con una certa esperienza, isolando i membri ritenuti più inaffidabili, i cosiddetti libertini. Una vera e propria restaurazione mafiosa, col tentativo di tornare a vent’anni prima, fermata dai carabinieri.
L’operazione Black Cat, fatta di pedinamenti tramite gps e intercettazioni ambientali, era diventata anche argomento da campagna elettorale: a fine ottobre Il Giornale aveva ricordato che nell’operazione antimafia c’era anche il nome del candidato pentastellato alle Regionali Giacomo Li Destri. L’imprenditore del M5s veniva in ogni caso citato come vittima di un’estorsione, mentre il suo omonimo cugino risultava tra gli indagati, considerato referente di Cosa Nostra a Caltavuturo. Secondo gli inquirenti, però, i due si sarebbero incontrati per una messa a posto su un appalto che si era aggiudicato l’imprenditore. E il cugino oggi risulta condannato a 9 anni e un mese di reclusione.
Questi i nomi di tutti i condannati: Diego Rinella 16 anni e 6 mesi, Michele Modica 13 anni, Giuseppe Ingrao 9 anni, Filippo Colletti 11 anni, Vincenzo Medica 8 anni e 8 mesi, Diego Guzzino 8 anni e 8 mesi, Salvatore Sampognaro 8 anni e 8 mesi, Salvatore Palmisano 11 anni e 4 mesi, Giuseppe Libreri 11 anni e 6 mesi, Mario D’Amico 8 anni e 10 mesi, Antonino Fardella 9 anni e 4 mesi, Raimondo Virone 8 anni e 8, Massimiliano Restivo 9 anni e 6 mesi, Stefano Contino 13 anni e un mese, Gandolofo Interbartolo 14 anni e 9 mesi, Vincenzo Civiletto 9 anni e 2 mesi, Giovanni Muscarella 9 anni e 1 mese, Giacomo Li Destri 9 anni e un mese, Antonino Giuliano 2 anni, Giuseppe Rio 4 anni e 2 mesi, Silvio Napolitano 6 anni, Vincenzo Calderaro 5 anni e 4, Ciro Guardino 3 anni, Giuseppe Vitanza 4 anni e 2 mesi, Francesco Bonomo 15 anni e 3 mesi, Antonino Maranto 18 anni e 9 mesi, Antonio Maria Scola 12 anni e 5 mesi, Saverio Maranto 11 anni e 6 mesi, Angelo Schittino 10 anni e 4 mesi, Salvatore Schittino 6 anni, Santo Bonomo 8 anni, Pietro Termini 5 anni, Giuseppe Scaduto 6 anni, Vincenzo Sparacio 11, Mariano Parisi 11 anni, Vincenzo Vassallo 11 anni, Francesco Cerniglia 11 anni.
Sono stati invece assolti: Samuele Schittino, Salvatore Fatta, Pietro Liga, Nicolò Pandolfo, Francesco Lombardo, Salvatore Abbadessa, Michele Serraino, Calogero Sinagra, Santina Ingrao, Andrea Di Gangi, Rosario Libreri e Antonio Quattrocchi. È stato dichiarato il non doversi procedere per Marianna Bonomo e Giovanni Anzaldi.