Foto di assessore Salvo Comis su Facebook

Voto di scambio politico-mafioso, chiesto rinvio a giudizio per 49 persone: tra queste il sindaco di Paternò

La procura di Catania ha chiesto il rinvio a giudizio anche per il sindaco di Paternò, Nino Naso. Insieme al primo cittadino del Comune del Catanese, la procura ha chiesto il rinvio a giudizio per altre 48 persone. L’ambito è quello dell’operazione Athena e delle indagini dei carabinieri sul clan Morabito – legato alla famiglia catanese dei Laudani – e su presunte infiltrazioni mafiose nella vendita all’asta di terreni e immobili. I reati ipotizzati – a vario titolo – sono associazione mafiosa, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, turbata libertà degli incanti aggravata dal metodo mafioso e corruzione. Tra gli imputati per cui è stato chiesto il rinvio a giudizio – per voto di scambio politico-mafioso – ci sono anche il sindaco di Paternò, Nino Naso, un ex consigliere comunale ed ex assessore, Pietro Cirino, e un assessore dell’attuale giunta, Salvatore Comis, accusato di essere l’uomo di fiducia dell’associazione mafiosa. Qualche giorno dopo aver saputo di essere indagato Comis si era dimesso dalla carica di assessore. Ai tre il reato è contestato in concorso con due presunti esponenti del clan: Vincenzo Morabito e Natale Benvenga.

Secondo l’accusa, lo scambio sarebbe stato legato a dei voti ottenuti alle Comunali del 2022 in cambio dell’assunzione a tempo determinato di due persone vicine al clan in un’impresa che si occupa di raccolta e di smaltimento dei rifiuti a Paternò. Per questo la procura aveva chiesto l’arresto degli indagati, ma il giudice per le indagini preliminari (gip) l’ha rigettata. La procura ha presentato ricorso al tribunale del Riesame, oggi si è tenuta l’udienza, ma non c’è ancora la decisione. Le indagini – che il 15 aprile portarono all’esecuzione di un’ordinanza cautelare per 17 indagati – è stata avviata dopo la denuncia di un imprenditore che sarebbe stato minacciato da alcuni mafiosi per farlo ritirare dalla vendita all’asta di un lotto di terreni. Oltre alle dinamiche criminali e agli elementi di vertice del gruppo Morabito, dall’attività investigativa sarebbero emersi anche gli interessi dell’organizzazione nel controllo sistematico delle aste giudiziarie di immobili nelle province di Catania e di Siracusa.


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