Mafia, voto di scambio e droga. In provincia di Trapani dieci persone sono state arrestate dalla polizia: tutte sono gravemente indiziate – a vario titolo – di associazione a delinquere di stampo mafioso, scambio elettorale politico-mafioso, estorsione e spaccio di stupefacenti aggravati dal metodo e dall’agevolazione mafiosa, nonché traffico di influenze, violazione di segreto d’ufficio […]
Foto della pagina Facebook Nino Papania
Blitz antimafia ad Alcamo, arrestato l’ex senatore Nino Papania. «Duemila euro per votare il suo candidato all’Ars»
Mafia, voto di scambio e droga. In provincia di Trapani dieci persone sono state arrestate dalla polizia: tutte sono gravemente indiziate – a vario titolo – di associazione a delinquere di stampo mafioso, scambio elettorale politico-mafioso, estorsione e spaccio di stupefacenti aggravati dal metodo e dall’agevolazione mafiosa, nonché traffico di influenze, violazione di segreto d’ufficio e porto e detenzione illegale di armi. Tra le persone arrestate anche Nino Papania, ex senatore della Margherita e del Partito democratico, che nell’ultimo periodo si è avvicinato al Movimento per l’autonomia. Altre otto persone risultano indagate. L’indagine è partita a maggio 2021 e avrebbe consentito di documentare gli assetti e il rinnovato dinamismo criminale delle famiglie mafiose di Alcamo e di Calatafimi – in provincia di Trapani – in seguito all’arresto dei numerosi esponenti storicamente al vertice di queste famiglie.
Nel tentativo di colmare il vuoto che si era progressivamente creato, la famiglia mafiosa alcamese avrebbero individuato il nuovo vertice in un pregiudicato locale, che avrebbe esercitato la reggenza aiutato da numerose persone. L’indagine avrebbe consentito di attribuire il ruolo di reggente anche a un pregiudicato di Calatafimi, ritenuto a capo di quella famiglia mafiosa. L’indagine avrebbe consentito di ricostruire una serie di estorsioni – alcune compiute, altre solo tentate – a danno di imprenditori locali. Tra questi uno di Castellammare del Golfo – sempre nel Trapanese – attivo nel settore della distribuzione alimentare e del mercato immobiliare, e due di Alcamo, che si occupano di edilizia, movimento terra e vendita di auto. Secondo chi indaga, gli imprenditori avrebbero dovuto dare 50mila euro a un uomo di fiducia del capo-famiglia alcamese.
Ulteriori condotte estorsive sarebbero state fatte in territorio alcamese nei confronti del titolare di un maneggio, costretto ad abbandonare l’azienda in seguito a contrasti nati con una persone vicina al gruppo mafioso. La minaccia di ritorsioni avrebbe poi costretto un buttafuori trapanese ad abbandonare il proprio impiego in un esercizio commerciale per lasciar posto al figlio di un noto pregiudicato locale, destinatario del provvedimento cautelare. Inoltre, l’inchiesta avrebbe documentato l’esistenza di un legame affaristico-mafioso in grado di condizionare, anche dietro corrispettivo in denaro, il libero esercizio del consenso elettorale, facendo emergere la capacità dell’organizzazione di indirizzare il voto locale in favore di un candidato alcamese, coordinatore provinciale del movimento politico Via.
Secondo chi indaga, ci sarebbero chiari indizi di colpevolezza nei confronti di Nino Papania, ex senatore della Repubblica originario di Alcamo e ispiratore del movimento politico Via, nonché presunto promotore di una richiesta di voti alla famiglia mafiosa, dietro un compenso in denaro – circa tremila euro – in occasione delle elezioni regionali siciliane di settembre 2022. L’indagine avrebbe anche portato a scoprire un’attività di spaccio – condotta dal gruppo anche grazie all’apporto di fornitori di origine albanese – ma anche detenzioni di armi, occultate dalle persone indagate e nella disponibilità del gruppo, evidenziando così la trasversalità delle attività portate avanti. Nel corso delle indagini uno degli appartenenti al gruppo mafioso è stato arrestato per detenzione ai fini di spaccio di oltre nove chili di marijuana. In quell’occasione nel corso della perquisizione sono stati trovati anche due fucili a canne mozze calibro 12 e le relative munizioni: tutto sarebbe frutto di furto. Oltre agli arresti, perquisizioni personali e domiciliari hanno interessato otto persone, indagate a vario titolo per traffico di influenze, violazione di segreto d’ufficio e porto e detenzione illegale di armi.
Tra le persone arrestate anche Pasquale Perricone (69 anni), ex vicesindaco di Alcamo e ritenuto l’intermediario fra Papania e il clan mafioso della città. Gli altri otto arrestati sono: Gregorio Savio Ascari (54 anni), Giorgio Benenati (55), Francesco Coppola (64), Giosuè Di Gregorio (54), Salvatore Li Bassi (66), Antonino Minio (53), Giuseppe Pipitone (61) e Giuseppe Schiacchitano (49).