Dopo la decisione del Riesame di confermare la restituzione dell'imbarcazione, i magistrati hanno rinunciato all'appello in Cassazione. Ma sia a Catania che a Ragusa si continua a indagare: nominato un perito per analizzare i cellulari degli spagnoli
Ong, nave di Proactiva è definitivamente libera Procura rinuncia a ricorso contro il dissequestro
Da una parte la rinuncia definitiva a ricorrere in Cassazione contro il dissequestro della nave, dall’altra la scelta di nominare un perito affinché analizzi i cellulari sequestrati agli indagati. Sono gli ultimi sviluppi giudiziari nella vicenda Proactiva Open Arms, l’Ong spagnola finita al centro dell’attenzione a metà marzo, dopo la decisione della procura di Catania guidata da Carmelo Zuccaro di porre sotto sequestro l’imbarcazione impegnata nel salvataggio di migranti nel Mediterraneo. Decisione, quella del procuratore etneo, accompagnata dall’ipotesi di reato non solo di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina ma anche di associazione a delinquere.
A distanza di quasi tre mesi la situazione è decisamente cambiata. Prima con l’accusa dei pm catanesi rigettata dal gip del tribunale di Catania e poi con la scelta dell’omologo ragusano – chiamato a pronunciarsi sulla questione, dato che lo sbarco incriminato si è verificato a Pozzallo – di restituire la Open Arms all’organizzazione in quanto l’Ong, nell’essersi rifiutata di lasciare il soccorso dei migranti alle autorità libiche, avrebbe operato tenendo conto dell’assenza di porti sicuri nel paese nordafricano. A quest’ultimo convincimento, la procura di Ragusa ha opposto, a maggio, il ricorso al Riesame, ma anche in questo caso i giudici hanno sottolineato come nel comportamento degli spagnoli non ci siano elementi tali da giustificare il ripristino del sequestro. «L’insussistenza di garanzie a seguito dell’intervento libico – si legge nel dispositivo del giudice – pare, di nuovo, corroborata dalle annotazioni di polizia giudiziaria attinenti alle registrazioni eseguite nella parte in cui si precisa che il personale della guardia costiera libica avrebbe proferito, dopo l’espressione “I wait you three minutes“ (“aspetto tre minuti”, ndr), la frase “I kill you“ (“vi ammazzo”, ndr)».
Davanti alle valutazioni del gip ibleo, i magistrati guidati da Fabio D’Anna hanno scelto di non appellarsi alla Corte suprema, rendendo dunque definitiva – a meno di ulteriori sviluppi investigativi – la libertà per Proactiva Open Arms di continuare a salvare migranti nel Mediterraneo. Da parte loro, però, gli inquirenti continuano a pensare che nell’operato della Ong possano configurarsi reati. Il convincimento era emerso già ad aprile quando la procura di Catania ha convocato per un interrogatorio i due indagati Marc Reig Creus e Ana Isabel Montes Mier, rispettivamente comandante e capa missione. Un invito a cui i legali dei due spagnoli hanno risposto con un rifiuto, sottolineando come l’inchiesta oramai dovesse essere seguita dai magistrati ragusani. Così però non è stato, poiché per i pm catanesi nelle parole del gip non si esclude la possibilità di trovare qualcosa di rilevante approfondendo la vicenda.
È in quest’ottica che va letta la decisione di sequestrare i telefonini degli indagati. Apparecchi su cui prossimamente verrà fatta una perizia, che sarà messa a disposizione di entrambe le procure. Dal canto loro, i legali Alessandro Gamberini e Rosa Emanuela Lo Faro hanno fatto sapere di avere indicato un tecnico di parte. In attesa di conoscere la data in cui gli esami verranno effettuati, la Open Arms per il momento rimane ormeggiata in Spagna. Una sosta dettata dalla necessità di effettuare lavori a bordo, nella convinzione di potere tornare presto a salpare. Lontano dai tribunali siciliani.