A.R. aveva organizzato una messinscena per parlare al papà del bambino, per il cui omicidio è accusata la madre, e fargli credere che l'assassino del figlio fosse l'ex patriarca di Agrigento. Fermato dai carabinieri, l'uomo è stato denunciato e rimesso in libertà
Omidicio Loris, denunciato mitomane di Pachino Voleva incontrare il padre e accusare ex vescovo
Ha organizzato una messinscena per incontrare Andrea Stival, padre di Loris, il bambino di otto anni per il cui omicidio è accusata la madre, Veronica Panarello. Un uomo di 55 anni – A.R. – residente a Pachino, è stato individuato e denunciato dalla polizia. Dovrà rispondere dei reati di calunnia, interruzione di pubblico servizio, falso materiale, sostituzione di persona ed usurpazione di titoli. L’indagine ha avuto origine quando l’uomo ha lasciato una lettera sul balcone di un vicino di casa della famiglia di Loris, a Santa Croce Camerina, in cui scriveva di essere un appartenente alle forze dell’ordine e di volere incontrare Andrea Stival per riferire chi fosse l’assassino del figlio. Avuto il messaggio, i carabinieri hanno tenuto all’oscuro il padre di Loris e si sono presentati in borghese all’appuntamento, fissato presso la villa comunale di Vittoria.
Individuato all’interno del parco pubblico, A.R. ha rifiutato in un primo momento di fornire i documenti richiesti dai militari, che lo hanno perquisito. Nello zainetto che l’uomo portava con sé, sono state trovate una maschera di carnevale, una felpa con cappuccio, guanti, tuta e una foto con tutte le generalità e gli incarichi ricoperti da monsignor Carmelo Ferraro, ex vescovo di Agrigento. È bastato perché l’uomo fosse condotto negli uffici della questura per accertamenti.
Alle domande dei poliziotti, A.R. ha ammesso ogni responsabilità della messinscena, con la quale voleva fare intendere che a commettere l’omicidio fosse stato l’ex patriarca, originario di Santa Croce Camerina. Il suo piano prevedeva che avrebbe indossato i guanti, la felpa con cappuccio e la maschera per non farsi riconoscere da Stival, e gli avrebbe infine consegnato la foto di monsignor Ferraro. Il 55enne, denunciato, è stato rimesso in in libertà in quanto i reati da lui commessi non prevedono l’arresto. Il materiale trovato nello zaino dell’indagato è stato sottoposto a sequestro fino a quando non verrà ordinata la distruzione, in quanto corpo del reato.