Delitto Palagonia, figlia: «Colpa Stato» Esperto: «Responsabilità non collettiva»

Il giorno dopo la tragedia, a Palagonia è il momento della rabbia. Un risentimento che si concentra verso un luogo lontano qualche chilometro, il Cara di Mineo. Il principale sospettato dell’omicidio di Vincenzo Solano e Mercedes Ibanezi due coniugi uccisi ieri mattina nella loro villetta, è un 18enne ospite del centro di accoglienza. Mamadou Kamara, ivoriano arrivato in Sicilia a giugno e ospite del centro per richiedenti asilo, si trova in stato di fermo perché secondo gli inquirenti avrebbe sgozzato l’uomo e lanciato la donna dal balcone per commettere un furto. Un colpo da poche centinaia di euro: un pc, una videocamera e qualche cellulare. Sono gli oggetti trovati nel suo borsone e che hanno fatto scattare i controlli, portando le forze dell’ordine a scoprire i due cadaveri. 

«Il governo italiano, il popolo italiano è messo in balia di tutta questa gente, perché non fanno altro che accogliere, accogliere ma non si accoglie per accogliere. Vengono qui a rubare, ad ammazzare». Rosita Solano, figlia della coppia, chiede l’intervento del premier Matteo Renzi. «Venga qui e mi spieghi, mi dia delle risposte, delle sue scuse non so che farmene – attacca Solano – i miei genitori sono morti, è anche colpa dello Stato». Anche il nipote della coppia se la prende con il governo: «So che Renzi e Alfano senza la certezza della pena hanno creato un sentimento di razzismo nei confronti di queste persone, e se tutto questo sfociasse in una guerra civile? Renzi e Alfano dovrebbero provvedere al più presto a tamponare la cosa rapidamente perché se no non so come andrà a finire. C’è stata fino a questo momento una sopportazione, non sono state tutte rose e fiori. Credo che ci sia stata un’integrazione forzata, ma credo che con quello che è accaduto tutto ciò che si era costruito negli anni passati è andato perduto».

Proprio sull’atmosfera molto pesante che si vive in questo momento nel Catanese interviene il sindaco di Palagonia, Valerio Marletta: «Sull’onda emotiva c’è la rabbia, un sentire comune di sentimenti razzisti, un clima generale salviniano» che da stamattina spira sul centro della piana di Catania. «Ci sono stati dei furti, qualche episodio di microcriminalità. Nulla di grave», sostiene Marletta parlando della situazione nel territorio. Il primo cittadino parteciperà al comitato per l’ordine e la sicurezza convocato per oggi in prefettura, a Catania. «Chiederemo un maggiore controllo – anticipa – Verranno inviati dei rinforzi, probabilmente anche l’esercito, come è successo l’anno scorso». E aggiunge: «Chiederò che venga dimezzato il numero degli ospiti del Cara, da quattromila a duemila, dato che chiuderlo non è all’ordine del giorno».

Di chiusura, da tempo, parla anche Fulvio Vassallo Paleologo, docente di Diritto d’asilo dell’università di Palermo. «È da tempo che lo chiedo, da tre anni». Alla luce dell’omicidio di ieri, «dico che chi lo ha creato non dovrebbe strumentalizzare quanto è accaduto. Il Cara è una creazione del governo Berlusconi-Maroni», sottolinea. E continua: «Quello che oggi non deve accadere – precisa con forza – è che si passi dalla responsabilità penale individuale alla colpa collettiva. Altrimenti vediamo chi ha prodotto il Cara, vediamo chi ne ha la responsabilità iniziale».

Secondo il docente, non c’è un problema di sicurezza legato alla presenza del centro di accoglienza più grande d’Europa. O meglio, «la questione sicurezza riguarda gli immigrati, appena mettono fuori il naso dal Cara, e non gli italiani». Le tensioni «sono frutto della burocrazia che fa attendere due anni per sapere sì o no, se una richiesta viene accolta o meno. Ma è una cosa che accade in tutta Italia, in ogni centro». Un furto e un duplice omicidio, sostiene, «sarebbero potuti accadere anche se non ci fosse stato il Cara. Agglomerati simili, penso alle serre di Vittoria per esempio, rischiano di portare a episodi del genere. Facendo le dovute proporzioni, contando gli episodi di criminalità che avvengono a Mineo e a Catania, possiamo concludere che il Centro è più sicuro di molti quartieri di Catania». 


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