Omicidio Cimino, confessa un benzinaio di 47 anni Alla base del delitto ci sarebbero motivi passionali

L’assassino di Marcello Cimino ha un nome e un cognome. E’ Giuseppe Pecoraro, benzinaio di 45 anni, l’uomo che nella notte ha dato fuoco al clochard mentre dormiva sotto il portico della missione San Francesco, ai Cappuccini. L’uomo ha ammesso le sue colpe dopo essere stato interrogato dagli uomini della Mobile. Da quanto si apprende, la causa dell’omicidio sarebbe la gelosia che l’assassino provava per la vittima. Quest’ultima avrebbe allacciato una relazione sentimentale con la compagna di Pecoraro. Gli uomini della Squadra mobile del capoluogo avevano fermato il benzinaio nel pomeriggio. 

Il sospettato aveva sul corpo alcune bruciature. Tra i due c’era stata una lite qualche giorno prima, nella piazza vicina alla Missione San Francesco dei Cappuccini dove è avvenuto il delitto. Gli agenti della squadra mobile, che erano già sulle tracce dell’assassino, non lo hanno trovato in casa ma per strada, con la barba fatta e con alcune bruciature sulla mano e in altre parti del corpo che cercava di nascondere. Di fronte alle contestazioni degli investigatori, che gli chiedevano in particolare l’origine di quelle ustioni, Pecoraro inizialmente ha tentato di giustificarsi dicendo di essersi bruciato con la macchinetta del caffè. Ma dopo qualche ora è crollato e ha confessato: «E’ vero sono stato io», avrebbe detto a chi lo interrogava.


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Giuseppe Pecoraro aveva alcune bruciature sospette sulle mani e in altre parti del corpo. In un primo momento avrebbe negato il suo coinvolgimento nel delitto, ma poi sarebbe crollato sotto le domande degli inquirenti. Avrebbe avuto motivi di rancore nei confronti di Cimino: la moglie avrebbe allacciato una relazione con il clochard

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