Attualmente Alessandro Sammarco è accusato di omicidio per la morte del 46enne in via Matera, nel quartiere Brancaccio, avvenuta lo scorso 10 marzo. Mentre si cerca di fare chiarezza su ulteriori particolari che potrebbero emergere
Omicidio Caravello, resta in carcere presunto autore «Chiedo scusa alla famiglia. Io non volevo ucciderlo»
Alessandro Sammarco, 20 anni, è ritenuto il presunto autore dell’omicidio del 46enne Natale Caravello, avvenuto lo scorso 10 marzo nel quartiere palermitano di Brancaccio. Il provvedimento è stato emesso dal gip, mentre proseguono le indagini da parte della polizia e dirette dalla Procura. Caravello è morto in via Pasquale Matera, intorno alle 20, quando gli agenti sono intervenuti a seguito di alcune telefonate da parte dei residenti, all’armati per aver sentito i colpi di pistola. Il corpo di Caravello era riverso a terra. Da una prima indagine i poliziotti hanno recuperato e sequestrato i bossoli non distanti dal corpo, un quadro che ha spinto gli inquirenti a seguire la pista dell’omicidio.
«Non posso che chiedere scusa – avrebbe detto Sammarco – la mia relazione con la figlia di Caravello andava avanti di nascosto da due anni. E la sera di giovedì stavo andando ad incontrarla. Non sono mai stato minacciato. Nessuno della famiglia Caravello mi è venuto mai a cercare – ha precisato sempre durante l’interrogatorio – Ho solo commesso un errore che sto pagando. Posso solo chiedere scusa alla famiglia Caravello: non volevo ucciderlo». «Non volevo uccidere Natale Caravello – avrebbe detto Sammarco durante l’interrogatorio – Ero solo impaurito per la sua reazione. Me lo sono trovato davanti all’improvviso. Non ho sparato per ucciderlo. È stata una follia per cui dovrò pagare».
Le indagini si sono concentrate su Sammarco, che poco dopo si è presentato davanti alla polizia confermando l’accaduto e affermando di essere lui l’autore dell’assassinio di Caravello. Si cerca di fare chiarezza sulle cause, che potrebbero scaturire dalle attenzioni che avrebbe avuto il giovane verso la figlia della vittima. La posizione del giovane sarà definitiva solo dopo l’emissione di una eventuale sentenza passata in giudicato, in ossequio al principio costituzionale della presunzione di innocenza.