Omicidio Agostino, dopo 27 anni nessuna verità Grasso: «Fare luce, è impossibile attendere oltre»

«Conoscete in molti l’oscura vicenda del fallito attentato all’Addaura a Giovanni Falcone. Se quel giorno non riuscì fu forse anche merito di un agente di polizia, Nino Agostino. Poco meno di due mesi dopo, Nino fu trucidato sotto casa. Sono passati 27 anni, non possiamo attendere oltre». Così il presidente del Senato Pietro Grasso sul suo profilo Facebook ricorda il barbaro assassinio dell’agente di polizia Nino Agostino ucciso 5 agosto del 1989 assieme alla moglie Ida Castelluccio, incinta di cinque mesi, in un agguato mafioso a Villagrazia di Carini, nel Palermitano, su cui non è stata mai fatta pienamente luce. «Nell’esaminare i fatti, con la sua estrema lucidità – prosegue la prima carica dello Stato nel suo post – Falcone osservò che una operazione del genere fosse frutto ‘di menti raffinatissime‘. Il terribile sospetto, che non si è riusciti a provare con certezza, è che la regia di quel tentativo di uccidere Giovanni non fosse esclusivamente della mafia ma anche di parti corrotte dello Stato». Tutto questo avvenne sotto gli occhi dei genitori di Nino, Vincenzo e Augusta. «Da quel giorno Vincenzo non si taglia più la barba. Per farlo attende che sia svelata tutta la verità e fatta giustizia su questa oscura e intricata vicenda. E – conclude – non possiamo attendere oltre». 

In realtà, mai come quest’anno si è avuta l’impressione di essere vicini alla verità. A febbraio, durante l’incidente probatorio svoltosi nell’aula bunker di Palermo, Vincenzo ha riconosciuto in Giovanni Aiello –  noto come faccia di mostro, il funzionario dei servizi segreti in attività in Sicilia negli anni Ottanta, fino alle grandi stragi del 1992 – il collega di Nino che lo andò a cercare a casa qualche giorno prima dell’assassinio. Giovanni Aiello al momento è formalmente indagato per concorso in omicidio, ma da allora non ci sono stati significativi sviluppi giudiziari e tutto è rimasto fermo. Un silenzio inaccettabile per la famiglia e il padre di Nino che da 27 anni chiedono sia fatta luce su uno dei tanti episodi rimasti insoluti dalle stragi del ’92 ad oggi. 

Quest’anno, accanto alla famiglia che ogni anno ricorda i propri cari con una cerimonia silenziosa e lontana dai riflettori nel luogo dell’eccidio, in via Cristoforo Colombo, a Villagrazia di Carini dove una stele ricordo l’eccidio, era presente anche l’associazione Libera. «Non è solo la famiglia che da quel giorno chiede verità e giustizia – afferma Gregorio Porcaro, coordinatore di Libera Sicilia – ma tutti noi. Per loro e per quanti non possono dimenticare tragici eventi come questo. Sono le occasioni per stringerci tutti insieme e non volere allentare la presa, chiedendo ogni giorno che si arrivi a scoprire quanto realmente accaduto. Un’occasione per ricordare Nino e Ida insieme alla famiglia, che ogni giorno rafforza con la propria presenza sul territorio il valore dell’impegno e della testimonianza».

Immancabile la presenza del corpo di polizia che, come negli anni precedenti, ha scelto di commemorare in questo giorno, con una cerimonia, il ricordo del commissario capo Beppe Montana, ucciso il 28 luglio 1985 a Porticello, del vice questore aggiunto Ninni Cassarà e dell’agente Roberto Antiochia, caduti il 6 agosto 1985, in viale Croce Rossa e dell’agente scelto Agostino. Stamane, alla presenza dei parenti delle vittime e di autorità civili e militari, si è celebrata una messa nella cappella della caserma Pietro Lungaro e a seguire, davanti la lapide commemorativa collocata nell’atrio della caserma Boris Giuliano, sede della squadra mobile di Palermo, il questore ha deposto una corona a nome del capo della polizia. 


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