Il fotografo siracusano Simone Aprile ha seguito la quotidianità di Vincenzo e Concettina, una coppia di ultraottantenni che lavora nelle campagne modicane. Ne è nato un progetto, che si è aggiudicato riconoscimenti internazionali, che verrà presentato nell'ambito dell'evento Modica, andata e ritorno
Nzuliddu, la vita al ritmo lento della natura Premiato reportage fotografico lungo tre anni
La vita nei campi, il legame tra uomo e donna, il ritorno alla natura e all’essenziale. Li racconta con i suoi scatti il 43enne Simone Aprile, fotografo siracusano che il 24 maggio alle 18 sarà in piazza del Santuario a Valverde per presentare il suo progetto in uno degli appuntamenti che si inseriscono nel ricco programma di Modica, andata e ritorno – Viaggio fra tesori d’arte e natura, un’iniziativa che dal 23 maggio al 5 giugno creerà un ponte tra Modica e Catania muovendosi tra arte, cultura, cibo, architettura, musica e immagini.
Proprio con quest’ultime l’artista siracusano – che si è formato a Milano dove ha preso il diploma all’istituto Riccardo Bauer – offre agli spettatori uno spaccato della vita contadina siciliana, catturando alcuni momenti della quotidianità di Vincenzo e Concettina, una coppia di ultraottantenni che lavora nelle campagne modicane. Tre anni di lavoro che hanno dato come risultato Nzuliddu – la vita al ritmo lento della natura: una storia per immagini, un reportage di 128 pagine e 68 fotografie scattate tra il 2009 e il 2015 con cui il fotografo ha voluto conservare e custodire i gesti lenti della fatica e del riposo, il lavoro nei campi e i riti della casa.
«È un reportage che nasce spontaneamente – racconta l’autore -. I primi tempi li ho conosciuti come persone e poi ho fotografato per circa tre anni le loro azioni quotidiane». Simone è rimasto colpito dall’andamento lento e costante dei loro gesti, così in contrasto con i ritmi frenetici di oggi. «Questo lavoro serve a non perdere le loro memorie e tramandarle. La traduzione in altre lingue permetterà di trasferire un’immagine di Modica che unisce tradizioni e modernità».
Il progetto ha ricevuto una menzione d’onore al Memorial Mario Giacomelli e una delle foto – che ha girato tra Los Angeles, Svizzera, Amsterdam, Roma – ha ottenuto il primo premio nella categoria Traditions and cultures all’International Photo Award.
Ma la sua passione per la fotografia nasce molto prima ed è legata alla sua terra, che a 23 anni Simone ha girato con l’amico e fotografo Andrea Maltese, con cui ha fondato lo studio atelier Lab House, che dal 2004 porta avanti autonomamente. È stato in occasione del viaggio che l’aspirante fotografo ha scattato le prime fotografie di tramonti e paesaggi siciliani, appassionandosi al mestiere.
Protagonisti dei suoi scatti, oltre la Sicilia, sono la luce e i dettagli che il fotografo coglie da dietro l’obbiettivo. Prima di ‘Nzuliddo – di cui è stato pubblicato anche il libro – Simone non aveva mai fotografato persone, un’esperienza di cui oggi si ritiene soddisfatto, anche per essere riuscito a far passare il messaggio che voleva. «Chi guarda Vincenzo e Concettina li guarda con tenerezza e affetto e non critica il loro modo di vivere all’antica». Era proprio questo il risultato che voleva ottenere ed essere riuscito a farlo arrivare alle persone «significa che il progetto ha funzionato».