Nuova casa editrice a Palermo

Nonostante la crisi che colpisce in particolare l’editoria della carta stampata, nonostante la chiusura di tante librerie storiche di Palermo, come Flaccovio, l’Aleph e altre, e nonostante la recente notizia di pesanti tagli anche alla Feltrinelli in tutta Italia, ci sono imprenditori che per fortuna hanno la capacità e il coraggio d’investire in Sicilia. E aprire una nuova casa editrice proprio a Palermo. Il fondatore della nuova casa editrice è Renato Magistro che ha appena creato la Leima edizioni, partendo da una grande esperienza nel settore della legatoria, la Legatoria Industriale Magistro.

Lo abbiamo raggiunto tra il profumo di libri e inchiostro della legatoria per spiegarci come mai si è lanciato in un’avventura che dal punto di vista economico appare sicuramente in salita: “Ci pensavo da tempo, dice. Ma la scintilla che ha fatto nascere il progetto è stata l’incontro con Roberta Impallomeni (editor della Novantacento editore fino allo scorso anno) che mi ha convinto a rompere gli indugi. Pensa che ci siamo incontrati quasi per caso in un fast-food, e quindi nel posto meno indicato per un progetto del genere!”

La Leima edizioni parte con tre collane dal titolo “Le stanze”, per la narrativa, “Le mani”, per la manualistica e la saggistica, e “Le visioni” per la fotografia e il cinema.  In questo momento non è forse azzardato? chiediamo. “Lo è. Ma il mio è un progetto culturale, non per guadagnare soldi ma per diffondere la cultura del libro. Questo è il nostro obiettivo.”, dice Renato Magistro.

Il primo volume della Leima è già in libreria da questa settimana e ha cominciato con successo. S’intitola “Certe strade semideserte” ed è terzo nella graduatoria dei libri venduti a Palermo.

Gli autori di questo primo volume sono otto, tutti siciliani tra affermati, emergenti e esordienti, accomunati nel raccontare delle strade particolari delle nostre città o di città immaginarie, e non solo. Si tratta di: Giacomo Cacciatore, Fabio Ceraulo, Valentina Gebbia, Alessandro Locatelli, Marco Pomar, Alessandro Savona, Maria Grazia Sclafani, Elvira Seminara.

L’autore di punta di questa prima pubblicazione della Leima è senz’altro Giacomo Cacciatore. Scrittore e giornalista, è nato in Calabria nel 1967, ma vive da sempre a Palermo. Della quale dimostra di conoscere il dedalo del suo ventre e anche il ritmo del suo battito cardiaco.  Più che uno scrittore emergente, è uno scrittore affermato. Ha collaborato come narratore con La Repubblica e tiene una rubrica sul mensile I Love Sicilia. Suoi racconti sono stati pubblicati in raccolte e antologie, e tradotti anche in francese (Portes d’Italie  edito da Fleuve Noir, 2001), 14 colpi al cuoreAnime nere reloaded e Bad Prisma (Mondadori, 2002, 2008, 2009), Duri a morire e Bersagli innocenti (Dario Flaccovio, 2003 e 2009) e Fotofinish (Ediz. Ambiente, 2007 – Einaudi, 2011). Con il saggio Il terrorista dei generi – Tutto il cinema di Lucio Fulci, scritto insieme a Paolo Albiero, ha vinto il Premio Efebo d’Oro speciale 2005 per il miglior libro di cinema. Anche il suo romanzo d’esordio, L’uomo di spalle (Dario Flaccovio, 2005), è stato pubblicato in Francia. Il suo secondo romanzo, Figlio di Vetro (Einaudi), è stato tradotto in tedesco, francese e spagnolo. Con Raffaella Catalano e Gery Palazzotto ha realizzato la docufiction Il mago dei soldi (Novantacento) e scritto il romanzo Salina, la sabbia che resta (Dario Flaccovio, 2010). Nel 2012 ha pubblicato la raccolta di racconti La città incredibile (Novantacento).

“Certe strade semideserte” parte con un suo splendido racconto che coglie l’anima della città di Palermo in una maniera atemporale. Come l’anima, appunto.  Attraverso i ricordi di un ragazzino di Ballarò, addensa in poche pagine il chiaroscuro di un sogno quasi felliniano, provocando un’immersione tanto vera quanto fantastica in un angolo “assoluto” di Palermo: la deformazione della realtà rimodellata dalla psiche di un bambino rivela le intime verità delle viscere palermitane, molto meglio d’una cinepresa o d’un vivere per anni tra Via Mongitore e San Nicolò all’Albergheria. Il racconto s’intitola “Io come Te(x)”, ed è un piccolo capolavoro da non perdere.

Il secondo racconto è “Il piano di Benjamin” di Alessandro Savona, che è palermitano, e si occupa di letteratura e teatro. Ha pubblicato il suo primo romanzo nel 2004, Corpi contro (Zoe, 2004), e messo in scena lo spettacolo Corpi a nudo. Sono seguiti i racconti comparsi nelle antologie A.A.A.Cercasi (2011) e Anthos (2012). La silloge Caffè d’orzo, latte di mandorla e seltz (Novantacento) è del 2013. Il suo fantasioso racconto ci catapulta in un mondo di un futuro lontano, un futuro dove si rischia di perdere la memoria e il valore della letteratura di altre epoche e segnatamente del romanticismo francese…

Il terzo racconto è di una narratrice di grande esperienza, Valentina Gebbia che è nata e vive a Palermo. Donna dalla personalità eclettica, è avvocato ma non esercita la professione.  E’ stata conduttrice radiofonica, imprenditrice e bancaria. Giornalista, scrittrice e sceneggiatrice, ha diretto per dieci anni la rivista siciliana di cultura, costume e società Scirocco
Ha pubblicato articoli per diverse testate fra le quali La Repubblica redazione siciliana, racconti, favole e un romanzo per ragazzi dal titolo Il mistero della città perduta (2002, Ed.Condaghes).
Nel 1999 ha creato la strampalata famiglia d’investigatori Mangiaracina, protagonista di quattro romanzi noir ambientati in SiciliaA qualcuno piace il caldo (1999, Ed.Leopardi), Estate di San Martino (2003, Edizioni E/O, semifinalista Premio Scerbanenco, Premio UsticArte 2005), Per un crine di cavallo (2005, Edizioni E/O), Palermo, Borgo Vecchio (2007, Edizioni E/O, semifinalista Premio Scerbanenco, Terzo Premio Azzeccagarbugli 2008).
Ha pubblicato racconti anche in varie antologie nonché in piccoli volumi fuori dal coro per Edizioni Viaggidicarta. E’ stata ospite di parecchie trasmissioni televisive nazionali, di convegni e dibattiti, nonché di un documentario della BBC. Ha scritto e diretto vari documentari fra i quali, con Andrea Vita, Oi Politikòi, sulla realtà socio-politica siciliana, ed è stata finalista come miglior soggetto originale al Festival del documentario sociale Hai visto mai?(Siena, luglio 2006) e Pirati del Mediterraneo sul sovrasfruttamento del Mare Nostrum in concorso al Solunto Film Festival 2010. Conduttrice di manifestazioni culturali e cinematografiche, è co-sceneggiatrice e attrice nel film di Giuseppe Gigliorosso di prossima uscita nelle sale: Ore diciotto in punto.

Il suo racconto ci porta in un imprecisato luogo del Sudamerica, verosimilmente il Brasile, dove la protagonista è una bambina poverissima di un piccolo villaggio sperduto tra immense piantagioni di canna da zucchero. Nell’ambientazione e in certi elementi della società rurale brasiliana, ricorda il capolavoro cinematografico brasiliano “Eu, tu, eles” (Brasile, 2000) di Andrucha Waddington  trasposto però negli occhi di un’infanzia tanto cruda e disperata quanto poetica.

Godibilissimo e pieno d’ironia il quarto racconto che è di Fabio Ceraulo, “ palermitano d.o.c.”, e che vive da sempre a Palermo dove ha conseguito la maturità classica. Lavora nel settore turistico ed è appassionato di storia, arte e cultura. Autore di un libro dal titolo Palermo nascosta (2012 – Dario Flaccovio) e di un blog omonimo, ha creato un gruppo su un social network per dialogare con i tanti appassionati con cui condivide l’amore per la sua città. Attento ai temi socio-culturali di Palermo, ha tenuto conferenze e incontri nelle scuole e scritto articoli e brevi novelle per siti specializzati. Il suo è un “racconto di chi racconta”, dove il protagonista è una specie di Salgari in pectore, un uomo apparentemente mediocre e disperatamente in cerca di un’anima gemella, ma che sa parlare e attrarre l’attenzione, come il suo autore.

Pregevole e brillante è lo stile del quinto racconto, di Elvira Seminara unica catanese tra sette palermitani nella banda del primo libro della Leima. Giornalista, scrittrice e pop-artist, crede nella riconversione e contaminazione dei linguaggi e delle cose. Anche lei autrice emergente, nel 2008 ha pubblicato il romanzo L’indecenza (Mondadori). Nel 2009 è uscito il suo libro I racconti del parrucchiere (Gaffi editore). Suoi racconti sono apparsi in antologie Mondadori, tra cui Eros e thanatosNon è un paese per donne (2011). L’ultimo suo romanzo, la dark comedy Scusate la polvere (edizioni Nottetempo, 2011), ha meritato due prestigiosi riconoscimenti quale “romanzo da film” dalle giurie internazionali del Festival internazionale del cinema di Roma e della Fiera del libro di Torino. I suoi testi sono tradotti in diversi paesi. Con la firma Manomissioni sigla borse e gioielli ricreati come “mappe narrative”, attraverso materiale di scarto e sedimenti urbani. Quando non viaggia vive ad Acicastello.

Vicinissima nel suo scorrevolissimo cinismo a un altro degli autori di questa pubblicazione, e cioè Marco Pomar, trascina il lettore del suo racconto, “Lapdance”, nella convulsa incapacità di reagire d’un marito tradito. Lo fa cogliendo il completo disorientamento di chi, come tutti, è travolto dalla banale intrusione del mondo dell’informazione nella propria vita, credendo che il conoscere le news possa lenire il dolore dei propri, ripetuti, errori del quotidiano e delle scelte di vita.

Nel sesto racconto troviamo proprio Marco Pomar con “La stazione”. Marco è nato a Palermo nel 1965 e conferma, come tutti gli altri autori, una florida ecletticità. Nella vita si è occupato di sport, legalità, diritti sociali, formazione professionale. Collabora con la cooperativa sociale antiracket Solidaria ed è vice presidente della Polisportiva Waterpolo Palermo. Insieme ad altri autori siciliani ha pubblicato il romanzo collettivo Un’estate a Palermo (Di Lorenzo, 2011). Ha vinto il premio della giuria al concorso letterario Colonne d’Eroma nel 2011 ed è stato pubblicato nell’antologia collettiva Scrivimi del nostro tempo, vol.2 (Edilet Roma). Nel 2012 ha pubblicato la raccolta di racconti La memoteca (Novantacento), finalista alla III edizione del premio letterario Torre dell’Orologio di Siculiana.

Ne “La Stazione”, conferma un grande talento, che in passato abbiamo paragonato a quello del grande scrittore brasiliano Luiz Fernando Verissimo, nel descrivere senza alcuna pietà il rapporto tra l’irrimediabile banalità di noi stessi e i grandi temi esistenziali tra la vita e la morte. Non a caso, “La stazione” ha a che fare con l’aldilà…

Il settimo racconto è “L’odore del sughero” di Alessandro Locatelli. Nato a Palermo quarantatré anni fa, il suo amore per i libri si è manifestato inizialmente nella scelta professionale: da anni si dedica con passione al mestiere di librario, cui si è aggiunto l’impegno come scrittore nel 2012, anno in cui pubblica Il professore di matematica non verrà (Robin Edizioni). Con uno stile asciutto e diretto, il suo racconto è centrato sulla svolta della vita che segna prima o poi ognuno di noi su questa terra. Ma attenzione: è una svolta particolare e che, anche qui, è cinicamente e ironicamente data in pasto senza sconti per il protagonista e con magnetismo per chi legge.

Chiude il volume “Stupor Mundi” che ci riporta, circolarmente, da dove eravamo partiti, e cioè a Ballarò e nelle strade e stradine vicine. L’autrice è un’esordiente, Maria Grazia Sclafani nata a Palermo nel 1978. Dopo una parentesi milanese, l’autrice ha deciso di ritornare a vivere nella propria città, esattamente nel cuore di Palermo, ed esattamente a Ballarò.  Presidentessa di un’associazione di volontariato, è da anni attiva sul fronte delle tutela delle categorie deboli, dell’ambiente e degli animali. Collabora con la testata Livesicilia, e le riviste I Love Sicilia e Mondello Lido News.

In Stupor Mundi, Maria Grazia spacchetta tutti i luoghi comuni e le evidenti contraddizioni della scelta “culturale” e “di trend” del vivere a Ballarò, fatta da una palermitana benestante. Finché tutto va bene, le piccole noie sono anche benvenute, in cambio del “colore” e dell’”odore” di un rione architettonicamente e storicamente splendido, ancorché socialmente e materialmente svantaggiato. Ma i nodi, anche qui, vengono sempre al pettine, come succederà alla protagonista…

La prossima pubblicazione della Leima sarà il romanzo “Il Vurricatore” di I.M.D. (pseudonimo di un sovrintendente della polizia di Stato) che narra di un personaggio particolare: Lillino Palazzolo, un giovane siciliano, entrato a far parte di Cosa nostra senza un vero perché… Il libro uscirà tra pochi giorni e promette d’essere succulento come il primo.

 

Nelle foto, nell’ordine:  Roberta Impallomeni e Renato Magistro, La copertina di “Certe strade semideserte”, Giacomo Cacciatore, Alessandro Savona, Valentina Gebbia, Fabio Ceraulo, Elvira Seminara, Marco Pomar, Alessandro Locatelli, Maria Grazia Sclafani.


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