Graziella Priulla, ordinario di Sociologia della comunicazione alla facoltà di Scienze politiche di Catania, commenta così il nostro articolo sulle 'cinque W' del giornalismo universitario
‘Non si blocca una palestra di analisi, riflessione e scrittura’
Concordo con ogni parola del testo da voi pubblicato: la libertà di informazione è il principio base di ciò che insegno in questa Università da più di trent’anni, e lo spirito critico è ciò che mi sforzo da sempre di stimolare negli studenti, dolente che tutto intorno a loro – in questi tempi – contribuisca ad ucciderlo in culla quando è appena nato, o a delegittimarlo nei rari casi in cui sia cresciuto.
Il fatto che sia possibile uno stop alla vostra esperienza mi colpisce e mi amareggia per molti motivi: perché smentirebbe gli assunti in cui credo e che cerco di praticare, nella didattica e nella vita; perché – magari involontariamente – nei fatti confermerebbe l’opinione (purtroppo già diffusa tra i ragazzi) che è gradito solo ciò che non disturba il potere; perché spegnerebbe una delle poche e deboli voci che in questa città si sforzano di divulgare notizie al di fuori dell’ufficialità (il giornale locale riceve un lauto contributo, per scrivere di Università!); perché rischierebbe di rendere difficile un esercizio concreto e creativo di tirocinio (proprio quando molti stages discutibili vedono i nostri studenti fare fotocopie negli uffici), e di bloccare una palestra – ormai nota anche oltre lo Stretto – di analisi, di riflessione, di scrittura.
E’ ovviamente necessario, giusto, opportuno che gli organi collegiali dell’Ateneo dibattano, prendano posizioni ufficiali, deliberino in piena libertà e autonomia di giudizio: ma è altrettanto giusto che tutti coloro che hanno a cuore la formazione dei giovani facciano sentire le loro voci, anche se possono apparire dissonanti.
Gli echi di dibattiti come questo arrivano un po’ in sordina a un gran numero di studenti, distratti, in altro indaffarati, disabituati al confronto pubblico, lontani dall’informazione (degli iscritti al mio corso sulle comunicazioni di massa, su 100 solo 5 leggono regolarmente un quotidiano): sarebbe bene invece socializzare il più possibile tutte le occasioni che consentano di discutere di argomenti che toccano un tema così sensibile.
Vi ringrazio del vostro articolo: è superfluo aggiungere che sono disponibile per ogni discussione pubblica sui temi dell’informazione.