No surrender: Katiuscia, tra arte e cucina «Fissa in città, aperta agli spostamenti»

Trentadue anni, catanese, storica dell’arte abilitata all’insegnamento e cuoca. Il curriculum di Katiuscia Raineri Pompili si può definire, almeno, vario. Sette anni a Napoli, poi due anni a Torino e, infine, quattro mesi di stage all’interno di una galleria d’arte di Valencia, in Spagna. E da due anni, di nuovo a Catania. «Ma sono in graduatoria per fare la professoressa di Storia dell’arte a Milano – ride – Insomma, sono fissa in città, ma aperta a tutti gli spostamenti». La sua è una delle tante storie di giovani che non si arrendono e che cercano un lavoro che li soddisfi, a prescindere dalla vicinanza con mamma e papà. «Se già nel resto d’Italia è difficile trovare spazio per fare il mio mestiere – racconta Katiuscia – qui è ancora peggio». E così, tra collaborazioni con associazioni culturali e piccoli allestimenti, s’è inventata un altro mestiere. Che ha a che fare ancora con un’arte, stavolta quella culinaria.

Tutto è cominciato in giro per i pub della città. «Preparavo gli aperitivi per qualche locale, giusto per sbarcare il lunario, anche se cucino da quando avevo 13 anni», ricorda. Poi, lavorando in un call center, ha conosciuto Cristina Marchese. «Condividevamo la passione per la cucina e avevamo le stesse idee e gli stessi gusti». Allora si sono messe a fare qualcosa insieme, sono diventate la coppia di Bad girls in kitchen e oggi fanno catering casalingo ovunque la gente lo richieda. «Non ricordo di preciso quanto tempo è passato, mi pare fosse ottobre quando abbiamo cominciato a farci conoscere». Prima gli eventi organizzati da alcuni amici, poi il passaparola e alla fine Facebook: i passaggi per cominciare a farsi conoscere sono quelli obbligati di ogni piccola cosa che inizia. «Stiamo cercando di dare il via a collaborazioni più strutturate, ma onestamente non è molto semplice», spiega la fondatrice del duo. Anche se i prezzi sono bassi: «Un aperitivo base costa sui 100 euro, una torta parte dai 30 euro e così via». Non abbastanza per arrotondare a fine mese, anche perché fare catering fatto in casa significa che «se ti chiamano per le festicciole, per dire, ci sono alcuni periodi in cui sei piena e altri in cui, invece, non hai proprio niente».

Il prossimo passo è il merchandising, «perché il cibo non lo puoi spedire, una spilletta invece sì». Dalla collaborazione con l’artista etnea Ljubiza Mezzatesta sono nati i due alter ego grafici delle Bad girls in kitchen. «Le figurine immaginate da Ljubiza – continua Katiuscia – richiamano alla perfezione il nostro stile: il rock, l’immagine delle cattive ragazze e la ricerca estetica, che è pur sempre la mia professione». Tra cupcake e biscotti, la storia dell’arte rimane l’obiettivo principale: «In tempo di crisi, l’arte è la prima cosa che salta, quindi ho tentato di darmi da fare anche in maniera alternativa». In attesa della chiamata dalla Lombardia per insegnare: «Sicuramente si tratterebbe di supplenze per brevi periodi, niente di fisso o di definitivo». Niente di soddisfacente, «perché in fondo non farei quello che voglio».


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