No Muos perquisiti, No Tav arrestati, ma la protesta dilaga in tutta Italia

Ieri una perquisizione a casa di un’attivista No Muos, da parte delle forze dell’ordine di Niscemi, ha portato al semplice sequestro di PC, fotocamere e cellulare, ma questo ha fatto sì che la giovane attivista non potesse nemmeno ricevere i messaggi di solidarietà inviati dal Comitato delle Mamme No Muos e dagli altri attivisti.
La perquisizione è riferita ai fatti del 23 novembre, quando un gruppo di attivisti lanciò uova piene di colore, verso i mezzi americani che transitavano in direzione della base NRTF di Niscemi, la dove il Muos sta per essere ultimato. Secondo la Procura di Caltagirone, i reati per cui è stato spiccato il mandato di perquisizione risiedono nel “concorso materiale e morale con altri soggetti allo stato non identificati”.


Praticamente, l’attivista, rea di aver spruzzato vernice di vario colore e lanciato oggetti (uova) contenenti vernice, aveva deturpato e imbrattato un pick up ed un mini pullman con a bordo militari americani e due mini pullman con a bordo operai statunitensi diretti alla base U.S.A. di Niscemi. L’attivista, sempre in concorso materiale e morale con altri “soggetti allo stato non identificati”, aveva anche usato “violenza e minaccia ponendosi “in piedi al centro della carreggiata della via che conduce alla base statunitense, mentre era in transito un convoglio di sette mezzi con a bordo personale militare e civile statunitense diretto alla base U.S.A. Navy di Niscemi” ed è dunque rea di aver costretto il convoglio a fermare la marcia.

Il giorno prima, alle 5.30 del mattino, a Torino e a Milano, a subire perquisizioni e arresti erano stati, invece, attivisti No Tav. A Torino, mentre i Forconi si distribuivano per tre grandi piazze della città, le Forze dell’Ordine si presentavano alle 7.30 del mattino, con parecchi blindati, in due spazi “occupati” della città e mentre tutti pensavano ad uno sgombero forzato delle unità abitative occupate abusivamente, le forze dell’ordine invece arrestavano tre attivisti No Tav (il quarto è stato arrestato a Milano) Per tutti gli arrestati le accuse sono di aver partecipato ad un attacco al cantiere di Chiomonte.

Sebbene al convegno di Bussoleno, i giuristi presenti avessero richiamato alla “sobrietà” la Procura di Torino e avessero ricordato come parlare di “terrorismo” nel caso dei No Tav fosse fuori luogo, l’imputazione per i quattro arrestati a Torino è stata, invece, proprio quella di TERRORISMO. Ci raccontano i colleghi del TGV (http://www.tgvallesusa.it/?p=3877 ) infatti, che l’imputazione è il 280 bis (attentato per finalità terroristiche o eversive) e si riferisce a una iniziativa in val Clarea, nella notte tra il 13 ed il 14 maggio 2013”.
Ma Il popolo dei “NO” non si lascia scoraggiare dalle ultime perquisizioni e arresti subiti da No Tav e No Muos e mentre in tutta Italia Forconi ed altri gruppi e organizzazioni manifestano, imponendo in talune città blocchi stradali e quant’altro, i No Elettrodotti, No TAP, NO TRIV, NO INC, Terre dei fuochi ed altre associazioni e liberi “raggruppamenti” di cittadini stanchi di subire malattie e morti per l’inquinamento provocato dai poli industriali delle loro città, si organizzano e si mobilitano e cercano di esercitare pressioni su Amministrazioni “poco accorte”che hanno mal gestito risorse e territorio.

In questo contesto di malcontento e di protesta generale, ieri che si è costituito il Coordinamento Nazionale No al Carbone al quale aderiscono i Comitati e le associazioni di Brindisi, Civitavecchia, La Spezia, Saline Joniche, Savona?Vado?Quiliano, Porto Tolle e Rossano. I Comitati sono sorti negli ultimi anni per tentare di ostacolare le varie Centrali a carbone Enel, sorte quasi tutte trent’anni fa ed inserite in un piano energetico volto a garantire, in quegli anni, pochi posti di lavoro in cambio della salute dei molti abitanti delle zone circostanti. Anche in questo caso, la teoria del “ricatto occupazionale” (preferisci morire di fame adesso o di cancro fra dieci anni…) ha funzionato, in Sicilia come nel resto d’Italia.
La gente però comincia ad essere stanca di contare le morti per cancro e leucemie e tutte le malattie dovute alla insalubrità della loro aria e del loro territorio in generale. Una centrale elettrica a carbone significa polveri sottili, significa sversamenti liquidi e tante altre “porcherie” che sicuramente non coincidono con la salute degli abitanti delle zone limitrofe a questi insediamenti. Un caso per tutti quello della centrale a carbone Enel di Cerano a Brindisi, sorta in una zona bellissima della Puglia, in cui insiste già un nucleo petrolchimico e dove si intende costruire un “termovalorizzatore”.

Cerano è la prima produttrice di CO2 in Italia, un primato di cui gli abitanti della zona farebbero volentieri a meno ed è per questo che si sono mossi ed hanno raccolto oltre 10.200 firme che hanno inviato ai Comuni, alla Provincia, alla Regione e a tutte le altre autorità competenti, perché venga intrapresa un indagine epidemiologica per assicurare l’innocuità di quegli impianti visto che in quella Regione, negli ultimi 10 anni  è aumentato del 118% il numero delle richieste per esenzione ticket  per patologie riconosciute dal codice 048, ovvero per i SOGGETTI AFFETTI DA PATOLOGIE NEOPLASTICHE MALIGNE E DA TUMORI DI COMPORTAMENTO INCERTO. Brindisi come Taranto, come Milazzo, in provincia di Messina,  dunque…. ma la popolazione è stanca di subire…

Daniela Giuffrida

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