No dei pm a scarcerazione dell’uomo estradato Restano dei dubbi sulle generalità dell’arrestato

Darà parere negativo la Procura di Palermo alla scarcerazione dell‘eritreo arrestato in Sudan ed estradato in Italia con l’accusa di essere uno dei vertici di un’organizzazione che gestisce la tratta dei migranti in Africa. L’uomo ha dichiarato di essere vittima di uno scambio di persona ma oltre a dire no alla liberazione dell’africano, in una memoria che sarà depositata, i magistrati che hanno coordinato l’indagine ribadiscono gli elementi a suo carico.

L’eritreo è stato localizzato a Khartoum dagli investigatori della Nca inglese ed arrestato dai sudanesi. A portare la Nca sulle tracce dell’uomo sono state tra l’altro alcune intercettazioni di telefonate partite, il 23 maggio, da un cellulare ritenuto riconducibile al trafficante ricercato. Conversazioni in cui si sarebbe parlato dei viaggi di migranti verso l’Italia. La voce dell’uomo intercettato, poi, secondo i periti che hanno tradotto le chiamate, sarebbe la stessa del trafficante registrato due anni fa e ricercato dai pm di Palermo che indagavano sulla tratta. 

I magistrati hanno affidato nei giorni scorsi a un consulente fonico la comparazione delle telefonate per un giudizio certo. L’eritreo fermato, che ha detto di chiamarsi con un nome diverso da quello attribuito dagli investigatori al ricercato, (elemento non decisivo visti i tanti alias usati dal trafficante – ndr), ha smentito di aver un ruolo nella tratta e ha sostenuto, davanti ai magistrati che l’hanno interrogato, di essere un profugo e di trovarsi in Sudan con l’intenzione di raggiungere poi l’Italia. La versione fornita dall’arrestato, che ha negato di conoscere una serie di persone attraverso le quali, invece, gli inquirenti erano risaliti a lui, è stata smentita. I contatti, infatti, ad esempio con alcuni eritrei residenti in Svezia, sarebbero dimostrati. Restano i dubbi sulle generalità del ricercato, conosciuto come Medhane Yehdego Mered,ma mai identificato con certezza.


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